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**Riforme: ‘chiamiamolo primo ministro senza paura del tiranno’, le audizioni a Montecitorio**

3 Ottobre 2024

Roma, 3 ott. (Adnkronos) – Prosegue in Commissione Affari costituzionali a Montecitorio l’esame del ddl sul premierato, approvato in prima deliberazione dal Senato. Auditi questa mattina Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale presso l’Università Roma Tre; Francesca Rosa, professoressa di diritto pubblico comparato presso l’Università degli studi di Urbino Carlo Bo; e Giovanna Razzano, professoressa di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università di Roma “Sapienza”.

“L’Italia è pronta per un sistema presidenziale o di premierato? E’ questo quello che vogliamo?”, si è rivolto Alfonso Celotto ai parlamentari citando, per chiarire la questione dell’uomo solo al comando, i riferimenti di Aristotele all’illuminato basileus ed il distruttivo tirannus. “Il fatto che si crei un premierato all’italiana non è un problema. Ogni Paese ha la sua forma di governo in cui si consolida”, ha precisato. “Certo è che questo sistema rende molto importante la legge elettorale, che sappiamo essere come la scarpa nuova: la compri ed è stretta, poi però ti abitui”. E riguardo all’eventualità di cambio di denominazione del presidente del Consiglio in primo ministro, “l’Assemblea costituente non volle – ricorda il costituzionalista -. La dizione ‘presidente del Consiglio’ ci ricorda che è un primus inter partes”. Mentre sulla questione senatori a vita: “Eliminare figure così eminenti, significa evitare il governo tecnico”.

L’elezione diretta del premier “mette in ombra l’elezione delle camere”, secondo Francesca Rosa. “Come avvenuto a livello regionale, si è ottenuta la stabilità degli esecutivi in una prassi consolidata ma sono state marginalizzate le assemblee legislative”, ha affermato. “Studio i parlamenti e dico che la loro crisi non è italiana ma di questo tempo. Tuttavia mi pare che (il ddl – ndr) non si faccia carico delle evidenze che la prassi ha generato negli ultimi 25 anni. Non mi pare sia stato considerato questo problema”.

Interviene a conclusione della sessione Giovanna Razzano che in una accurata relazione sottolinea l’esigenza di “stabilità” ed il suo “valore costituzionale” “a cui si legano l’autorevolezza di un paese e la sua stabilità economica”. Il premierato è una formula che “se è vero che è nuova, è anche una evoluzione della forma parlamentare” che “non esce dal sacco del centrodestra. Perché è stato il centrosinistra a guardare a questa soluzione come una soluzione di compromesso”, ricorda. Rispetto al “presunto indebolimento del Presidente della Repubblica: se i governi diventano di legislatura è ovvio che le crisi si riducono e le luci sul Colle si accendono meno frequentemente. Chi crede che sia questo il ruolo del Capo dello Stato cade in equivoco – ammonisce la giurista – In Italia il presidente della Repubblica ha un ruolo di mediazione e non di indirizzo politico”.

La professoressa de La Sapienza contesta tra l’altro nel testo del ddl premierato il “sovraccarico di dettagli minuziosi”. “Penso che non sia compito della Costituzione prevedere il futuro perché così la si sminuisce. La bellezza della Carta sta nella essenzialità dei contenuti e nella linearità del linguaggio”. Contestato anche “il riferimento alla legge elettorale”: “Non è opportuno. La Costituzione si deve limitare a prevedere che la legge garantisca il formarsi di maggioranze che sostengono il premier, indicando i principi di rappresentatività, le garanzie delle minoranze e l’uguaglianza del voto”, come indicato dalla Corte costituzionale. “Forse invece il testo fa troppo – rileva – Al contempo, ritengo opportuno che il governo proponga una legge elettorale”.

Sì inoltre ad uno statuto dell’opposizione e alla dicitura ‘primo ministro’: “Penso sia opportuno cambiare la denominazione chiamando primo ministro il presidente del Consiglio senza paura del tiranno”. E poi l’espressione “il presidente eletto per 5 anni sarebbe meglio eliderla per dare più flessibilità al sistema”. E i senatori a vita? “Invece di totale abolizione, forse sarebbe meglio ridurli a tre”.

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