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Tumori, in Italia primo e unico Adc verso CD19 per linfoma diffuso a grandi cellule B

18 Marzo 2024

Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) – E’ stato approvato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il rimborso di loncastuximab tesirine, primo e unico coniugato anticorpo-farmaco (Adc) mirato verso il CD19, come monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) e linfoma ad alto grado a cellule B (Hgbl) recidivanti o refrattari, dopo due o più linee di terapia sistemica. Lo comunica Sobi ricordando che nell’aprile 2021 l’Agenzia statunitense Fda aveva concesso l’approvazione accelerata a loncastuximab tesirine, come trattamento in monoterapia per pazienti adulti con Dlbcl recidivato o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica, e nel dicembre 2022 il farmaco aveva ricevuto l’approvazione da parte dell’Agenzia europea (Ema) per la medesima indicazione.

I linfomi – ricorda una nota – sono un gruppo di tumori maligni del sangue caratterizzati da una crescita anomala dei linfociti (cellule del sistema immunitario che in condizioni normali ci proteggono da infezioni e tumori). Si distinguono il linfoma di Hodgkin e il linfoma non Hodgkin. Il Dlbcl è il tipo di linfoma non Hodgkin più frequente tra gli adulti. L’incidenza a livello mondiale è di circa 150mila persone e 36mila in Europa. In Italia, si stimano 4mila casi. Tra questi pazienti, circa il 40% è refrattario alle terapie o va incontro a recidiva dopo aver mostrato una risposta completa. Il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni è del 64%. La malattia generalmente si manifesta in persone con età superiore ai 60 anni, l’incidenza aumenta con il passare degli anni e l’età mediana alla diagnosi è compresa tra 64 e 74 anni.

“Il linfoma diffuso a grandi cellule è la forma più frequente di linfoma nei Paesi occidentali – spiega Carmelo Carlo-Stella, professore ordinario di Ematologia all’Humanitas University, che ha partecipato allo studio registrativo del nuovo farmaco – A causa della sua natura aggressiva la prognosi può essere infausta, in particolare nei pazienti molto pretrattati o con malattia refrattaria e recidivata, ovvero in quei pazienti in cui i trattamenti iniziali non dimostrano di funzionare in modo duraturo. Si tratta di una popolazione di pazienti con un grande bisogno clinico e terapeutico insoddisfatto, per le quali la disponibilità di nuove terapie può davvero fare la differenza, anche in termini di remissione completa di lunga durata”. La terapia standard di prima linea è in grado di curare circa i due terzi dei pazienti trattati. Dopo il fallimento della terapia in prima linea, per i pazienti in seconda linea che non sono eleggibili al trapianto di cellule staminali autologhe a causa dell’età, delle co-morbilità o della chemio-refrattarietà, e per tutti i pazienti oltre la seconda linea, l’approccio terapeutico è prevalentemente di tipo contenitivo.

L’approvazione regolatoria si basa sui risultati positivi dello studio registrativo di fase 2 Lotis-2, un trial internazionale a braccio singolo, che ha valutato loncastuximab tesirine in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con Dlbcl refrattari alla terapia più recente, e soggetti che avevano ricevuto una precedente terapia cellulare con autotrapianto o Car-T. Lo studio ha arruolato 145 pazienti e ha dimostrato risposte rapide e durature, confermando i dati già osservati nel precedente studio Lotis-1 su altri 139 pazienti con Dlbcl recidivato o refrattario. Nello studio Lotis-2, loncastuximab – somministrato come monoterapia, una volta ogni 21 giorni in regime ambulatoriale – ha indotto una risposta completa nel 24,8% dei pazienti e il 48,3% ha ottenuto una risposta completa o parziale. Tra coloro che hanno ottenuto una risposta completa, l’82,9% ha mantenuto la risposta a 12 mesi. La durata mediana della risposta completa non è stata raggiunta. Il tempo mediano per ottenere una risposta completa è stato di soli 41 giorni. Gli eventi avversi più comuni sono stati neutropenia (riduzione dei globuli bianchi, 40%), anemia (riduzione della conta dei globuli rossi, 26%), trombocitopenia (riduzione della conta piastrinica, 33%) e aumento dell’enzima γGT (gamma glutamil-transferasi, 40%).

“I risultati dello studio Lotis-2 hanno dimostrato un significativo beneficio clinico per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante e refrattario – commenta Pier Luigi Zinzani, presidente della Commissione attività formative della Società italiana di ematologia (Sie) e professore ordinario di Ematologia all’Università di Bologna, che ha partecipato allo studio registrativo di loncastuximab tesirine e ha trattato già diversi pazienti nell’ambito dell’uso compassionevole attivo in Italia – Per i pazienti affetti da linfoma Dlbcl recidivato o refrattario, trattati con almeno due precedenti linee di terapia, l’indicazione di loncastuximab permetterà di avere una nuova opzione terapeutica, per la quale è possibile prevedere un beneficio clinico significativo, come provato dai risultati dello studio Loris-2 in termini di remissione completa e di durata della risposta al trattamento. Si tratta dunque di un’opzione che si aggiunge al nostro armamentario terapeutico per questo tipo di linfoma che, grazie anche alla singola somministrazione eseguita a livello ambulatoriale, costituisce un programma estremamente vantaggioso anche dal punto di vista logistico”.

“L’esperienza maturata con lo sviluppo di loncastuximab nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato o refrattario dopo almeno due precedenti linee di terapia – conclude Carina Fiocchi, direttore medico Sobi Italia – si è rivelata un’importante innovazione per tanti pazienti anche in Italia e rappresenta il presupposto per il suo ulteriore sviluppo – oggi in corso – anche in fasi più precoci della malattia, con l’obiettivo di aumentare in modo significativo i benefici a lungo termine. Oggi, con questa indicazione, la prima in ambito onco-ematologico, siamo felici di poter ampliare il raggio di azione delle nostre terapie anche verso i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario, fornendo loro una speranza di esiti migliori”.

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