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Siria: Kallas, ‘aiuteremo il nuovo governo ma garantisca i diritti’

12 Dicembre 2024

Bruxelles, 12 dic. (Adnkronos) – La situazione in Siria è un mix di “speranza e incertezza”: ora il nuovo governo “dovrà passare dalle parole ai fatti”, perché “senza il rispetto di alcune condizioni non potrà esserci una normalizzazione dei rapporti”. Dopodiché, in caso di sviluppi positivi, si potrà aprire la strada per consentire il rimpatrio dei richiedenti asilo, visto che “abbiamo altri rifugiati che fuggono da altre guerre”. Lo ha detto Kaja Kallas, neo Alto Rappresentante per la politica estera Ue, parlando con un gruppo di giornali europei, tra cui ‘La Stampa’.

Parlando del gruppo Hts, che ha rovesciato Assad e preso il controllo della Siria, Kallas ha aggiunto che “nei prossimi giorni e nelle prossime settimane vedremo se si comporteranno come hanno annunciato. Il futuro della Siria per ora è abbastanza speranzoso, ma ancora incerto. Ho parlato con i ministri della regione e ovviamente sono tutti ancora cauti: il ritorno della Siria nella Lega Araba non sarà incondizionato. Non devono esserci né radicalizzazione né terrorismo, le minoranze non devono essere perseguitate, non dev’esserci una guerra civile. Siamo in stretto contatto con gli attori regionali e vedremo come impegnarci, il che è nel nostro interesse. L’approccio europeo con il gruppo Hts non è privo di condizioni”.

“Noi stiamo parlando con gli attori regionali – sottolinea la rappresentante della diplomazia della Ue – Stiamo dando aiuto umanitario, ma è chiaro che le relazioni dipenderanno dal loro comportamento. Perché se dovessero intraprendere la strada della radicalizzazione, utilizzando la religione come arma, allora non potrà esserci una normalizzazione dei rapporti. Per quanto riguarda la Russia, possiamo dire che in qualche modo è stata umiliata perché indebolita, con la testa altrove, ha lasciato Assad da solo. Non mi pare proprio che stia occupando quello spazio. Dobbiamo tenere gli occhi aperti, ma non credo che possa farlo la Cina. Gli attori locali, così come quelli globali, sono interessati ad avere una Siria stabile e unita anche per attrarre investimenti nella regione e consentire ai rifugiati di tornare a casa”.

“Lunedì – prosegue – avremo una riunione del Consiglio Affari Esteri e certamente servirà per fare maggiore chiarezza tra di noi. Ma in questa fase il vero punto non è tanto riconoscere ufficialmente il governo, ma piuttosto analizzare la direzione in cui sta andando la Siria. Per quanto riguarda i rifugiati, le nostre politiche di asilo si rivolgono alle persone che scappano dalle zone di guerra. Ma se questa condizione viene meno, allora l’aspettativa dei Paesi europei è che queste persone tornino a casa, visto che l’asilo era stato concesso loro sulla base della situazione nel Paese nel momento in cui lo avevano lasciato. Nei nostri Stati Ue l’immigrazione è spesso un tema elettorale centrale e l’opinione pubblica si chiede che succederà ora ai rifugiati, se torneranno in Siria”.

“E lo stesso – aggiunge – se lo chiedono i Paesi limitrofi che ne ospitano molti. Parecchie persone stanno tornando volontariamente e questo è certamente uno sviluppo positivo. Dobbiamo discuterne al nostro interno e trovare un approccio comune sui rimpatri volontari, in linea con il diritto internazionale”. Quanto alla decisione dei governi di congelare l’esame delle domande d’asilo, la Kallas afferma: “Non entro nel merito delle procedure d’asilo europee, ma in generale posso dire che l’intenzione e l’auspicio è che se non ci sono più le condizioni che avevano portato alla concessione dell’asilo, allora potremo alleggerire il carico che grava sull’Europa. Abbiamo altre persone che fuggono da altre guerre”.

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