**Referendum: Pd-M5S-Avs partono dai 14 mln al voto, Renzi ‘ma così non si vince’**
Roma, 9 giu. (Adnkronos) – 14 milioni di voti. Sempre che alla fine dello scrutinio saranno confermati. Ma è su questa percentuale che si attestano Pd, M5S e Avs per girare in positivo l’esito dei referendum, con un’affluenza attorno al 30% ben lontana dal quorum. Ma, rivendicano i tre partiti, nonostante l’obiettivo non raggiunto, a votare sono stati più elettori di quelli che hanno consentito a Giorgia Meloni di andare a palazzo Chigi nel 2022. Una strada lunga ma la direzione è giusta, compreso il sostegno dato alla campagna referendaria, rimarcano. Nel campo delle opposizioni però Azione e Iv la vedono diversamente. Avverte Matteo Renzi: “Ingaggiare battaglie identitarie fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni”.
Per Elly Schlein, però, quei 14 milioni sono già un buon viatico per riuscirci. La destra, dice, ha “fatto una vera e propria campagna di boicottaggio politico e mediatico di questo voto ma ha ben poco da festeggiare: per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022”. E rivolta alla premier: “Ne riparliamo alle prossime politiche”, incalza Schlein con un occhio ai ballottaggi alle amministrative “Quando più gente di quella che ti ha votato ti chiede di cambiare una legge dovresti riflettere invece che deriderla. E oggi la destra ha perso, dopo Genova, Assisi e Ravenna, anche a Taranto”, rivendica Schlein a scrutinio in corso che al momento vede avanti il centrosinistra anche a Matera. “Noi continueremo a fare una grande campagna democratica per ridurre l’astensionismo e costruire un’alternativa”.
Giuseppe Conte chiede rispetto alla destra per gli elettori. “Leggo dichiarazioni ed esultanze sguaiate dei ‘tifosi’ della politica. Portate rispetto a circa 15 milioni di cittadini che sono andati a votare. Portate rispetto agli oltre 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro”. Conte usa lo stesso ‘registro’ di Schlein. “Se vi sembrano numeri insignificanti, considerate che è lo stesso numero di votanti (anzi alla fine potrebbero essere anche di più) con cui la maggioranza Meloni è arrivata al governo”.
Per Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni i voti del referendum rappresentano il punto di partenza per l’alternativa. “Il quorum non è stato raggiunto, è vero. Ma ci sono oltre 15 milioni di cittadine e cittadini che hanno scelto di votare, e con circa 13 milioni di Sì, lanciano un messaggio forte e chiaro. E’ con questa parte del Paese che vogliamo costruire l’alternativa Alle prossime elezioni politiche non ci sarà un quorum a salvare Giorgia Meloni”.
Ma non basterà per vincere, avverte Renzi. “Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo”, scrive il leader di Iv tenendo la mano ai colleghi dell’opposizione.
Non lo segue Carlo Calenda che piuttosto chiama a raccolta i riformisti: “È forse tempo che i riformisti di qualsiasi schieramento prendano atto che occorre costruire un’area liberale lontano dal campo largo e dalla destra sovranista”. Per il leader di Azione “trasformare questo referendum in una consultazione contro Meloni è stato un clamoroso autogol. Se la sinistra continua a farsi trascinare dalle battaglie ideologiche di Landini, Conte, Fratoianni e Bonelli non andrà da nessuna parte”.
All’interno della tornata referendaria c’è un dato non irrilevante. Il quesito sulla cittadinanza è quello che ha ottenuto più no, la percentuale dei votanti che ha votato contro il dimezzamento degli anni per ottenere la cittadinanza è stata più alta rispetto agli altri quesiti. Per il promotore Riccardo Magi di Più Europa molto ha fatto il silenzio mediatico sul referendum ma anche una spinta meno forte da parte dei partiti dell’opposizione. “Mai come in questo caso c’è stata una espulsione dalla programmazione Rai. A me è capitato di essere invitato in delle trasmissioni in cui pensavo si parlasse di referendum, ma si parlava di Garlasco e poi, alla fine, nell’ultimo minuto erano 30 secondi per il sì e 30 secondi per il no. Sicuramente il referendum su Garlasco avrebbe raggiunto il quorum…”.
Intanto c’è chi pone la questione della soglia del quorum visto l’astensionismo. Lo fanno i 5 Stelle. Osserva Giuseppe Conte: “Credo che lo strumento del referendum vada rivisto nelle modalità e nei paletti, abbassando il quorum in un Paese che affoga nell’astensione: bisogna premiare la partecipazione, la scelta”. E lo fa anche Magi per cui il quorum è diventato un ‘freno’ alla volontà dei cittadini: “Al voto è andata una parte di Paese piu’ grande di quella che oggi sostiene il governo. Eppure, questa voce non sarà ascoltata. E’ un problema serio di democrazia: il quorum e’ diventato un freno alla volontà popolare”.
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