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Pavia: pm, in mail Mazza ricerca su imprenditori, ex eurodeputato Lega Ciocca e casinò

3 Novembre 2025

Milano, 3 nov. (Adnkronos) – Una ricerca che copre nove anni, dal 2016 fino a oggi e con parole chiave che stando al verbale dello scorso 9 ottobre riguardano casi non trattati direttamente dal pubblico ministero Pietro Paolo Mazza, l’ex pm di Pavia – ora in forza alla procura di Milano – indagato a Brescia per corruzione e peculato nell’inchiesta sul presunto ‘sistema Pavia’. Dagli atti della nuova inchiesta ‘Clean’ emerge che tra le parole chiave ricercate nei dispositivi informatici del pm Mazza, al centro di un sequestro che ha riguardato anche l’ex magistrato Mario Venditti (indagato anche per il caso Garlasco), compaiono nomi quali quello dell’imprenditore ‘Alberto Marchesi’, compagno di cella del nipote di Flavius Savu (l’uomo che collega l’omicidio di Chiara Poggi a quanto accadeva al santuario della Bozzola) e dell’ex eurodeputato della Lega ‘Angelo Ciocca’.

E ancora la ricerca riguarda ‘Campione d’Italia’ e ‘Saint Vincent’, città accomunate dalla presenza di un casinò. Si tratta di nomi di indagati e possibili indagini estranee – a dire della difesa rappresentata dagli avvocati Massimo Dinoia e Fabrizio Testa – rispetto all’ipotesi di reato che riguardano Mazza che, secondo l’accusa, avrebbe beneficiato di alcune utilità (pranzi, vendita di auto a prezzo inferiore a quello di mercato) a fronte del compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio consistiti nell’affidamento quasi esclusivo a Esitel del noleggio degli apparati di intercettazione e di Cr Service per il noleggio di auto.

La ricerca informatica riguarda anche ‘Diasorin’, società farmaceutica di cui Mazza si è occupato quando è stato a Pavia e l’imprenditore ‘Roberto Sclavi’ che non sarebbe legato in alcun modo al pm indagato. Mazza è stato a Pavia dal febbraio 2010 al giugno 2024 eppure la ricerca di eventuali prove viene estesa ben oltre, quasi – a dire della difesa – a voler ampliare l’oggetto del procedimento a un’indagine sulle indagini compiute dal pubblico ministero. Per il legali, Mazza non ha mai svenduto la toga e le accuse risultano infondate. Troppo generico e con una ricerca temporale inappropriata il decreto di sequestro di cellulari, pc e hard disk per cui Dinoia e Testa hanno chiesto l’annullamento. La decisione del Tribunale del Riesame di Brescia è attesa entro giovedì.

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