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Omicidio Giulia Tramontano, confermato ergastolo per Impagnatiello: esclusa premeditazione

25 Giugno 2025

Milano, 25 giu. (Adnkronos) – I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno confermato la sentenza di ergastolo (con isolamento diurno per tre mesi) per Alessandro Impagnatiello, accusato dell’omicidio della compagna Giulia Tramontano incinta del loro figlio Thiago.

I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione e riconosciuto invece l’aggravante della crudeltà e del rapporto di convivenza. Il verdetto, letto davanti alle telecamere (non ammesse in aula per il processo), è arrivato dopo poco più di due ore di camera di consiglio.

Impagnatiello, presente in aula, è rimasto immobile quando è stata letta la sentenza. I genitori della vittima – Franco Tramontano e Loredana Femiano – hanno abbassato lo sguardo prima di lasciare l’aula.

Capelli e barba corta, camicia a quadretti, il trentaduenne detenuto nel carcere di Pavia era seduto a pochi passi di distanza dai genitori della vittima.

I giudici si sono riservati, si esprimeranno con un’altra sentenza, sulla giustizia riparativa per Impagnatiello. La richiesta di accesso alla giustizia riparativa (la riforma Cartabia prevede un programma “con vittima surrogata”, anche cioè senza il consenso della famiglia della vittima) è stata chiesta con una memoria scritta e poi ribadita in aula dall’avvocata Giulia Geradini. Una richiesta a cui si è opposta la pubblica accusa e la famiglia della ventinovenne uccisa il 27 maggio 2023 a Senago.

Sia la procura generale che l’avvocato della famiglia della vittima avevano chiesto di confermare la sentenza dell’ergastolo, mentre la difesa di Impagnatiello aveva chiesto che venissero meno le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, oltre che concedere le attenuanti generiche facendo quindi scendere la pena.

Impagnatiello ha ucciso “con premeditazione la donna che portava in grembo il suo bambino” e lo ha fatto con crudeltà con 37 coltellate la sera del 27 maggio 2023 nel loro appartamento a Senago. Una crudeltà data non solo dal numero di ferite, ma anche “dalla localizzazione dei colpi inferti, ad esempio i tre colpi al viso sono lesioni non mortali voluti per sfigurare la vittima, un elemento di crudeltà, di odio feroce verso questa povera donna e questo descrive il voler aggiungere sofferenze aggiuntive”, aveva detto la sostituta procuratrice generale di Milano Maria Pia Gualtieri, la prima a prendere la parola in aula.

Impagnatiello è stato descritto come “un uomo che ha ingannato due donne, che addirittura arriva a mostrare un falso documento di Dna per dimostrare che il figlio non è suo, che mente agli inquirenti dicendo che non ha il box. E’ enorme la quantità di bugie riferite”. In lui non c’è nessun pentimento, confessa “solo per evitare le conseguenze più negative per se stesso”.

Per la pg Gualtieri “anche a volervi cercare con forza gli elementi positivi non ci sono: ha mentito sempre, ha simulato l’esistenza di Giulia mandando messaggi, ha ucciso con premeditazione Giulia e il suo piccolo, non merita le circostanze attenuanti generiche”. Quella di Impagnatiello “è una sentenza giusta – ha concluso nel suo intervento breve e incisivo la pubblica accusa – anche nella richiesta della massima pena e confido che la corte d’appello la confermi”.

Per la difesa del 32enne il divano coperto per non macchiarlo di sangue “non è stato in alcun modo dimostrato” così come il tappeto spostato per lo stesso motivo; la ricerca in internet ‘ceramica bruciata vasca da bagno’ è troppo prossima all’omicidio. La condotta dell’imputato è stata “grossolana e maldestra”: compra la benzina dopo aver ucciso Giulia Tramontano, acquista il carrello per trasportare il cadavere il 30 maggio, più volte sposta la vittima lungo le scale condominiali, lascia la confezione di topicida in bella vista sebbene lo abbia somministrato alla ventinovenne mesi prima di ucciderla con 37 coltellate.

Impagnatiello si sente “costretto” in quella gravidanza non desiderata: lui che “non vuole deludere la famiglia” finisce per accettare ma solo in apparenza: per almeno un paio di mesi somministra alla vittima del veleno per topi. Per la difesa non ci sono elementi per parlare di premeditazione, né di dire con certezza da quanto venisse somministrato il topicida. Quanto all’aggravante della crudeltà non sussiste “perché i colpi sono stati sferrati con velocità”. Giulia Tramontano, inizialmente colpita alle spalle, “non ha tentato di difendersi e non ha avuto il tempo di rendersi conto di quello che stava accadendo”.

La difesa ha sottolineato di non aver mai percorso la strada dell’incapacità di intendere e di volere, ma la perizia disposta dai giudici di primo grado fa emergere Impagnatiello come un uomo con tratti narcisistici, “poco sensibile ai bisogni e ai sentimenti degli altri”.

L’incontro tra le due donne “ha provocato l’evento omicidiario”, ma dopo il delitto Impagnatiello “ha avuto un atteggiamento collaborativo, ha immediatamente manifestato alla famiglia della vittima il suo pentimento e le sue scuse”. La difesa ha insistito sulla giustizia riparativa: l’imputato “ha ammesso l’addebbito, ha manifestato le scuse alla famiglia, ha intenzione di risarcire la famiglia”.

“Vivrai in eterno nei cuori di chi ti ha sinceramente amata, ai quali hai donato la tua infinita dolcezza, gentilezza e bellezza” sono le parole di papà Franco accompagnate da una foto in primo piano al mare della ventiseienne. “Cinque per sempre. Proprio così per sempre. Oggi più che mai” è, invece, la frase che completa un ritratto di famiglia postata sui social da mamma Loredana Femiano.

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