Ai aiuterà neurologo a gestire ictus e prevedere prognosi
Roma, 20 giu. (Adnkronos Salute) – L’intelligenza artificiale aiuterà il neurologo a gestire l’ictus e a prevederne la prognosi. E’ questo lo scopo del progetto TruStroke, con cui la Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs è risultata vincitrice del prestigioso bando Horizon della Commissione europea, insieme ad altri 12 partner. Il progetto, incentrato sull’uso dell’intelligenza artificiale nei pazienti con ictus, sarà finanziato per un ammontare complessivo di 6 milioni di euro. Il ruolo del Gemelli sarà quello di coordinare il work package clinico (Wp6) del progetto.
Per arrivare allo sviluppo di una nuova piattaforma basata appunto sull’intelligenza artificiale, al servizio di medici, pazienti e caregiver, è necessario ‘istruire’ gli algoritmi di intelligenza artificiale per far loro imparare come evolve l’ictus in un vasto gruppo di pazienti. Completata la fase preparatoria, questi strumenti di Ai saranno validati su una serie di pazienti, per verificare se sono stati correttamente ‘addestrati’, per valutare cioè se la previsione che l’algoritmo fa in termini di miglioramento o peggioramento clinico, di recidiva di ictus, di re-ospedalizzazione, di aderenza alla terapia di prevenzione secondaria, risulti affidabile o meno.
“L’intelligenza artificiale – spiega Pietro Caliandro, dirigente medico della Stroke Unit del Policlinico Gemelli, docente di Neurologia al l’Università Cattolica, campus di Roma, e coordinatore del Work Package clinico del progetto – ha un’enorme potenza di calcolo e potrebbe rivelarci, in fase molto precoce, una serie di informazioni che attualmente ci sfuggono. Questi algoritmi potrebbero cioè permetterci di prevedere con precisione, già nei primi 2-3 giorni dall’ictus, quale sarà l’evoluzione clinica di quel paziente a distanza di 10 giorni o a 3, 6, 12 mesi, in termini di sopravvivenza e di sviluppo di disabilità. Se gli algoritmi che stiamo costruendo si dimostreranno validi, si potrà ottimizzare il percorso di cura del paziente – sottolinea – non solo in ospedale, migliorando la sua assistenza e i tempi di degenza, ma anche a domicilio, dove continuerà a essere seguito attraverso strumenti e applicazioni che faranno da interfaccia tra il paziente a casa e noi in ospedale”.
Il progetto TruStroke si articola in due grossi filoni: la parte tecnica, che si occuperà di sviluppare gli algoritmi, e la parte clinica, coordinata dal Policlinico Gemelli. I partner tecnici sono Eurecat, Josef Stefan Institute, Nora Health, Politecnico di Milano, Cnr, Nacar. Verrà inoltre sviluppata e utilizzata un’infrastruttura di apprendimento federato (ospitata dal Cern) per consentire una creazione collaborativa di modelli predittivi affidabili basati sull’Ai, sfruttando i dati relativi all’ictus, senza compromettere la privacy (Eatris, Stroke Alliance for Europe) e implementando i migliori protocolli di sicurezza.
La Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e il Centro multidisciplinare Gemelli Generator, diretto dal professor Vincenzo Valentini, avranno il ruolo di coordinare le attività cliniche, svolte in strutture ospedaliere di rilievo mondiale (ospedale universitario Vall D’Hebron di Barcellona, Università Cattolica di Lovanio, Policlinico universitario di Ljubljana); si occuperanno di definire le variabili cliniche su cui si baseranno i modelli predittivi, di promuovere gli studi clinici per verificare l’efficacia dei modelli predittivi sviluppati e di validarli clinicamente; contribuiranno inoltre all’integrazione dei risultati nelle linee guida che a livello internazionale definiscono gli aspetti salienti della cura dei pazienti con ictus.
“Il progetto TruStroke – spiega Paolo Calabresi, direttore dell’Unità operativa complessa di Neurologia del Policlinico Gemelli e ordinario di Neurologia all’Università Cattolica – rappresenta una straordinaria opportunità di implementazione dei processi di gestione dei pazienti con ictus ischemico con importanti ricadute per il singolo paziente e la collettività”. Il coordinamento generale del network è affidato all’Ospedale universitario di Vall D’Hebron di Barcellona.
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