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Raid in Libano, “feriti 4 osservatori Onu”. Calca e spari durante consegna aiuti a Gaza City, 5 morti

30 Marzo 2024

Washington, 30 mar. (Adnkronos) – Un drone ha colpito un veicolo militare dell’Onu vicino a Rmeish, nel sud del Libano. A riferirlo l’agenzia di stampa libanese Nna, che attribuisce l’attacco a Israele. Secondo l’emittente libanese Lbci.

Quattro osservatori Onu della missione di supervisione della tregua (Untso) sono rimasti feriti nell’esplosione mentre stavano pattugliando a piedi lungo la Blue Line, nel sud del Libano, ha confermato l’Unifil, precisando che sta ancora indagando sull’origine dell’esplosione.

“Prendere di mira i peacekeeper è inaccettabile”, ha aggiunto Unifil, sottolineando che “tutti gli attori hanno la responsabilità, sulla base del diritto umanitario internazionale, di evitare di prendere di mira non combattenti, tra cui peacekeeper, giornalisti, personale medico e civili”. Gli osservatori dell’Untso supportano l’Unifil nell’attuazione del suo mandato.

A quanto apprende l’Adnkronos da fonti qualificate non ci sarebbero italiani tra i feriti nel sud del Libano. Dal canto loro le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno però smentito la notizia. “Al contrario di quanto riportato, stamane le Idf non hanno attaccato un veicolo dell’Unifil nell’area di Rmeish”, si legge in una nota in risposta alle notizie diffuse dai media libanesi.

Cinque persone sono morte e decine sono rimaste ferite a causa della calca e di colpi d’arma da fuoco sparati durante la consegna di aiuti nella rotonda Kuwait a Gaza City. Lo ha indicato la Mezzaluna rossa palestinese, precisando che i fatti sono accaduti all’alba dopo che migliaia di persone si erano radunate per l’arrivo di 15 camion carichi di derrate alimentari. Secondo l’organizzazione, almeno tre delle cinque persone morte sono state uccise da proiettili.

Intanto, mentre prosegue l’operazione dell’esercito israeliano nell’ospedale al-Shifa di Gaza City, funzionari americani alla Cnn fanno sapere potrebbero tenersi lunedì prossimo a Washington i colloqui tra funzionari americani e israeliani sull’annunciata operazione dello Stato ebraico a Rafah.

In un aggiornamento, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno comunicato che i soldati hanno ucciso “altri combattenti” di Hamas e sequestrato armi nell’ospedale. Inoltre nella notte Israele ha condotto diversi raid aerei sulla zona centrale di Gaza e Khan Yunis.

Un palestinese di 13 anni è stato ucciso e altri due palestinesi sono rimasti feriti, uno dei quali in maniera grave, durante un’incursione militare israeliana all’alba a Qabatiya, a sud di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha riferito l’agenzia di stampa palestinese Wafa, citando il direttore dell’ospedale al-Razi di Jenin. Fawaz Hammad, questo il nome del 13enne, è morto a causa delle ferite provocate da proiettili veri.

Fonti locali, citate dalla Wafa, hanno confermato che numerosi soldati dell’esercito israeliano sono entrati a Qabatiya e fatto irruzione in diverse case, schierando cecchini sui tetti. Testimoni parlano di scontri violenti.

Secondo alti funzionari americani la delegazione israeliana ha proposto di riprogrammare i colloqui per lunedì con gli Usa su Rafah, riconoscendo che le tempistiche sono complicate dalla scadenza del 31 marzo che il governo israeliano deve affrontare per elaborare una nuova legge che regola la coscrizione obbligatoria per gli ebrei ultra-ortodossi, da tempo esentati dal servizio militare obbligatorio.

Israele continua a ritenere indispensabile l’offensiva nell’area di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo però Benjamin Netanyahu sembra intenzionato a mantenere aperti i canali diplomatici per il dialogo finalizzato a garantire la liberazione degli ostaggi nell’ambito dell’intesa sul cessate il fuoco.

Il primo ministro israeliano a chiesto alla Corte Suprema israeliana di rinviare la scadenza e non è chiaro se la delegazione sarà autorizzata a recarsi negli Stati Uniti se tali piani dovessero cambiare. I funzionari statunitensi hanno affermato che non è stata definita alcuna data dell’incontro.

Intanto, secondo quanto riferito da due alti funzionari israeliani ad Axios, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant – durante la sua visita a Washington questa settimana – avrebbe proposto di creare una forza militare multinazionale con truppe provenienti da Paesi arabi per garantire l’ordine e scortare i convogli di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Stando al portale, la proposta nasce dall’esigenza di Israele di ridurre la pressione per la questione degli aiuti a Gaza, che secondo le Nazioni Unite è sull’orlo della carestia. I funzionari israeliani ritengono inoltre che una forza multinazionale potrebbe aiutare a stabilire un’alternativa al governo di Hamas nell’enclave.

Il piano prevede che la forza araba resti a Gaza per un periodo di transizione limitato e sia responsabile della messa in sicurezza del molo temporaneo che gli Stati Uniti costruiranno al largo della costa e della scorta ai convogli umanitari in modo che gli aiuti raggiungano la popolazione senza il rischio che possano essere saccheggiati da Hamas.

Gallant ha chiesto il sostegno politico e materiale degli Stati Uniti per tale iniziativa negli incontri avuti con il segretario alla Difesa, Lloyd Austin, il segretario di Stato, Antony Blinken, ed il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan.

Funzionari militari e della difesa israeliani, sempre secondo Axios, hanno discusso la questione nelle ultime settimane con rappresentanti di tre Paesi arabi, compreso l’Egitto. “Ci sono progressi nel promuovere questa iniziativa sia in termini di volontà dell’Amministrazione Biden di discuterne, sia in termini di apertura dei Paesi arabi”, ha dichiarato una fonte israeliana. Secondo un funzionario arabo, tuttavia, i Paesi arabi non sono pronti a inviare truppe per proteggere i convogli umanitari al momento, ma potrebbero prendere in considerazione l’invio di truppe per una forza di mantenimento della pace dopo la guerra. Anche allora, ha precisato, la forza dovrebbe essere sotto il comando degli Stati Uniti.

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