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Scuola e caro libri, si preannuncia un salasso: di quanto sale la spesa

8 Agosto 2025

Roma, 7 ago. (Labitalia) – Nuovo anno scolastico e nuova stangata per le famiglie che devono acquistare i libri. La spesa per l’acquisto è cresciuta del 13% in dieci anni, portando l’esborso a una media di 580 euro l’anno a studente per le scuole medie e 1.250 euro annui per le superiori segnala il Codacons, che rende noto il contenuto della relazione preliminare dell’Antitrust sull’editoria scolastica.

Considerando un singolo studente al primo anno, la spesa totale stimata per un figlio che frequenta la prima media nel 2025 raggiungerà circa 487,53 euro. Per un figlio iscritto al primo anno di una scuola superiore nel 2025, il costo totale stimato sarà di circa 685 euro. A queste cifre vanno aggiunti i costi per i dizionari specifici, come quelli di latino e greco, indispensabili per alcuni indirizzi di studio: si stima che un dizionario di latino possa costare tra 75 e 100 euro, mentre un dizionario di greco tra 100 e 133 euro rileva Adoc.

L’analisi estesa all’intero ciclo di studi obbligatori (8 anni di scuola) rivela un onere cumulativo ancora più consistente per i soli libri di testo. Per la scuola media, i costi per i libri sono di 355,01 euro per il 1° anno, 157,66 euro per il 2° anno e 149,94 per il 3° anno, per un totale di 662,61 euro per l’intero ciclo. Per la scuola superiore, la spesa per i libri è di 552,35 euro per il 1° anno, 232,63 per il 2° anno, 375,95 per il 3° anno, 352,80 per il 4° anno e 348,39 per il 5° anno, per un totale di 1.862,12 euro per i cinque anni. Complessivamente, la spesa totale per i soli libri di testo per 8 anni di scuola dell’obbligo è proiettata a 2.524,73 euro. A queste cifre devono aggiungersi i costi per i dizionari e il materiale tecnico specifico di alcuni indirizzi, che possono incrementare ulteriormente l’onere per le famiglie.

Il primo elemento che balza all’occhio è l’andamento inversamente proporzionale tra la spesa sostenuta dalle famiglie per l’acquisto di libri e la popolazione scolastica: nel 2024 il giro d’affari delle vendite di libri di testo è stato pari a circa 800 milioni di euro, con un incremento complessivo in valore di circa il 13% nell’arco di un decennio. Tuttavia, tra il 2019 e il 2024 si è registrata una diminuzione di quasi 600.000 studenti pari al -7%, osserva il Codacons.

A far impennare i costi in capo alle famiglie le tante criticità che investono il settore dell’editoria scolastica. Ad esempio, rileva l’Antitrust, “il mercato risulta fortemente concentrato, con i primi quattro gruppi (Mondadori, Zanichelli, Sanoma, La Scuola) che coprono quasi l’80% del mercato complessivo”. Inoltre chi sceglie il prodotto (docenti) non lo paga, mentre chi lo paga (famiglie) o lo usa (studenti) non lo sceglie. Pesa poi l’elevata incidenza delle nuove adozioni da un ciclo all’altro, ossia i cambiamenti nei testi adottati dai docenti, pari al 35% nelle scuole medie e addirittura al 40% alle superiori, e l’odioso fenomeno delle nuove edizioni e novità, cioè versioni rinnovate di produzioni già esistenti o vere e proprie novità editoriali, che ogni anno riguardano il 10% dei libri scolastici. Proprio su tale aspetto l’Antitrust conferma le tante denunce lanciate dal Codacons negli anni, sostenendo che tali aspetti non solo riducono le possibilità di riutilizzo di un testo scolastico, ma fa sorgere dubbi circa “condotte opportunistiche nella variazione di opere scolastiche attraverso nuove edizioni. Nella sua vigente formulazione, l’art. 25 del Codice Aie – con il suo generico riferimento alle modifiche di ‘contenuti’ che possono legittimare la pubblicazione di una nuova edizione – lascia infatti grandi margini di discrezionalità agli editori” scrive l’Autorità.

Le riforme fin qui adottate in tema di editoria scolastica, compresa l’adozione di libri digitali, si sono rivelate un flop – denuncia il Codacons – Secondo l’Antitrust infatti “I tetti di spesa, previsti in appositi atti ministeriali per limitare l’impatto economico dei libri scolastici, si sono rivelati inefficaci: i collegi-docenti sono chiamati a rispettare tali tetti ma non sono presidiati da idonei strumenti di controllo. Le iniziative di autodisciplina sin qui poste in essere dall’Aie in proposito non sono risultate né chiarificatrici né tantomeno efficaci: l’art. 25 del codice Aie, che dovrebbe definire quando un’edizione può dirsi “nuova”, risulta infatti vago e difficilmente verificabile, dal momento che il requisito del 20% di variazione nei contenuti è interpretabile in modo ampio e soggettivo, potendo comprendere anche le modifiche grafiche. Il libro cartaceo continua a dominare le preferenze dei docenti, mentre le adozioni di soli ebook restano marginali”.

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