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Università: Pd-M5S-Avs, ‘Bernini distorce realtà e aumenta precari’

14 Maggio 2025

Roma, 14 mag. (Adnkronos) – “La ministra Bernini continua a rappresentare in maniera distorta i veri problemi dei circa 35.000 precari su cui si regge il sistema italiano della ricerca. La questione drammatica, come abbiamo sottolineato da tempo, riguarda il taglio di risorse determinato dall’Ffo del 2024 (circa 800 milioni in meno in termini reali su una dotazione complessiva di poco di poco più di 9 miliardi euro) e l’assenza di qualsiasi piano per gestire la fase post-Pnrr”. Così in una nota congiunta Alfredo D’Attorre, responsabile Università e Ricerca nella segreteria nazionale Pd, Antonio Caso, capogruppo M5S VII Commissione Cultura, scienza e Istruzione Camera dei deputati, e Elisabetta Piccolotti, parlamentare Avs.

“Mentre continua a negare questa gigantesca evidenza, la ministra insiste sulla necessità di introdurre nuove figure precarie della ricerca. La verità è che nessun miglioramento e nessuna integrazione del contratto di ricerca (e certo non le modifiche peggiorative in termini di tutele e diritti per le lavoratrici e i lavoratori della ricerca che piacciono alla ministra) possono essere utili se non si affronta il problema delle risorse. Il problema specifico sollevato da Giorgio Parisi e da altri esponenti della comunità scientifica, quello relativo ai vincitori delle borse europee Marie Curie per i programmi di dottorato (bando Dn-Msca), può essere risolto con un piccolo emendamento chirurgico alla riforma che nel 2022 ha introdotto il contratto di ricerca, emendamento che abbiamo già proposto e che nulla ha a che vedere con il ddl 1240 presentato dalla ministra: disegno di legge arenatosi al Senato non solo per la contrarietà di opposizioni e associazioni, ma soprattutto perché a rischio di reversal da parte della Commissione UE in quanto in contrasto con gli impegni Pnrr e con la Carta europea dei ricercatori”.

“Peraltro stupisce che ora il consenso dell’opposizione diventi essenziale per risolvere un problema tecnico. Il consenso dell’opposizione non era evidentemente necessario quando il governo ha compiuto scelte ben più rilevanti in materia di università e ricerca, a partire dal famigerato decreto-Bandecchi a favore dei profitti dei proprietari degli atenei telematici privati”.

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