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Natalità, Mangone (UniSa): “Denatalità problema strutturale e sociale”

12 Dicembre 2024

Roma, 12 dic. (Adnkronos) – “Sulla denatalità le risposte che in questo momento si stanno dando sono tutte legate ad aspetti di carattere economico e relativi ad alcune politiche. Quello che invece è emesso dalla nostra ricerca è un tantino diverso, o meglio, si aggiunge un pezzetto a questo che orami è un problema strutturale: il trend delle nascite è in discesa già quasi dagli anni 70. Parlare di emergenza oggi è un errore”. Lo ha detto Emiliana Mangone, professoressa ordinaria di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Università di Salerno – Centro Studi Fondazione Magna Grecia nel suo intervento, oggi a Roma, all’Adnkronos Q&A, ‘Essere genitori oggi, tra scienza e welfare’.

“La nostra ricerca, che ha riguardato i giovani in età fertile, quindi 18-35 anni – illustra Mangone – mostra che, sostanzialmente, pur avendo un’autonomia di carattere economico, vivono quasi tutti ancora con la famiglia. Pur potendo avere un’abitazione propria, decidono di fare un figlio solo se avvertono questo grande desiderio di diventare genitori. C’è poi un aspetto estremamente paradossale, nella ricerca. Questi giovani si fidano solo delle relazioni di prossimità. Alla domanda ‘a chi ti rivolgeresti in caso di difficoltà nel momento in cui avrai un figlio?’, la risposta è la famiglia, gli amici e il partner. Non si rivolgono alle amministrazioni pubbliche, non si rivolgono alle istituzioni private e non si rivolgono neanche all’azienda. Mettere al mondo un figlio significa creare relazioni di carattere fiduciario. Nel momento in cui però esiste solo un rapporto fiduciario con la famiglia, è difficile che questi soggetti si assumano la responsabilità di mettere al mondo i figli se vogliono una responsabilità condivisa solo ed esclusivamente per la loro famiglia”.

Bisogna “rendere” i giovani “più fiduciosi nei confronti degli altri, ma non solo. Bisogna rendere il sistema di welfare comunitario – conclude Mangone – Paradossalmente, dobbiamo fare un passo indietro. Oggi si parla tanto di intelligenza artificiale, ma l’IA non può controllare un figlio che nasce. Quindi bisogna tornare alle relazioni umane. Questo significa però creare un’educazione nei giovani che li faccia sentire anche parte di una comunità per cui condividere le responsabilità, oltre all’aspetto di solidità economica a cui loro aggiungono, una solidità nella coppia, per poter mettere al mondo un figlio”.

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