Aids: Oms, 38 mln hanno Hiv di cui 5,9 mln senza cure, 4 mln i casi sommersi
Milano, 1 dic. (Adnkronos Salute) – Sono 38 milioni le persone che a livello globale convivono con il virus Hiv, di cui 5,9 milioni non ricevono cure. Un bilancio aggravato dalla presenza di altri 4 milioni di casi sommersi, persone che hanno l’infezione senza saperlo. Sono alcuni dei dati evidenziati dall’Organizzazione mondiale della sanità in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra oggi all’insegna dello slogan “Equalize”, ossia “affrontare e abbattere le disuguaglianze” nell’assistenza all’Hiv/Aids”.
Un messaggio, quello scelto per quest’anno, che evidenzia “la necessità di garantire che i servizi essenziali per l’Hiv raggiungano i più a rischio e i più bisognosi – spiega l’Oms – in particolare i bambini che vivono con l’infezione”, gli appartenenti alle “popolazioni chiave” per il contrasto al virus “e i loro partner”.
Il 70% delle nuove infezioni da Hiv si verifica tra persone emarginate e spesso criminalizzate, sottolinea ancora l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità, che descrive un quadro internazionale a luci e ombre: “Sebbene la trasmissione” del virus “sia complessivamente diminuita in Africa, negli ultimi 10 anni – rimarca l’Oms – non si è registrato alcun calo significativo tra gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini, un gruppo chiave di popolazione”.
L’agenzia ginevrina pone l’accento anche sulle “epidemie sovrapposte di Hiv e mpox”, il nuovo nome dato dall’Oms al monkeypox o vaiolo delle scimmie. “I dati disponibili – riporta l’organizzazione – mostrano che, tra le persone con mpox confermato, un numero elevato, il 52%”, quindi più della metà, già “vivono con l’Hiv. I dati globali suggeriscono che le persone con mpox e Hiv non trattato sembrano rischiare una malattia più grave rispetto alle persone senza Hiv”.
“L’attuale risposta a mpox – prosegue l’Oms – mostra che il contagio può diffondersi rapidamente tra i gruppi di persone legate da contatti sessuali e all’interno delle popolazioni emarginate. Ma può anche essere prevenuto con risposte guidate dalle comunità” più colpite “e atteggiamenti aperti per affrontare lo stigma. Così salute e benessere possono essere migliorati e si possono salvare vite umane”.
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