Milano: periti, ‘per Pifferi nessun blackout, deficit non condiziona sue capacità’
Milano, 24 set. (Adnkronos) – I dati documentali, i test clinici, i colloqui in carcere, la vecchia documentazione scolastica portano a un quadro “caratterizzato da problematiche delle aree affettivo-relazionale e cognitiva presenti in età infantile-adolescenziale, complessivamente evolute in senso migliorativo in età adulta, ma con deficit cognitivi ancora rilevati”, seppur oggi “appaiono scarsamente invalidanti sulle autonomie personali”. E’ questo il quadro clinico che i periti – lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni e la neuropsicologa Nadia Bolognini – restituiscono per Alessia Pifferi, già condannata in primo grado all’ergastolo per la morte della figlia Diana di soli 18 mesi, lasciata morire di stenti nell’estate del 2022 a Milano.
Un quadro che non pesa sulla piena capacità di intendere e di volere di Alessia Pifferi come rimarca Filippini, uno dei periti incaricati dalla corte d’Assise d’Appello di Milano di spiegare in aula la relazione. “Noi possiamo dire con serenità che i disturbi che riconosciamo nell’imputata non hanno condizionato in modo pervasivo la sua capacità”, questo “deficit cognitivo, non patologico” non ha inciso sulla scelta di abbandonare la figlia. “I disturbi, che non sono una malattia, non impattano sul funzionamento nella vita quotidiana”.
Le difficoltà relazionali, i problemi di attenzione di memoria, le fragilità emotive di Alessia Pifferi riconosciute dagli esperti che non la ritengono una ‘simulatrice’ – la nuova perizia riparte da zero per cancellare il sospetto di presunta finzione che pesa sui vecchi test – sono i tratti con cui viene descritta dagli esperti che escludono la possibilità che alla donna “si è spenta la mente. E’ un modo semplicistico – conclude Filippini – per spiegare una situazione che fatica ad accettare, è un tentativo di rielaborazione” l’abbandono per sei giorni della figlia per stare con il fidanzato.
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