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Anziani, indagine su over 65: la metà teme declino cognitivo e difficoltà motorie

29 Maggio 2025

Roma, 29 mag. (Adnkronos Salute) – Vogliono mantenere a lungo la propria autonomia, ma per farlo gli over 65 devono concentrarsi su alimentazione e movimento. Ricordando che il muscolo è l’organo della longevità per eccellenza. Come rivelano i dati dell’Osservatorio Nestlé nato nel 2009 per sondare le abitudini alimentari e gli stili di vita degli italiani, aggiornati al 2024 e riferiti alle principali preoccupazioni di salute degli ultra 65enni, più della metà (51%) teme il declino cognitivo associato all’Alzheimer e alla demenza e in generale il decadimento mentale senile. L’incorrere in difficoltà motorie è al secondo posto tra i punti di attenzione, come indica il 48% degli intervistati. La possibile perdita dell’indipendenza e dell’autonomia funzionale è la terza fonte di preoccupazione (43%). Con l’obiettivo di promuovere una longevità attiva nasce ‘Vivi l’età’, la campagna sociale di Meritene, brand di Nestlé Health Science per la nutrizione completa e il benessere degli adulti, che vuole ispirare un modo nuovo di vivere ogni età con energia, libertà e consapevolezza.

Invecchiare in salute non è (solo) una questione genetica. Il nostro patrimonio di geni conta molto meno dei fattori ambientali – 10 volte nello specifico – nel determinare come evolverà la nostra vita da senior, evidenzia un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Oxford. A contare davvero nell’affrontare gli anni che passano sono: stile di vita, attività fisica, la socialità, una corretta alimentazione e la prevenzione. “Chi ha oggi 80 anni molto probabilmente non era sovrappeso da bambino, era sicuramente meno sedentario, viveva in città meno inquinate e dove la socialità era più fitta e variegata – afferma Ennio Tasciotti, direttore dello Human Longevity Program all’Irccs San Raffaele di Roma – Quando si parla di longevità, fattori come questi hanno un ruolo cruciale perché il nostro trascorso individuale e generazionale ha un peso grandissimo sul ‘quanto’, ma soprattutto sul ‘come’ invecchiamo. La sfida per un invecchiamento di successo va affrontata presto, adottando quanto prima comportamenti protettivi e lungimiranti: investire nella salute oggi è la strategia più efficace per guadagnare qualità di vita domani”.

Invecchiare “non significa rallentare o perdere funzionalità – continua Tasciotti – ma entrare in una nuova fase della vita, ricca di opportunità da cogliere giorno dopo giorno, con pienezza e vitalità. Salute e benessere non sono frutto del caso: dipendono da scelte concrete come un’alimentazione completa e mirata, un’attività fisica regolare e la costruzione di relazioni sociali significative, pilastri riconosciuti dalla comunità medica e scientifica per rallentare i processi di decadimento funzionale, stimolare e supportare il metabolismo e preservare la qualità della vita in età avanzata”.

“Se da giovani si pensa a come mantenere la pelle elastica e senza rughe, un aspetto sano e giovanile, e un fisico tonico e armonioso – osserva l’esperto – da over 65 la preoccupazione più importante è, giustamente, l’autonomia. Il sentirsi abbastanza in forze, a livello cognitivo e fisico, per poter avere una vita attiva e indipendente. E’ proprio questa percezione che deve guidare oggi il nostro approccio alla longevità: prevenire il declino cognitivo e muscolare non è solo possibile, ma sempre più necessario”.

I 2 bisogni più sentiti che emergono dai dati dell’Osservatorio Nestlé, per quanto riguarda i cittadini più senior, sono fortemente interconnessi: sentirsi in forze (58%) e restare attivi (49%). Uno studio condotto dalla Stanford University ha rivoluzionato la nostra comprensione dell’invecchiamento, dimostrando che non si tratta di un processo uniforme, ma che ogni organo del corpo può invecchiare a ritmi diversi, influenzando la nostra salute e longevità. Lo studio ha anche individuato due tappe critiche nel nostro invecchiamento biologico: la prima attorno ai 40 anni, la seconda intorno ai 60. E’ in questi momenti che il corpo mostra i cambiamenti più significativi. La buona notizia? Alcuni comportamenti sembrano davvero in grado di rallentare l’avanzamento dell’orologio biologico.

