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Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare del futuro, al via Caract 2025

4 Dicembre 2025

Roma, 4 dic. (Adnkronos Salute) – Si sono aperti a Bologna i lavori del Congresso Caract 2025 di Anestesia e rianimazione cardiotoracovascolare, organizzato dalla Società italiana di anestesia, analgesia e terapia intensiva (Siaarti), che per due giorni riunisce oltre 450 specialisti al Best Western Plus Tower Hotel. Dopo il sold out raggiunto già nelle settimane precedenti, il congresso entra ora nel vivo con le prime sessioni dedicate allo shock cardiogeno e settico, alle nuove tecnologie di supporto extracorporeo e alle più recenti strategie di gestione perioperatoria del paziente complesso.

“Ritrovarsi in una sala così piena, sapendo che molti colleghi non hanno potuto iscriversi perché i posti erano esauriti da giorni, ci ricorda quanta responsabilità abbiamo come società scientifica” sottolinea la presidente Siaarti, Elena Bignami, che è anche direttore Uoc Anestesia e rianimazione dell’azienda ospedaliera di Parma, nel suo saluto inaugurale. “Caract – spiega – non è solo il congresso che ha riempito per primo tutte le iscrizioni in anticipo: è il luogo dove ci confrontiamo, in modo molto concreto, su come garantire a ogni paziente cardiotoracico e vascolare la migliore possibilità di cura. L’alta complessità non è più un’eccezione ma la norma, e la qualità delle decisioni che prendiamo in sala operatoria e in terapia intensiva dipende anche da momenti come questo, in cui mettiamo in discussione ciò che facciamo tutti i giorni”.

La sessione di apertura è dedicata allo shock cardiogeno, con un focus particolare sull’integrazione tra vasopressori, inotropi e supporti meccanici. L’attenzione si è concentrata non solo sulla scelta dei dispositivi, ma sulla costruzione di percorsi strutturati che permettano di attivarli in tempi utili e di valutarne l’impatto sugli organi bersaglio. “Lo shock cardiogeno non è una fotografia, è un film che cambia minuto per minuto – osserva Ettore Panascia, tra i responsabili scientifici del congresso – Non esiste un protocollo valido per tutti: dobbiamo imparare a leggere in modo dinamico l’emodinamica, a usare i vasopressori in modo più selettivo, a decidere quando passare al supporto meccanico e quando invece insistere sull’ottimizzazione farmacologica. A Caract cerchiamo di mettere insieme esperienza clinica e dati più recenti proprio per costruire percorsi che abbiano senso nelle terapie intensive reali, non solo nei trial”.

Nel corso della giornata si parlerà anche di shock settico, vasopressori e introduzione di nuove molecole, con un’attenzione particolare alle implicazioni sulla funzione d’organo e sulla sopravvivenza a medio termine. Il filo conduttore è quello della ‘sartoria terapeutica’: adattare intensità e combinazioni di farmaci e dispositivi al profilo di rischio di ciascun paziente, in dialogo costante tra intensivi, anestesisti e cardiologi. Al centro dei lavori anche la chirurgia toracica e le sue ricadute anestesiologiche. Le sessioni dedicate alle tecniche mininvasive – dalla videochirurgia alle procedure robotiche – mettono in evidenza come stia cambiando il lavoro in sala operatoria e in terapia intensiva.

“Oggi vediamo pazienti che tornano a casa più rapidamente, ma spesso arrivano da noi con un bagaglio di fragilità importante – evidenzia Cecilia Coccia del comitato scientifico del congresso – Il compito dell’anestesista non è solo ‘addormentare’ il paziente, ma accompagnarlo lungo un percorso che comincia con la valutazione preoperatoria, passa per tecniche loco-regionali mirate e strategie di ventilazione dedicate e arriva al post-operatorio con protocolli di recupero rapido. Il congresso ci permette di confrontare esperienze diverse e capire quali scelte, nella pratica, fanno davvero la differenza sui giorni di degenza, sulle complicanze respiratorie, sulla qualità del recupero”.

Un altro asse centrale di Caract 2025 è la gestione perioperatoria integrata, in cui l’organizzazione dei percorsi ha un peso tanto quanto la scelta delle tecniche. “Parlare di alta complessità oggi significa ragionare su come è costruito l’intero percorso del paziente, non solo su come è condotto il singolo atto anestesiologico – sottolinea Domenico Massullo del comitato scientifico del congresso – La vera sfida è coordinare reparti, sale operatorie e terapie intensive in modo che la fragilità venga intercettata presto e che il rischio venga condiviso tra team diversi. Carcat è nato proprio per far emergere anche la dimensione organizzativa: come distribuiamo le risorse, come costruiamo team, come dialoghiamo con le direzioni sanitarie quando servono modelli dedicati per il paziente cardiotoracovascolare ad alto rischio”.

Guardando alla giornata di domani, il congresso entrerà nel merito delle applicazioni dell’intelligenza artificiale e del monitoraggio emodinamico avanzato, con una particolare attenzione alla protezione d’organo. Le relazioni affronteranno l’uso di algoritmi predittivi per anticipare le instabilità emodinamiche, il ruolo dei diversi sistemi di monitoraggio – dall’ecocardiografia al catetere polmonare fino agli indici derivati da analisi automatizzate – e l’impatto di queste tecnologie su cervello, rene e microcircolo. “Ogni monitor ci restituisce numeri, ma il nostro compito è trasformare quei numeri in una storia clinica coerente – commenta Luigi Tritapepe, del comitato scientifico del congresso -. La personalizzazione della gestione emodinamica nasce da qui: non accontentarsi di un valore “accettabile”, ma interrogarsi su cosa significhi per quel paziente, in quel momento, alla luce della sua fragilità e del tipo di intervento. Gli strumenti di monitoraggio e le nuove tecnologie ci aiutano se li usiamo per affinare le decisioni, non per sostituirle”.

Nelle stesse ore, un altro filone di lavori sarà dedicato alle tecniche di anestesia locoregionale, al Patient Blood Management e alla protezione degli organi vitali durante gli interventi maggiori. Le esperienze presentate permetteranno di discutere in modo critico l’impatto di strategie come la riduzione mirata delle trasfusioni, l’uso di test viscoelastici intraoperatori, la modulazione dei target di pressione arteriosa e il ricorso selettivo ai supporti meccanici nelle fasi più delicate del percorso chirurgico. L’obiettivo, ribadito fin dall’apertura, resta quello di ridurre il rischio di complicanze e di restituire ai pazienti una qualità di vita migliore dopo interventi ad altissima complessità.

Per Siaarti, Caract 2025 è anche un luogo di ascolto delle esigenze che arrivano dai professionisti e dai centri italiani. “Spesso la terapia intensiva e l’anestesia cardiotoracovascolare sono viste soprattutto come voci di costo – ha concluso la presidente Bignami -. Noi, con un congresso come questo, proviamo a mostrare l’altra faccia: investire in competenze, in formazione e in modelli organizzativi adeguati significa evitare complicanze, ridurre giornate di degenza, salvare vite. I messaggi che escono da Caract devono aiutarci a costruire un dialogo più forte con chi governa il sistema sanitario”. Il congresso proseguirà fino a domani 5 dicembre, alternando relazioni, dibattiti e momenti di discussione di casi clinici complessi, con un costante confronto tra anestesisti, intensivisti, cardiochirurghi, chirurghi toracici e vascolari, perfusionisti e infermieri specializzati.

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