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Aviaria: in Italia 79 casi in uccelli selvatici, nessun caso tra mammiferi

17 Febbraio 2023

Roma, 17 feb. (Adnkronos Salute) – La situazione dei casi di influenza aviaria H5N1 in Italia: “Negli uccelli selvatici, a partire da settembre 2022, sono stati ufficialmente confermati 79 casi di positività fra gabbiani (19), alzavole (13), germani (10) e altri esemplari di rapaci e anatidi. Molti altri casi sospetti nei gabbiani sono in corso di conferma. Il persistere di casi nei selvatici evidenzia la continua circolazione di H5N1 sul territorio italiano, in linea con quanto sta avvenendo in altri Paesi europei ed extra europei in cui si registra un aumento di casi anche nel pollame e nei mammiferi selvatici, e in cui sono stati segnalati anche sporadici casi in mammiferi domestici”. Lo evidenza l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie (IzsVe), in una nota sull’evoluzione dell’influenza aviaria nel nostro Paese. In Italia, precisano i ricercatori, “non sono stati registrati casi tra i mammiferi, tuttavia sono previste attività di monitoraggio anche in queste specie, in particolare nelle aree umide frequentate da uccelli selvatici potenzialmente infetti”.

“Negli uccelli domestici – spiega l’IzsVe – la situazione è più favorevole, dopo la drammatica ondata epidemica di H5N1 Hpai (ad alta patogenicità) che ha investito prevalentemente il Nord-Est nell’inverno 2021-2022, con 317 focolai negli allevamenti. L’ultimo focolaio nel pollame risale infatti al 23 dicembre 2022, portando a 30 il numero dei casi confermati da settembre 2022. I focolai sono stati riscontrati principalmente in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna”.

“Il virus H5N1, come molti altri i virus respiratori, è molto plastico e il suo tasso di mutazione genetica è piuttosto elevato – proseguono gli esperti IzsVe – Alcuni ceppi del virus H5N1 (clade 2.3.4.4b) attualmente circolanti fra gli uccelli hanno mostrato mutazioni considerate segni di adattamento ai mammiferi. Alcuni animali, come i visoni, potrebbero consentire il riassortimento genetico di diversi virus influenzali, da cui possono emergere varianti virali più pericolose per gli animali e l’uomo. Sono attualmente in corso presso i laboratori del Centro di referenza per l’influenza aviaria dell’IzsVe studi per approfondire le caratteristiche genetiche e biologiche del ceppo identificato nei visoni in Spagna”.

“La sorveglianza genetica consente non solo di identificare correttamente il virus, ma anche di studiarne le mutazioni – evidenziano i ricercatori – Gli studi finora condotti dall’IzsVe indicano un’evoluzione solo parziale del virus che, per il momento, non è in grado di causare un contagio inter-umano. Non si può escludere però che il virus in futuro possa acquisire caratteristiche tali da renderlo trasmissibile da uomo a uomo. Una delle armi più efficaci per individuare tempestivamente questa eventualità è la condivisione delle sequenze genetiche fra i membri della comunità scientifica, in modo da seguire l’evoluzione del virus nel tempo e nello spazio e capire se si verificano mutazioni che favoriscono la replicazione nei mammiferi”.

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