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Mottarone: si riparte con nuova udienza preliminare, in 5 rischiano processo

19 Giugno 2025

Milano, 19 giu. (Adnkronos) – Riparte l’iter giudiziario – con la prima udienza preliminare con il nuovo capo di imputazione – per la tragedia della funivia del Mottarone, in cui persero la vita 14 persone. A più di quattro anni dall’incidente di domenica 23 maggio 2021, si torna in aula dopo il lungo braccio di ferro conclusosi con la decisione della giudice per le indagini preliminari di Verbania Rosa Maria Fornelli di restituire gli atti alla Procura per modificare le accuse. Lo scorso marzo la Procura ha chiesto il processo per cinque imputati, tra cui Gabriele Tadini capo servizio dell’impianto, Luigi Nerini amministratore unico dell’impianto Ferrovie del Mottarone ed Enrico Perocchio quale direttore di esercizio dell’impianto e dipendente di Leitner, Martin Leitner e Peter Rabanser. Sono uscite di scena, invece, le società Leitner e Ferrovie del Mottarone essendo venuti meno i riferimenti alla normativa sulla sicurezza del lavoro.

La Procura contesta, in concorso, agli indagati Nerini, Perocchio e Tadini il reato di attentati alla sicurezza dei trasporti. In particolare, in più occasioni (tra l’8 e il 22 maggio 2021) Tadini (difeso dall’avvocato Marcello Perillo) “inseriva materialmente i forchettoni” – che impediscono al freno di emergenza di attivarsi – mentre la funivia era in funzione. Nerini e Perocchio (il primo difeso da Pasquale Pantano, l’altro da Andrea Da Prato e Salvatore Pino) non avrebbero vigilato e al contrario avrebbero “avallato” la condotta del capo servizio così “rafforzando” la decisione di Tadini di apporre i forchettoni, “consentendo che il servizio di pubblico trasporto fosse esercitato con il freno di emergenza disattivato”, vale a dire “in una situazione di pericolo grave e immediato per la sicurezza del pubblico trasporto, in violazione dei poteri-doveri di vigilanza e controllo a tutela”. Quella scelta, ripetuta, porta i tre a dover rispondere del disastro colposo. La rottura della fune traente della cabina numero 3 – prossima all’arrivo alla stazione del Mottarone -, trascina la cabina verso valle e dopo una corsa di oltre 400 metri, sbatte contro un pilone, precipita da circa 17 metri e finisce la sua corsa contro un albero.

Di attentato alla sicurezza dei trasporti, aggravato dal disastro che ne è conseguito, devono rispondere anche Martin Leitner quale vicepresidente del Consiglio di gestione della società Leitner e consigliere delegato nel settore del trasporto a fune, e Peter Rabanser, quale dirigente del settore Assistenza clienti di Leitner e procuratore speciale per la sicurezza relativa agli impianti a fune. Tadini deve rispondere di falso perché tra il febbraio e il maggio 2021 non scrisse nel registro giornale “le anomalie, i problemi e gli incidenti” all’impianto ad esempio – si legge nell’avviso di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Laura Carrera – non riportò “i ripetuti episodi di perdita di pressione del circuito idraulico della cabina numero 3”. Di falso risponde anche Perocchio perché quale direttore di esercizio dell’impianto Stresa-Alpino-Mottarone – è tenuto a controfirmare il registro giornale e anche lui ha attestato l’assenza di problemi sulla cabina poi precipitata.

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