A Capodanno a tavola anche il peperoncino, simbolo di fortuna ed elisir di salute
Roma, 30 dic. (Adnkronos Salute)() – Siamo alla vigilia della notte di San Silvestro e, come da tradizione, ci si prepara al menù del cenone. Quest’anno è d’obbligo una novità. “Non solo lenticchie e cotechino; tra gli alimenti considerati simbolo di fortuna e prosperità c’è anche il peperoncino, un frutto e non un ortaggio, come erroneamente si è portati a pensare, appartenente alla specie Capsicum annuum, la stessa che include anche i più comuni peperoni e che, a sua volta, appartiene alla famiglia delle Solanaceae di cui fanno parte melanzane, patate e pomodori. Ma oltre ad essere simbolo emblematico di buona fortuna, il peperoncino ha anche importanti proprietà nutrizionali”. Lo sottolineano all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, coordinatore per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina personalizzata, e per l’aspetto nutrizionale la biologa Ilaria Vergallo.
“Il peperoncino è originario dell’America centro-meridionale, dove esiste da migliaia di anni, coltivato nelle sue diverse varietà già dagli Aztechi e poi introdotto in Europa da Cristoforo Colombo di ritorno dal suo primo viaggio. Nel corso delle sue esplorazioni nel ‘Nuovo Mondo’ alla ricerca, tra l’altro, di spezie pregiate, Colombo si convinse di aver individuato una particolare tipologia di pepe rosso dopo aver assaporato quella bacca scarlatta che, da quel momento, prese appunto il nome di peperoncino”, ricorda Minelli.
“A questo frutto – prosegue – è attribuita ancora oggi una valenza scaramantica in ragione della sua forma particolare che ricorda molto da vicino quella di un corno animale il quale, a sua volta, nella credenza popolare, è portafortuna. Già nell’antica Roma il cornetto rosso veniva associato ad auspici di fertilità e prosperità sia fisica che economica. Oggi è facile ritrovare, in particolar modo nel Sud Italia, il peperoncino appeso nelle case come difesa dal malocchio”.
Non solo portafortuna. Sono diverse le proprietà nutrizionali del peperoncino. Povero di calorie, è costituito prevalentemente da acqua, carotenoidi responsabili della sua colorazione, vitamine – soprattutto A e C – e minerali come potassio e magnesio. “Soprattutto, si distingue dalle altre spezie per la piccantezza e il gusto amaro attribuibili alla capsaicina contenuta al suo interno, una sostanza alcaloide che, a dosi moderate, può svolgere attività antibatterica, antidiabetica e anti-dislipidemica contribuendo a ridurre il colesterolo ‘cattivo’ – illustra la biologa Vergallo -. In realtà, alla capsaicina sono state riconosciute proprietà antidolorifiche e antiflogistiche, essendosi dimostrata capace di inibire l’espressione di citochine pro-infiammatorie. Inoltre, al peperoncino viene attribuita la capacità di stimolare il metabolismo, di migliorare la funzione circolatoria mantenendo il sangue al giusto livello di fluidità, di contribuire sensibilmente a lenire gli stati dolorosi correlati a malattie neuromuscolari”.
In effetti, “se nel cenone di capodanno può essere difficile immaginare un menù a basso contenuto calorico o lipidico, proprio il peperoncino può rappresentare la soluzione inedita utilizzata non solo come elemento decorativo della tavola, ma anche come ingrediente segreto capace di rendere gustose e sane le pietanze. A tal proposito – aggiunge Vergallo – potrebbe essere sufficiente aggiungere un pizzico di peperoncino in una zuppa di pesce o in una verdura ripassata in padella per dare origine a pietanze salutari e dal gusto speciale. Nel caso in cui si volesse, poi, concludere con il dolce, anche qui il peperoncino potrebbe sbalordirci con un suo sorprendente accostamento al cioccolato rigorosamente fondente, autentica esplosione di raffinata golosità mista a morbidezza”.
“Sono tante, quindi, le potenziali applicazioni gastronomiche del peperoncino che, forte della sua scarsità di calorie e del buon profilo vitaminico e anti-ossidante, è certamente fonte di virtù benefiche per l’organismo. Per altri versi, tuttavia, va suggerita cautela soprattutto per quel che attiene alle quantità da utilizzare in ragione della potenziale interferenza che il peperoncino può avere sull’azione farmacologica di anticoagulanti e anti-ipertensivi (in particolare Ace-inibitori), e per l’azione tossica che, a dosi elevate e in individui particolarmente sensibili, la capsaicina può espletare. Sarà come sempre il caso di affidarsi alla giudiziosa consapevolezza del ‘gourmet’ che saprà sempre differenziarsi dal ‘glouton’ per la raffinata capacità di scegliere il cibo in base non solo alla qualità, ma anche e soprattutto alla quantità che deve essere sufficiente a deliziarlo senza mai superare le giuste dosi”, conclude Minelli.
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