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**Ue: Pd evita strappo, passa linea Schlein ‘revisione radicale ReArm Ue’**

18 Marzo 2025

Roma, 18 mar. (Adnkronos) – “Più che un punto di equilibrio, un equilibrismo… ma va bene così”. Un big della minoranza Pd lasciando l’assemblea dei gruppi alla Camera sintetizza così la mediazione raggiunta, dopo una discussione fiume, sul ReArm Eu nella risoluzione per le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in Parlamento. La segretaria Elly Schlein ha attestato il Pd sulla linea della richiesta di una “revisione radicale” del piano Von der Leyen. Nella risoluzione ci sono “critiche puntuali” ed è indicato anche “come cambiare proposte che non vanno nella direzione della costruzione di una vera difesa comune europea”, argomenta la stessa segretaria davanti a senatori e deputati riuniti a Montecitorio.

Anche la minoranza può sventolare un risultato raggiunto: quello di definire il Libro bianco un “avvio del percorso di discussione per la costruzione di una difesa comune”. Era stato proprio sul voto sul Libro bianco che si era consumata la frattura in Europa nella delegazione dem tra l’astensione della maggioranza e il sì dell’area riformista. Un’astensione, quella voluta da Schlein, che aveva disallineato il Pd rispetto al via libera della famiglia socialista europea che aveva definito il piano Von der Leyen, appunto, “un primo passo” verso la difesa comune.

La mediazione delle scorse ora ha evitato una seconda frattura. Un risultato perseguito, si riferisce, sia dalla maggioranza che dalla minoranza dem. “I toni all’assemblea di oggi erano molto più morbidi rispetto ai giorni scorsi”, riferisce uno dei partecipanti. Del resto, la stessa Schlein parlando alla riunione dei parlamentari dem ha spostato l’attenzione dal Pd alle “contraddizioni della destra” che ha “tre posizioni diverse” sul ReArm. E sulle critiche a Meloni, anticipando i contenuti dell’intervento domani alla Camera alla presenza della premier: “Sarà mia cura segnalare che le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l’interesse nazionale”, si “è venduta come pontiera e invece è complice silenziosa del progetto di disgregazione di Trump”.

Sul nodo del riarmo la mediazione raggiunta passa dal punto 8 della risoluzione. Da una parte c’è la richiesta di una “radicale revisione” del ReArm che va “nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri” perché “non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune” e di “un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione”. Dall’altra, il giudizio positivo sul Libro bianco della difesa europea. “Siamo soddisfatti perché la parte sul libro bianco contiene le nostre indicazioni sull’utilizzo di strumenti già disponibili per gli investimenti in difesa”, dice Alessandro Alfieri, coordinatore della minoranza.

Schlein ringrazia chi ha lavorato alla messa a punto della risoluzione: “Noi siamo gli unici ad entrare nel merito delle questioni. A dire sì alla difesa comune e come dobbiamo costruire quella difesa comune. E a dire no al riarmo dei singoli 27”, a dire “quali sono le critiche puntuali e come chiediamo di cambiare le proposte che non vanno nella direzione della costruzione di una vera difesa comune”.

Nella risoluzione sono indicate diverse possibili modifiche. Come trasformare “lo strumento finanziario Safe – l’unico strumento che presenta un embrione di solidarietà europea, con 150 miliardi di euro destinati a potenziare alcune capacità strategiche comuni – da erogatore di prestiti che gravano sui bilanci degli Stati a fornitore di sovvenzioni capaci di garantire l’effettività dell’obiettivo”. Ed ancora condizionare “tutti gli strumenti previsti a progetti di difesa comune insieme a più Stati membri in modo da favorire l’interoperabilità, il coordinamento tra i sistemi di difesa e il rafforzamento della capacità industriale comune, anche con l’obiettivo di superare un sistema di acquisti dei paesi membri che, privo dell’obbligo di coordinamento, favorirebbe i sistemi produttivi extra-Ue (a partire da quello statunitense) che al momento pesano circa l’80% dell’approvvigionamento complessivo, in questo modo rischiando di rafforzare le dipendenze strategiche anziché ridurle”. Ribadito il no all’uso dei fondi di coesione per le spese militari.

Ma, parlando all’assemblea dei gruppi, Schlein è soprattutto sulle divisioni della destra e sulla critica a Meloni che incentra il suo intervento: “Questa risoluzione ci permette di entrare a gamba tesa nelle contraddizioni di questa maggioranza che abbiamo visto e che vedremo anche nelle risoluzione, se arriverà, e vedremo quello che cosa ci sarà e soprattutto che cosa non ci sarà visto che hanno tre posizioni diverse”.

Ed ancora: “Le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l’interesse nazionale da diversi punti di vista. Ci inseriremo nelle contraddizioni di quella”, ovvero la premier, “che ha passato l’inizio dell’anno a vendersi come pontiera tra Trump e l’Unione europea e che è già diventata la complice silenziosa di un progetto di disgregazione di Trump mentre autorizza la ripresa del massacro a Gaza e mentre tratta con Putin senza l’Ue e senza l’Ucraina come se stesse discutendo dei suo i confini e di quelli di un Paese invaso”.

Il Pd agguanta dunque una ricomposizione dopo le fortissime tensioni dei giorni scorsi. Almeno per oggi si fa mostra di soddisfazione. Dice Piero De Luca, area riformista: “La risoluzione del Pd, frutto di un lavoro condiviso positivo, contiene un messaggio chiaro, l’invito a rafforzare il percorso di costruzione dell’autonomia strategica dell’Europa”. Per Alfieri è stato “atto un positivo lavoro di condivisione”. E Paola De Micheli cerca di chiudere la discussione attorno al congresso anticipato dopo la frattura in Europa: “La mediazione trovata nel Pd dimostra che non occorre alcun congresso. Se i democratici discutono e si confrontano tra loro, si trova la sintesi migliore”.

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