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Salute: Sereni, ‘pdl psicologo di base ferma, governo non stanzia risorse’

10 Ottobre 2025

Roma, 10 ott. (Adnkronos) – “I numeri del recente Rapporto dell’Ocse sulla salute mentale ‘Mental Health Promotion and Prevention’, sono uno schiaffo: un adulto su 5 nei Paesi Ue e Ocse convive con forme lievi o moderate di depressione o ansia, ma solo uno su tre trova risposte adeguate nel servizi sociosanitari. L’insorgenza è sempre più precoce, donne e minori le persone più fragili. L’Italia ha oggi in media 3,5 psicologi ogni 1.000 abitanti e spende circa lo 0,6% del Pil in prevenzione — molto meno di altri Paesi europei”. Lo dichiara Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella Segreteria nazionale del Pd.

“Nei servizi per la salute mentale mancano almeno 13.000 figure professionali tra psichiatri, psicologi, assistenti sociali, educatori. I divari territoriali sono enormi. Questo il panorama all’alba della Giornata mondiale della salute mentale 2025. La strombazzata approvazione del nuovo Piano di Azione Nazionale Salute Mentale non rende il quadro più rassicurante: niente sul capitolo fondamentale delle risorse, nessuna garanzia sulla omogenea applicazione nelle diverse Regioni mentre traspare l’idea che la malattia mentale torni ad essere un problema di ordine pubblico e di sicurezza”.

“La verità è che questo governo ha altre priorità, non certo la salute dei cittadini, tanto meno la salute mentale. La proposta di legge per l’istituzione della figura dello psicologo di base, sul modello del medico di famiglia, per garantire un primo livello di ascolto, diagnosi e orientamento universale, approvata all’unanimità in Commissione è ferma alla Camera perché il Governo non trova le risorse per approvarla definitivamente. La verità è che i cittadini, le famiglie, le associazioni sono lasciati soli a combattere la malattia e insieme lo stigma sociale che ancora è molto forte. Continueremo a batterci per approvare prima possibile la proposta sullo psicologo di base e perché il SSN sia messo nelle condizioni di fare investimenti adeguati per la prevenzione precoce, per l’assistenza post-partum e per misure rivolte innanzitutto ai più giovani come già si fa in molti Paesi europei”.

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