Sparatoria a Monreale, 19enne fermato confessa: sotto torchio altri due giovani
Monreale, 28 apr. (Adnkronos) – Ha confessato Salvatore Calvaruso, il 19enne del quartiere Zen di Palermo accusato di avere sparato nella notte tra sabato e domenica nella piazza di Monreale (Palermo) provocando la morte di tre giovani e il ferimento di altri due. L’udienza di convalida del provvedimento di fermo si terrà mercoledì mattina davanti al gip di Palermo. Calvaruso da ieri è recluso nel carcere Pagliarelli, mentre gli investigatori cercano i suoi complici: almeno altri due giovani sarebbero sono sotto torchio.
In un primo momento parlando con i carabinieri, Calvaruso aveva confessato di avere sparato, poi in sede di interrogatorio, davanti al pm, alla presenza del suo legale, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere secondo quanto emerge dal provvedimento di fermo firmato dal pm Felice De Benedittis secondo il quale il 19enne “sparando molteplici colpi, ad altezza d’uomo, in un tratto di strada molto affollato ha indubbiamente messo a repentaglio l’incolumità pubblica”. Scrive il pm nel provvedimento di fermo: “E’ stato solo un caso che le persone attinte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano prodotte invece più vittime”.
L’avvocato Giovanni Castronovo ha rinunciato al mandato di difesa. “Dopo una lunga riflessione, tenuto conto del grande impegno che la vicenda richiede, mosso da grande senso di responsabilità e di rispetto nei confronti di chi, in un momento assai particolare e delicato della sua esistenza, ha deciso di affidare allo scrivente la sua difesa, mi trovo costretto a dover rinunciare alla stessa, poiché risulta assolutamente inconciliabile temporalmente con quella già assunta nell’ambito di tanti altri procedimenti di pari complessità”, ha detto all’Adnkronos il legale, nominato ieri, durante l’interrogatorio, difensore di fiducia di Salvatore Calvaruso.
A questo punto Calvaruso dovrà nominare un altro legale in vista dell’udienza di convalida. Nelle prossime ore il Pm Felice De Benedittis avanzerà al Gip la richiesta di convalida del fermo e, “con molta probabilità, mercoledì mattina avrà luogo l’udienza di convalida presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo, dove da ieri sera è recluso il Calvaruso”, dice Castronovo.
Secondo gli investigatori sarebbero quattro i complici di Salvatore Calvaruso, quindi l’inchiesta della Procura di Palermo non si ferma. Due giovani sarebbero sotto torchio degli investigatori, nelle ultime ore: uno del quartiere Borgo Nuovo e l’altro dello Zen. Però, fino a questo momento, non sarebbero stati presi provvedimenti nei loro confronti.
“Intorno all’una e trenta del 27 aprile – scrive il pm nel provvedimento di fermo – si è scatenata una furiosa aggressione, verosimilmente scatenata da futili motivi, da parte di un gruppo (di 5 elementi) di ragazzi palermitani nei confronti di alcuni ragazzi del posto. A un certo punto, nel corso della confusione scatenatasi, almeno due elementi facenti parte del gruppo palermitano, utilizzando le rivoltelle in loro possesso, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi di pistola sulla folla di 100 persone che affollava l’area in quel momento”.
Le armi usate, almeno due, non sono state ancora ritrovate. Si tratta di semiautomatiche. Il 19enne non ha riferito agli investigatori dove avrebbe nascosto la pistola.
Il ragazzo è statofermato perché sospettato di aver ucciso a colpi di pistola tre giovani monrealesi: Salvatore Turdo di 23 anni e i due 26enni Andrea Miceli e Massimo Pirozzo. Altri due giovani sono rimasti feriti. Le accuse sono di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco.
Il giovane è stato identificato grazie alle testimonianze e alle telecamere di videosorveglianza. Nella notte il pm ha firmato il decreto di fermo, che ora passerà al vaglio del gip di Palermo per la convalida del provvedimento. Il 19enne ora è detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo.
“Le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall’indagato appaiono pienamente riscontrate dal contenuto dei filmati di videosorveglianza, acquisiti dagli esercizi commerciali posti nella zona attigua a quella in cui si sono verificati i fatti”, scrive il pm nel provvedimento di fermo. Il giovane ha detto che nel corso della lite “che ha dato origine alla sparatoria” questi “avesse perso i propri occhiali, nella zona in cui sono avvenuti i fatti”. E proprio lì i carabinieri hanno trovato gli occhiali “perfettamente corrispondenti a quelli indossati e utilizzati da Calvaruso come risulta da una fotografia estrapolata dai social”. Per il pm “un elemento oggettivo individualizzante che consente di potere ragionevolmente stabilire la presenza dell’indagato sul luogo”.
