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Appello 100 direttori Salute mentale, ‘a mani nude, servono nuovi strumenti’

Aprile 24, 2023

Roma, 24 apr. (Adnkronos Salute) – “I gravi disturbi di personalità antisociali, che commettono reati o che evidenziano condizioni pericolose di violenza, sono da affrontare e gestire attivando percorsi specifici di massima sicurezza che garantiscano cure appropriate, ma anche l’incolumità e la protezione di chi lavora, come avviene in tutti i Paesi del mondo civile. C’è bisogno di una nuova progettazione e rivalutazione della salute mentale in carcere. C’è necessità di rivedere le norme sulla seminfermità e sulla non imputabilità. C’è bisogno di nuovi strumenti, sia dal lato sanitario che della giustizia, senza continuare a lasciare a mani nude migliaia di operatori. Anche perché la vicenda di Barbara non debba riguardare in futuro altri operatori”. Si legge in una lettera-appello alle istituzioni, firmata da 100 direttori dei dipartimenti di Salute mentale italiani dopo la morte della psichiatra Barbara Capovani a Pisa.

“Il dramma di Barbara Capovani, responsabile della Spdc dell’Azienda Usl Nord Ovest Toscana, aggredita, come ritenuto dalla polizia, da un paziente con diversi precedenti penali, vede in primo luogo la vicinanza dei direttori dei dipartimenti di Salute mentale italiani alla collega psichiatra, alla famiglia, ai suoi affetti e a tutti gli operatori che hanno lavorato al suo fianco – scrivono i direttori – Si tratta di una tragedia a fronte della quale non possiamo e non dobbiamo rimanere inermi. Certamente va affrontato in generale in modo incisivo il tema delle aggressioni agli operatori sanitari, ma c’è anche un tema specifico del rapporto tra salute mentale e giustizia fino ad oggi nascosto sotto il tappeto. La stessa Corte Costituzionale, con la sentenza 22 del 2022, ha chiesto al Parlamento di intervenire, così come noi stessi direttori di dipartimento di Salute mentale abbiamo recentemente diffuso una lettera-appello a tutte le istituzioni per affrontare le gravi criticità dei nostri servizi territoriali ed ospedalieri. Due richieste, ad oggi senza risposte”.

“C’è bisogno di rivedere, dopo la giusta chiusura degli Opg, l’attuale situazione critica di risposte della società ai pazienti psichiatrici, o così ritenuti tali, che commettono reati, che sta riversando su chi lavora nei reparti di psichiatria e nelle Rems. Problematiche, in particolare, relative a quelle persone che manifestano manifestazioni aggressive incoercibili che non possono essere gestite con iniziative solo sanitarie”, concludono i direttori.

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