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Cancro seno, con test genomici – 48% ricorso a chemioterapia

10 Novembre 2025

Roma, 9 nov. – (Adnkronos) – Il tumore più frequente in Italia è quello della mammella che fa registrare ogni anno 53mila nuove diagnosi. Per la prevenzione della neoplasia già esiste il programma di screening attraverso la mammografia biennale. Si stima che in Italia in cinque anni sono state salvate 13.660 vite grazie alla diagnosi precoce garantita dagli screening.

“Merito di questo successo è da ricercare però anche nell’innovazione terapeutica in cui l’oncologia di precisione gioca un ruolo decisivo. Uno dei passi avanti importanti degli ultimi 20 anni è rappresentato dai test genomici che consentono una reale personalizzazione delle cure ed evitano la somministrazione di terapie inutili. Sono esami fondamentali, infatti, sono stati inseriti nell’aggiornamento dei Lea. Vengono utilizzati nel carcinoma mammario ormonoresponsivo per stabilire, dopo l’intervento chirurgico, la necessità o meno di ricorrere solo all’ormonoterapia ed evitare così l’aggiunta di altre cure più invasive per prevenire la recidiva di malattia. Uno dei test disponibili in Italia ha dimostrato di ridurre del 48% il ricorso alla chemioterapia”. Così Alessandra Fabi, Consigliere nazionale Aiom nel corso della conferenza stampa finale del 27esimo congresso nazionale dell’Associazione nazionale oncologia medica che si chiude oggi a Roma.

“A livello nazionale è stato creato nel 2020 un fondo di 20 milioni di euro per l’acquisto dei test genomici per 10mila pazienti l’anno – sottolinea Fabi – Ora queste risorse sono quasi terminate e secondo più recenti studi scientifici le donne che in Italia necessitano dell’esame ammontano a 13mila l’anno. Il fondo va perciò incrementato di ulteriori 5 milioni per assicurare esami che devono rientrare stabilmente nella pratica clinica”. I test genomici sono “in grado di migliorare la qualità di vita delle pazienti soprattutto perché limitano l’uso di farmaci con effetti collaterali importanti, anche a lungo termine. Hanno dimostrato un’evidente capacità di orientare in positivo le scelte terapeutiche degli oncologi e di personalizzare i trattamenti anti-tumorali. Al tempo stesso favoriscono la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”, conclude.

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