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Sanità, microbiologi: “Più efficiente se c’è stretta collaborazione con clinici”

11 Marzo 2024

Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) – Una sanità più efficiente e sostenibile deve passare attraverso una più stretta collaborazione tra i microbiologici e i clinici. Obiettivo: una presa in carico migliore di pazienti di ogni età, dalle donne in gravidanza ai fragili, dai malati cronici ai trapiantati. E’ il messaggio che arriva dalla 51esima edizione del Congresso nazionale di Amcli Ets – Associazione microbiologi clinici italiani, in corso a Rimini: un appuntamento che ha richiamato circa 1.800 professionisti che dall’8 marzo si confrontano in seminari e simposi su diverse tematiche di grande rilevanza per la salute pubblica.

Tra questi l’Hiv, passato sotto silenzio durante gli anni della pandemia che ha spostato l’attenzione sui casi di Covid – sottolineano gli esperti Amcli – riducendo di conseguenza le diagnosi di questa infezione. Durante il meeting è stato ricordato il progressivo ed eccezionale calo delle nuove infezioni e delle morti associate, ma parallelamente si è riscontrato un notevole aumento delle persone in trattamento. Le evidenze degli ultimi anni hanno mostrato che una terapia efficace azzera la viremia e questo si ripercuote nella non-infettività dei soggetti infetti attraverso i rapporti sessuali non protetti. Grazie alla massiccia applicazione della terapia, che oggi supera l’80% degli individui in tutto il mondo – Africa inclusa – le prospettive di sopravvivenza e di qualità di vita delle persone che vivono con Hiv sono drasticamente migliorate, al punto che l’Unaids e l’Oms hanno alzato al 95% gli obiettivi da raggiungere entro il 2030 per quanto riguarda il numero di persone con infezione diagnosticata e in terapia con viremia soppressa.

“Tutto ruota intorno alla diagnosi – evidenzia Maria Rosaria Capobianchi, consulente per la ricerca, ospedale Sacro Cuore Don Calabria Irccs Negrar di Valpolicella (Verona) e componente Gruppo di lavoro Amcli – Oggi disponiamo di metodi diagnostici per misurare la presenza di anticorpi e di antigeni dell’Hiv e di trattamento talmente efficaci da portare al paradigma U=U (Undetectable=Untrasmittable). Le persone che sono in cura hanno raggiunto un’aspettativa di vita che è molto simile a quella delle persone sieronegative. E’ però fondamentale comprendere che il virus continua a girare e rappresenta ancora un grande problema, e le infezioni non diagnosticate sono responsabili di un tasso di trasmissione che è due volte e mezzo più alto del tasso di trasmissione di individui consapevoli. Inoltre le infezioni primarie, cioè quelle acquisite da poco, che coincidono quasi sempre con uno stato di inconsapevolezza della propria condizione, sono quelle a loro volta più prone alla trasmissione dell’infezione”.

Tra i temi affrontati durante i lavori congressuali anche le infezioni del sistema nervoso centrale, il cui sospetto impone l’inizio immediato di una terapia empirica che sia tempestivamente orientata e mirata in base ai risultati ottenuti dal laboratorio. Nell’approccio diagnostico alle meningiti batteriche, fungine e tubercolari, “la diagnostica tradizionale è ancora fondamentale nella pratica quotidiana nonostante l’introduzione dei test molecolari sindromici – precisa Cristina Giraldi, coordinatore Percorsi diagnostici di Amcli – E’ importante integrare i metodi tradizionali con quelli innovativi, rafforzando sempre di più la collaborazione con il clinico”.

Liliana Gabrielli, responsabile del settore di Virologia, Uo Microbiologia Irccs Aou di Bologna, segnala “un dato curioso: nel 2020-2021, nell’Area vasta bolognese, non abbiamo avuto nessun caso di infezione del sistema nervoso centrale da enterovirus e questo probabilmente grazie alle misure igieniche implementate per la prevenzione dell’infezione da Sars-CoV-2. Ora invece abbiamo lo stesso numero di casi della fase pre-pandemica e nei pazienti anziani le infezioni virali del sistema nervoso centrale sono causate principalmente dal virus della Varicella zoster che causa delle infezioni nel sistema nervoso centrale sia in pazienti che presentano le tipiche lesioni cutanee, le vescicole, sia in pazienti che non hanno manifestazioni epidermiche. Il virus che predilige il genere femminile è l’Herpes simplex di tipo 2, infatti nella nostra esperienza il 72% dei pazienti che presentano questo tipo di meningite è di sesso femminile”.

Infine, sulle infezioni respiratorie in epoca post-Covid è intervenuto Antonio Piralla, virologo del Policlinico San Matteo di Pavia: “Una ricerca dal Gruppo di lavoro Amcli GliViRe, a cui hanno collaborato 8 centri – ha riferito – ha permesso di identificare i virus presenti nelle alte e basse vie respiratorie di pazienti affetti da insufficienza respiratoria, con particolare attenzione ai pazienti intubati. E’ stato dimostrato che il virus dell’influenza A è quello maggiormente presente in questi pazienti affetti da polmonite virale”.

“L’intervento del clinico per la scelta della giusta terapia anti-infettiva non può prescindere dalla diagnosi microbiologica – conclude Pierangelo Clerici, presidente Amcli – Dobbiamo essere sinergici con le società scientifiche cliniche che sono, insieme al paziente, la nostra interfaccia. Siamo tutti parte del Sistema salute e solo la stretta collaborazione tra microbiologo, clinico e cittadino-paziente consente di essere interlocutori a livello istituzionale nel definire le migliori strategie clinico-assistenziali e di prevenzione per una risposta efficace alle istanze del Servizio sanitario nazionale”.

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