“Per mantenere indipendenza, autonomia e sentirsi in forze, superati gli ‘anta’ è fondamentale porre attenzione al regime alimentare, soprattutto per quello che riguarda l’apporto proteico quotidiano che, calibrato in base all’età, al peso e al livello di attività fisica, è fondamentale per mantenere la massa muscolare, che con l’età tende a ridursi – rimarca Tasciotti – E non è solo una questione estetica: la salute muscolare è direttamente legata al metabolismo, alla forza, all’equilibrio e persino alla prevenzione delle malattie croniche. Il muscolo è l’organo della longevità per eccellenza. La sarcopenia, ovvero la perdita progressiva di massa e forza muscolare, è ciò che davvero ci rende ‘anziani’, nel senso di più fragili. Mangiare bene e continuare a muoversi, soprattutto dopo i 60 anni, sono aspetti chiave per una longevità intesa non solo come prolungamento della vita, ma come mantenimento della sua qualità negli anni. Un aspetto cruciale, in relazione alla sarcopenia, è il ribilanciamento della dieta integrando quei nutrienti che, con l’età che avanza, diventano essenziali per mantenere tono e forza muscolare”.

Quella over 65 , inoltre, è la fascia di popolazione che ha cambiato maggiormente il proprio stile di vita nell’ultimo anno. Lo si vede in particolare da alcune abitudini, come il fatto che quasi la metà (49%) occupa il tempo guardando la Tv. Ma se da questo singolo dato si potrebbe pensare a una crescita dell’isolamento e della sedentarietà, tra le abitudini acquisite in questa fase della vita spiccano anche molti aspetti positivi: quasi 3 su 10 (29%) dedicano più tempo alla propria salute; il 28% occupa le giornate prendendosi cura dei nipoti; il 26% sostiene di aver più tempo da dedicare ad attività che prima erano secondarie; 1 su 4 è attento a fare maggior movimento tutti i giorni e 1 su 5 (21%) a coltivare nuovi hobby. “Le statistiche indicano che c’è una fetta di popolazione anziana che sta invecchiando bene – osserva Tasciotti – e che probabilmente continuerà ad invecchiare meglio di quanto faranno i loro figli”. Le generazioni più giovani vivono oggi in città più inquinate, sono sottoposte a crescente ansia e stress, hanno una vita sociale ridotta.

“L’aumento progressivo delle aspettative di vita che abbiamo osservato negli ultimi 200 anni non è un fatto lineare e scontato – avverte lo specialista – Pensare che continuerà a crescere anche per le attuali generazioni negherebbe quello che raccontano le ultime ricerche. Diverse malattie croniche (diabete, disturbi metabolici e cardiovascolari) stanno comparendo in età sempre più precoce, già tra i 30 e i 40 anni, anche a causa di abitudini alimentari scorrette, sedentarietà e scarsa qualità del sonno. Per la medicina della longevità non basterà più curare, bisognerà prevenire”.

Il segreto della longevità? “Affidarsi ad esperti e occuparsi, in modo olistico, di tutti i fattori che incidono sulla qualità di vita quando l’età avanza – risponde Tasciotti – A mio parere, per chi sta ancora bene la vera strategia passa attraverso i tre livelli della prevenzione. La primaria, che mira ad evitare l’insorgenza delle malattie, attraverso l’adozione di uno stile di vita sano. La secondaria, che punta a individuare precocemente la patologia prima che si manifesti con sintomi clinici, attraverso screening periodici. Infine la terziaria, che serve a gestire al meglio le malattie già in corso, per rallentarne la progressione e migliorare la qualità della vita. In sintesi, per vivere bene e a lungo non esistono formule magiche. Serve piuttosto un impegno costante e personalizzato, che unisca la guida dei professionisti della salute a scelte consapevoli nella vita quotidiana”.

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