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Omicidio Giulia Tramontano, confermato ergastolo per Impagnatiello: esclusa premeditazione

25 Giugno 2025

Milano, 25 giu. (Adnkronos) – I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno confermato la sentenza di ergastolo (con isolamento diurno per tre mesi) per Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta del loro figlio Thiago. Esclusa l’aggravante della premeditazione, riconosciuta invece l’aggravante della crudeltà e del rapporto di convivenza. Il verdetto, letto davanti alle telecamere (non ammesse in aula per il processo), è arrivato dopo poco più di due ore di camera di consiglio.

I giudici si sono invece riservati, e si esprimeranno con un’altra sentenza, sulla giustizia riparativa per Impagnatiello. La richiesta di accesso alla giustizia riparativa- (la riforma Cartabia prevede un programma “con vittima surrogata”, anche cioè senza il consenso della famiglia della vittima – è stata chiesta con una memoria scritta e poi ribadita in aula dall’avvocata Giulia Geradini. Una richiesta a cui si è opposta la pubblica accusa e la famiglia della vittima.

Alessandro Impagnatiello, per i giudici dell’Appello di Milano, non ha ucciso con premeditazione Giulia Tramontano e il bambino che portava in grembo, ma lo ha fatto con crudeltà. L’ha colpita con 37 coltellate la sera del 27 maggio 2023 nel loro appartamento a Senago dopo che la ventinovenne aveva scoperto la relazione parallela con un’altra donna. Un delitto – le motivazioni saranno rese note entro il 15 settembre – per cui non merita le attenuanti generiche.

La sentenza di oggi conferma nella condanna quella di primo grado, stabilita dal Tribunale lo scorso 25 novembre, e come unica modifica vede il venir meno dell’aggravante della premeditazione, mentre vengono riconosciute le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza.

Tiene dunque la tesi della difesa dell’imputato che, nel suo atto d’appello e in aula, sottolinea che il tappeto spostato e il divano coperti per non macchiarli di sangue “non è stato in alcun modo dimostrato”, mentre la ricerca in internet ‘ceramica bruciata vasca da bagno’ è troppo prossima all’omicidio. La condotta dell’imputato è “grossolana e maldestra”: compra la benzina dopo aver uccisa la compagna e Thiago, acquista il carrello per trasportare il cadavere il 30 maggio, più volte sposta la vittima lungo le scale condominiali “altamente frequentate”, lascia la confezione di topicida in bella vista sebbene lo abbia somministrato alla ventinovenne mesi prima di ucciderla. Le ricerche sul veleno per topi si concentrano “sempre ed esclusivamente sul feto in quanto, lo scopo – sostiene l’avvocata Giulia Geradini – era provocare l’aborto della Tramontano e non causarne la morte”. Thiago, il bambino mai nato, è “un ostacolo per la sua carriera, per la sua vita, per l’acquisto della casa futura e per la relazione con Tramontano.

Resiste in appello, l’aggravante della crudeltà che, sono le parole in aula della sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, è data “non solo dal numero di ferite, ma anche “dalla localizzazione dei colpi inferti”. Le tre coltellate al viso, non mortali, “sono volute per sfigurare la vittima: un elemento di crudeltà, di odio feroce verso questa povera donna” che restituisce “il voler aggiungere sofferenze aggiuntive”. In Impagnatiello non c’è nessun pentimento, confessa “solo per evitare le conseguenze più negative per se stesso. Ha mentito sempre, ha simulato l’esistenza di Giulia mandando messaggi, ha ucciso con premeditazione Giulia e il suo piccolo. Non merita le attenuanti generiche (non concesse dalla Corte, ndr), né l’accesso alla giustizia riparativa”. Un punto su cui i giudici dell’Appello si sono riservati: ci sarà un provvedimento a parte i cui tempi non sono prevedibili e che non incide sull’ergastolo che Impagnatiello sta scontando nel carcere di Pavia.

Impagnatiello, presente in aula, è rimasto immobile quando è stata letta la sentenza. I genitori della vittima – Franco Tramontano e Loredana Femiano – hanno abbassato lo sguardo prima di lasciare l’aula.

Capelli e barba corta, camicia a quadretti, il trentaduenne detenuto nel carcere di Pavia era seduto a pochi passi di distanza dai genitori della vittima.

Sia la procura generale che l’avvocato della famiglia della vittima avevano chiesto di confermare la sentenza dell’ergastolo, mentre la difesa di Impagnatiello aveva chiesto che venissero meno le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, oltre che concedere le attenuanti generiche facendo quindi scendere la pena.

