Strage Borsellino: fratello giudice, ‘sconcertato da parole Colosimo, vogliamo verità e giustizia’
Palermo, 31 ott. (Adnkronos) – “Sono rimasto sconcertato dalle parole della presidente della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, che proprio in commissione Antimafia ha detto che nessuno, al di fuori dei figli di Paolo Borsellino, potevano dirle cosa fare o cosa non fare. Una dichiarazione chiaramente rivolta a noi che non vogliamo dirle cosa fare ma che vogliamo verità e giustizia. Non si può circoscrivere l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio come se fosse un fatto isolato. Mio fratello ha iniziato a morire il 23 maggio del ’92, giorno della strage di Capaci”. E’ la denuncia di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, intervenuto nella conferenza stampa al Senato ‘Vogliamo tutta la verità sulle stragi’. “L’accelerazione della strage di via D’Amelio – dice ancora Salvatore Borsellino – è arrivata dopo l’intervento di Paolo Borsellino il 25 giugno nel suo ultimo discorso pubblico. In quella occasione chiese pubblicamente di essere sentito dalla procura di Caltanissetta su quello che aveva scoperto sulla strage di Capaci. Parole che rappresentarono la sua condanna a morte. C’era il rischio che rivelasse in pubblico quello che i giudici non volevano ascoltare. Venne convocato a Caltanissetta nella settimana successiva al 19 luglio, ma non arriverà mai a testimoniare in procura. Dopo la sua morte verrà irritualmente chiamato a collaborare alle indagini quel Bruno Contrada su cui stava indagando mio fratello”.
E ancora: “Si parla dell’assassinio di mio fratello come se fosse legato agli appalti- dice- ma che tutti sappiamo che ha ben altre cause, tra cui la trattativa tra mafia e pezzi deviati dello Stato. Le indagini dovrebbero concentrarsi sull’agenda rossa che è la scatola nera della strage di via D’Amelio. Noi familiari non possiamo fare altro che denunciare la vergogna di uno Stato che ritiene di poter allontanare i suoi fedeli servitori dello Stato (Scarpinato, De Raho, ndr), in nome di un presunto conflitto di interessi, quando il conflitto di interessi è proprio quello della presidente Colosimo come dimostrano i suoi rapporti con il terrorista Luigi Ciavardini, assassino del procuratore Mario Amato”.
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