Subito dopo la strage, il 19enne si è inoltre disfatto del suo cellulare “in quanto contenente verosimilmente elementi che avrebbero potuto compromettere la sua posizione, in caso fosse finito in possesso dell’autorità giudiziaria”.
Secondo il pm il giovane “potrebbe darsi alla fuga”. Da qui l’urgenza di emettere il provvedimento di fermo. “Calvaruso, che inizialmente aveva deciso di collaborare con l’autorità inquirente rendendo dichiarazioni spontanee e ammettendo la proprie responsabilità, successivamente, sottoposto a interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere. Sicché appare estremamente probabile che l’indagato, valutando le gravose conseguenze, in termini di eventuale pena, dell’accertamento delle condotte per cui si procede, consapevole di essere sottoposto ad indagini e del fatto che le stesse siano in procinto di accertare definitivamente le proprie responsabilità, possa darsi alla fuga, facendo perdere le proprie tracce, qualora restasse in libertà”.
Un amico di Salvatore Calvaruso ha aiutato i carabinieri nell’identificazione del giovane. Come scrive il pm nel provvedimento di fermo “di assoluta rilevanza sono le dichiarazioni di un altro testimone”. Il ragazzo ha detto agli investigatori di avere prestato sabato notte il suo scooter a Calvaruso: “All’una e mezza si è presentato a casa mia dicendo che dovevo denunciare il furto della moto in quanto aveva combinato un macello”, “sparando e uccidendo due persone”. Il terzo giovane è morto, infatti, solo ieri mattina in ospedale.
La rissa sarebbe stata scatenata da un gruppo di giovani palermitani contro coetanei di Monreale, secondo quanto emerge dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti. “Intorno all’una e trenta del 27 aprile – scrive il pm nel provvedimento di fermo – si è scatenata una furiosa aggressione, verosimilmente scatenata da futili motivi, da parte di un gruppo (di 5 elementi) di ragazzi palermitani nei confronti di alcuni ragazzi del posto. A un certo punto, nel corso della confusione scatenatasi, almeno due elementi facenti parte del gruppo palermitano, utilizzando le rivoltelle in loro possesso, ha aperto il fuoco scaricando oltre 20 colpi di pistola sulla folla di 100 persone che affollava l’area in quel momento”.
La rissa sarebbe scoppiata per un banale rimprovero dovuto all’alta velocità dello scooter. Sembra che il giovane fermato andasse veloce insieme ad altri ragazzi non lontano dai tavoli del bar in via D’Acquisto a due passi dal Duomo, con centinaia di persone presenti. A un certo punto due cugini, Salvatore Turdo e Andrea Miceli, avrebbero redarguito il ragazzo alla guida di uno degli scooter: “Andate piano, qui è pieno di gente”. Ed è nata una lite a colpi di caschi. Solo qualche istante dopo sono state estratte una o forse due pistole. Ed è stato il caos. Sono stati esplosi almeno tra i 18 e i 20 colpi di pistola.
Uno dei due feriti nella sparatoria era seduto con la fidanzata al bar ed è estraneo alla rissa. Si tratta di Nicolò Cangemi di 33 anni. Quando ha visto sparare il giovane ha provato a disarmarlo senza riuscirci ed è rimasto ferito a una gamba. L’altro ferito è salvo per miracolo. Un sedicenne rimasto ferito alla nuca ma solo di striscio. E’ fuori pericolo.
Ci sono messaggi, fiori, ma anche le foto delle tre vittime sulle fioriere colpite dai bossoli sparati nella notte tra sabato e domenica nel centro di Monreale (Palermo) dove sono stati uccisi i tre giovani del luogo. Su un messaggio si legge: “Volati via troppo presto, ma resterete per sempre nei nostri cuori e di chi vi ha voluto bene. Circondati dall’amore che non smetterà mai di abbracciarvi Salvatore, Massimo e Andrea”.
Salvatore Turdo e Andrea Miceli, due delle tre vittime, erano cugini in quanto figli di due sorelle. Abbracciato ai suoi amici e ai parenti, il padre di Turdo non fa che piangere: “Non so se riuscirò ad andare avanti. Faccio fatica a credere che sia accaduto. Penso sia un incubo ma poi mi rendo conto che è tutto vero. Che Salvo non c’è più. Come farò senza si lui?”.
Poi ricorda anche il nipote. “Hanno distrutto due famiglie – continua a dire tra le lacrime – per me la vita non ha più senso”. A terra, nel cortile di casa, gli amici hanno lasciato dei fiori e dei pensieri per le vittime. Accanto a Turdo c’è anche Giacomo Miceli, il cognato e padre di Andrea Miceli. “Vogliamo giustizia”, dicono all’unisono.
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