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Pd: da Occupy Pd al Nazareno, ‘L’imprevista’ Schlein e la nascita di una leadership

16 Settembre 2024

Roma, 16 set. (Adnkronos) – “Se siamo arrivati fin qui, vuol dire che tutto questo era imprevisto solo per chi non lo voleva vedere”. Comincia così il libro-dialogo tra Elly Schlein e la giornalista Susanna Turco, ‘L’imprevista. Un’altra visione del futuro’. Il racconto del percorso che ha portato la ragazzina cresciuta giocando “tra i boschi di castagni” vicino alla sua casa in Svizzera, che voleva fare la regista e in modo del tutto imprevisto, appunto, è diventata la prima donna segretaria del Pd. “Il mio impegno politico -racconta Schlein- non è nato da un’ambizione personale, mai avrei detto: ‘Io da grande voglio fare la politica’”.

Eppure proprio lì l’hanno portata anni di impegno, di scelte, di svolte inaspettate e successi altrettanto imprevedibili come quello che l’ha portata a vincere le primarie contro il favorito nei pronostici, Stefano Bonaccini, e dare un segno nuovo al percorso del Pd: “Chiamata dal popolo delle primarie” all’impresa “quasi impossibile”, si legge nel libro, di “unire tra loro mondi che si sono allontanati”. Quella “ricucitura” che è il tratto caratterizzante della segreteria Schlein e lo è a maggior ragione oggi con l’impegno, non semplice, a costruire un’alternativa larga alla destra di Giorgia Meloni.

Il racconto de ‘L’imprevista’ inizia dall’infanzia in Svizzera nel melting pot di una famiglia composita di “immigrati”: il padre Melvin nato e cresciuto in New Jersey, figlio di due ebrei immigrati negli Usa dall’Europa dell’Est nel secolo scorso, e la madre Maria Paola Viviani di Siena, figlia del deputato socialista Agostino. “Lei di quella ibridazione è figlia”. Quindi l’università a Bologna, la passione per il cinema e la volontà di fare la regista che però “viene risucchiata dentro una passione ancora più forte”: la politica. Che la porta a lavorare da volontaria alla campagna di Obama nel 2008, “un punto di svolta nella formazione” di Schlein.

Ma sono gli eventi che seguono le elezioni politiche in Italia nel 2013, quelle della ‘non vittoria’ di Pier Luigi Bersani, a segnare uno snodo nel percorso della segretaria: i 101 che affossarono nel voto segreto alla Camera la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Nasce ‘Occupy Pd’ e “sin da subito, tra i leader dei non leader di questo movimento spontaneo e orizzontale c’è Elly Schlein. E’ in quel momento che avviene il passaggio di stato. La ragazza dei video e delle foto cambia lato della telecamera, si sposta davanti, entra nell’immagine. Dietro non ci tornerà più”.

Scriveva Schlein in quei mesi su Fb: “Se facciamo Occupy Pd è perché vogliamo restare nel Pd, casa nostra”. Per cambiarlo, da dentro. Un impegno che porta avanti diventando uno dei volti noti della mozione Civati nelle primarie poi stravinte da Matteo Renzi che di lì a poco andrà a palazzo Chigi al posto di Enrico Letta. Una convivenza difficile con il Rottamatore che porterà Schlein, intanto eletta eurodeputata, a lasciare il Pd in dissenso, in modo netto, sul Jobs Act e sull’Italicum.

Nel 2019 la segretaria dice no alla ricandidatura in Ue. Arriva il 2020 e le regionali in Emilia Romagna con Matteo Salvini deciso a strappare la regione ‘rossa’ da sempre al centrosinistra e Schlein torna all’impegno in prima persona. Bonaccini vinse, lei divenne sua vice in regione. Un lavoro sui territori nei duri anni del Covid che a sorpresa, una sera di fine settembre, ha uno ‘sbocco’ sulla ribalta nazionale: il 22 settembre 2022 a piazza del Popolo, alla chiusura sottotono della campagna elettorale per le politiche con Giorgia Meloni in pole per palazzo Chigi, Schlein interviene sul palco.

“C’è stato un momento in cui mi sono resa conto che stava succedendo qualcosa. E’ il boato di piazza del Popolo, alla chiusura della campagna elettorale, quando pronuncio l’ultimo passaggio del mio discorso. Abbiamo due minuti a testa -racconta nel libro-, parlo subito prima di Enrico Letta. Alla fine dico: ‘Sono una donna, amo un’altra donna, non sono una madre ma non per questo sono meno donna”. Boom. Esplode la piazza. Mi ha fatto impressione”.

Di lì il racconto arriva verso l’attualità con la vittoria alle primarie del 2023. “Non ci hanno visto arrivare”, disse la neo segretaria. Ma a ripercorrere il percorso politico della leader dem, così simile a tanti militanti Pd della sua generazione fatto di speranze, delusioni e di un legame che però non si spezza mai, calzano le parole con cui si apre ‘L’imprevista’: “Tutto questo era imprevisto solo per chi non lo voleva vedere”. Gli ultimi capitoli del libro sono dedicati al presente e al futuro prossimo che attende la segretaria dem.

Un futuro che passa dal lavoro di costruzione dell’alternativa alla destra di Meloni. “La destra strappa, noi dobbiamo ricucire. Perché in queste maggiori solitudini e frammentazioni non riusciamo a rialzare la testa se non insieme. E’ questa l’alternativa -dice Schlein in conclusione del libro -. E’ questa la strada giusta, questa la missione. Tornare ad amare la politica che si fa insieme (…) Cambiare questo partito per renderlo la casa in cui riappassionarci e riappropriarci della politica come strumento per migliorare la vita delle persone e del pianeta, e costruire nella società l’alternativa che serve al Paese. Con tanta speranza e determinazione, ce la faremo”.

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