Impagnatiello ha ucciso “con premeditazione la donna che portava in grembo il suo bambino” e lo ha fatto con crudeltà con 37 coltellate la sera del 27 maggio 2023 nel loro appartamento a Senago. Una crudeltà data non solo dal numero di ferite, ma anche “dalla localizzazione dei colpi inferti, ad esempio i tre colpi al viso sono lesioni non mortali voluti per sfigurare la vittima, un elemento di crudeltà, di odio feroce verso questa povera donna e questo descrive il voler aggiungere sofferenze aggiuntive”, aveva detto la sostituta procuratrice generale di Milano Maria Pia Gualtieri, la prima a prendere la parola in aula.

Impagnatiello è stato descritto come “un uomo che ha ingannato due donne, che addirittura arriva a mostrare un falso documento di Dna per dimostrare che il figlio non è suo, che mente agli inquirenti dicendo che non ha il box. E’ enorme la quantità di bugie riferite”. In lui non c’è nessun pentimento, confessa “solo per evitare le conseguenze più negative per se stesso”.

Per la pg Gualtieri “anche a volervi cercare con forza gli elementi positivi non ci sono: ha mentito sempre, ha simulato l’esistenza di Giulia mandando messaggi, ha ucciso con premeditazione Giulia e il suo piccolo, non merita le circostanze attenuanti generiche”. Quella di Impagnatiello “è una sentenza giusta – ha concluso nel suo intervento breve e incisivo la pubblica accusa – anche nella richiesta della massima pena e confido che la corte d’appello la confermi”.

Per la difesa del 32enne il divano coperto per non macchiarlo di sangue “non è stato in alcun modo dimostrato” così come il tappeto spostato per lo stesso motivo; la ricerca in internet ‘ceramica bruciata vasca da bagno’ è troppo prossima all’omicidio. La condotta dell’imputato è stata “grossolana e maldestra”: compra la benzina dopo aver ucciso Giulia Tramontano, acquista il carrello per trasportare il cadavere il 30 maggio, più volte sposta la vittima lungo le scale condominiali, lascia la confezione di topicida in bella vista sebbene lo abbia somministrato alla ventinovenne mesi prima di ucciderla con 37 coltellate.

Impagnatiello si sente “costretto” in quella gravidanza non desiderata: lui che “non vuole deludere la famiglia” finisce per accettare ma solo in apparenza: per almeno un paio di mesi somministra alla vittima del veleno per topi. Per la difesa non ci sono elementi per parlare di premeditazione, né di dire con certezza da quanto venisse somministrato il topicida. Quanto all’aggravante della crudeltà non sussiste “perché i colpi sono stati sferrati con velocità”. Giulia Tramontano, inizialmente colpita alle spalle, “non ha tentato di difendersi e non ha avuto il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo”.

La difesa ha sottolineato di non aver mai percorso la strada dell’incapacità di intendere e di volere, ma la perizia disposta dai giudici di primo grado fa emergere Impagnatiello come un uomo con tratti narcisistici, “poco sensibile ai bisogni e ai sentimenti degli altri”.

L’incontro tra le due donne “ha provocato l’evento omicidiario”, ma dopo il delitto Impagnatiello “ha avuto un atteggiamento collaborativo, ha immediatamente manifestato alla famiglia della vittima il suo pentimento e le sue scuse”. La difesa ha insistito sulla giustizia riparativa: l’imputato “ha ammesso l’addebito, ha manifestato le scuse alla famiglia, ha intenzione di risarcire la famiglia”.

“Sono soddisfatta in parte perché i giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, ma attendo di leggere le motivazioni. Alessandro Impagnatiello si è reso conto di quello che ha fatto: ha chiesto scusa, ha tenuto una condotta collaborativa, crede nella giustizia riparativa e si impegnerà a risarcire il danno per quanto possibile. È incensurato, è un ragazzo giovane e anche di questo bisogna tener conto”, ha poi detto l’avvocata Geradina al termine della sentenza d’appello con cui i giudici di Milano hanno confermato l’ergastolo per il trentaduenne. Sulla richiesta di giustizia riparativa la Corte si è astenuta: la decisione sarà presa con in un altro momento con un’ordinanza specifica.

“Vivrai in eterno nei cuori di chi ti ha sinceramente amata, ai quali hai donato la tua infinita dolcezza, gentilezza e bellezza” sono le parole di papà Franco accompagnate da una foto in primo piano al mare della ventiseienne. “Cinque per sempre. Proprio così per sempre. Oggi più che mai” è, invece, la frase che completa un ritratto di famiglia postata sui social da mamma Loredana Femiano.

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