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Aborto: richiamo Oms su Ru486, in Italia usata nel 42% casi ma forte gap regioni

19 Aprile 2023

Roma, 19 apr. (Adnkronos Salute) – L’Organizzazione mondiale della sanità si dice “preoccupata che il diritto delle donne di accedere a servizi di aborto sicuro, anche attraverso l’uso di medicinali per l’aborto farmacologico, sia limitato da legislatori e tribunali” perché “le donne dovrebbero sempre avere il diritto di scegliere quando si tratta del proprio corpo e della loro salute”. Il ‘richiamo’ dell’Oms arriva dopo che, negli Usa, si è innescato un braccio di ferro sulla pillola abortiva mifepristone (RU486), con diversi tentativi di emanare divieti o limiti alla procedura. Inoltre, in questi giorni, in Francia, alcune associazioni denunciano una carenza ‘sospetta’ di pillole abortive nelle farmacie. In Italia, secondo gli ultimi dati del ministero della Salute, nell’ultimo trimestre 2020, il ricorso all’aborto farmacologico è stato pari al 42% del totale delle interruzioni di gravidanza. Ma con forti differenze tra regioni: si va dall’1,9% del Molise a oltre il 50% in Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Basilicata.

In particolare – secondo l’ultima Relazione al Parlamento del ministero della Salute sull’attuazione della legge 194 – nel 2020 sono state notificate 66.413 interruzioni di gravidanza, in diminuzione del 9,3% rispetto al 2019, e in continuo calo a partire dal 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto (234.801 casi). Aumenta invece il ricorso all’aborto farmacologico: nel 2020 il mifepristone (o RU486) con successiva somministrazione di prostaglandine è stato adoperato nel 31,9% dei casi, rispetto al 24,9% del 2019 e al 20,8% del 2018. Ma dalle informazioni dettagliate sul tipo di intervento fornite dalle Regioni, risulta che il ‘solo mifepristone’ è stato utilizzato nell’1,8% dei casi, il ‘mifepristone + prostaglandine’ nel 31,9% e le ‘sole prostaglandine nell’1,4%, che nell’insieme fanno salire la percentuale al 35,1% del totale delle Ivg.

Una percentuale, quella del ricorso all’aborto farmacologico, salita al 42% nell’ultimo trimestre del 2020, dopo la circolare del ministero della Salute che, ad agosto 2020, ha aggiornato le linee guida “sull’interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”. La circolare ha previsto infatti l’estensione della metodica fino a 63 giorni, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale (non più 49 giorni, pari a 7 settimane) e la possibilità di effettuazione in regime di day-hospital e in regime ambulatoriale, presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, e autorizzate dalla Regione, e anche presso i consultori.

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