Ungheria, scontro in sordina Budapest-Bruxelles alla vigilia del Pride
Bruxelles, 27 giu. (Adnkronos) – Sale la tensione tra istituzioni europee e governo ungherese alla vigilia del Pride di Budapest, in agenda per domani, sabato 28 giugno. Poco dopo la mezzanotte di oggi, durante la conferenza stampa di chiusura della riunione del Consiglio europeo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito il suo appello alle autorità ungheresi affinché permettano all’evento di svolgersi “senza timore di sanzioni penali o amministrative contro gli organizzatori o i partecipanti”. Un intervento diretto al governo magiaro, che ha vietato la manifestazione, e al premier Viktor Orban, che ritiene che Bruxelles debba esimersi dall’intervenire in una questione nazionale.
“Il diritto di riunirsi pacificamente è un diritto fondamentale che va rispettato da tutti gli Stati membri. Quindi criminalizzare l’organizzazione del Pride o imporre multe ai partecipanti andrebbe contro tutto ciò in cui crediamo come Unione europea”, ha sottolineato von der Leyen durante la conferenza, pur evitando di rispondere a una domanda relativa alla sua partecipazione personale. “La nostra Unione è basata sull’uguaglianza e non discriminazione: questi sono i nostri valori fondamentali sanciti nei nostri trattati e devono essere rispettati in ogni momento in tutta l’Ue”.
L’Ungheria a metà marzo ha vietato le manifestazioni Pride con lo scopo dichiarato di proteggere i minori. Con una serie di emendamenti alle leggi esistenti dal 2021, che proibiscono la rappresentazione pubblica di “divergenza dall’identità di sé corrispondente al sesso alla nascita, cambio di sesso o omosessualità”, il governo ha aperto la strada all’uso della scansione facciale per qualsiasi tipo di reato, inclusa la partecipazione a un raduno vietato come il Pride. La polizia di Budapest ha vietato la marcia, ma il sindaco di Budapest, Gergely Karácsony, ha annunciato che la città ospiterà il Pride come evento municipale, sostenendo che questo non richieda l’approvazione della polizia.
I partecipanti alla marcia rischiano multe fino a 500 euro, e autorità ungheresi potrebbero utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale per identificarli, mentre gli organizzatori rischiano fino a un anno di reclusione ai sensi della legislazione vigente. Ma il riconoscimento facciale in tempo reale equivarrebbe a una violazione dell’AI Act. Il pacchetto di leggi Ue sulle applicazioni di intelligenza artificiale non è ancora pienamente implementato, ma alcuni aspetti fondamentali sono in vigore da febbraio 2025, incluso il divieto di identificazione biometrica in tempo reale nei luoghi pubblici da parte delle forze dell’ordine.
Una schiera di gruppi per i diritti umani sta dunque chiedendo alla Commissione di intervenire contro il potenziale uso della tecnologia, evidenziandone l’incompatibilità con l’AI Act in una lettera aperta inviata a von der Leyen e alla Commissione, a cui chiedono di avviare una procedura di infrazione contro l’Ungheria per violazione del diritto Ue. L’esecutivo Ue non si è ancora espresso sulla questione e non ha risposto alle domande in merito degli europarlamentari, nonostante avesse confermato lo scorso aprile di star “valutando” la nuova legge ungherese, aggiungendo che non avrebbe esitato a intervenire “quando appropriato.” Da parte sua, Budapest rivendica la legittimità del riconoscimento facciale ai sensi dell’AI Act, che è più lassista sull’utilizzo della tecnologia in ambito forense, purché avvenga con approvazione del tribunale, per reati specifici e dopo i fatti.
In una serie di domande e risposte, il Consiglio ungherese per le libertà civili ha spiegato che l’identificazione viene eseguita basandosi su immagini fisse e che il sistema può identificare solo individui con un documento d’identità ungherese con foto, poiché le immagini vengono confrontate con un registro di profili facciali mantenuto dall’Istituto ungherese per le scienze forensi (Hifs). Ma come riporta Politico, l’analisi legale condotta dai firmatari della lettera alla Commissione conclude che la polizia ungherese potrebbe connettersi direttamente ai sistemi dell’Hifs e vedere sul posto se c’è una corrispondenza tra l’immagine appena scattata e il registro, meccanica che si adatterebbe alla definizione di “tempo reale” dell’AI Act.
Al Pride di sabato è prevista la partecipazione di diverse personalità di spicco nel panorama delle istituzioni europee, tra cui la commissaria Ue per l’Uguaglianza, Hadja Lahbib, nonché Iraxte Garcia Perez, Valerie Hayer e Terry Reintke, rispettivamente i presidenti dei gruppi dei socialisti (S&D), dei liberali (Renew) e dei Vardi al Parlamento europeo. Hanno confermato la loro presenza anche una serie di politici europei, tra cui Leo Varadkar, ex premier irlandese e primo apertamente omosessuale ad aver ricoperto quella posizione. Anche Brando Benifei (Pd), uno dei co-relatori dell’AI Act, ha detto che parteciperà alla parata, come anche Carlo Calenda (Azione), Ivan Scalfarotto (Italia Viva), Jacopo Rosatelli (Avs), Benedetta Scuderi (Verdi) e una serie di parlamentari del M5s.
Il fronte von der Leyen-Orban si è aperto mercoledì, con un video pubblicato dalla presidente della Commissione sui social per chiedere a Budapest di consentire lo svolgersi della manifestazione e assicurare il supporto alla comunità Lgbtqi+. “Esorto la Commissione europea ad astenersi dall’interferire negli affari di applicazione della legge degli Stati membri, dove non ha alcun ruolo da svolgere”, aveva ribattuto su X il premier ungherese, invitando l’esecutivo Ue a “concentrare i suoi sforzi sulle sfide pressanti che affronta l’Ue, aree dove ha effettivamente un ruolo chiaro e una responsabilità, e dove ha commesso gravi errori negli ultimi anni, come la crisi energetica e l’erosione della competitività europea”.
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