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Colesterolo buono basso in pazienti con fegato grasso predice cancro

16 Dicembre 2022

Roma, 16 dic. (Adnkronos Salute) – Un basso livello di colesterolo Hdl, il cosiddetto colesterolo buono, è associato a una maggiore probabilità di sviluppare l’epatocarcinoma e sembra poter predire il cancro del fegato 5 anni prima della diagnosi. E’ quanto emerge da uno studio dell’Università Aldo Moro di Bari, sostenuto dalla Fondazione di ricerca sul cancro Airc, pubblicato oggi sul ‘Journal of Hepatology Reports’. Fino a pochi anni fa – ricorda una nota Airc – la maggior parte delle patologie tumorali del fegato erano associate alle infezioni da epatite B e C. Oggi invece è noto che il tumore del fegato più frequente nelle persone tra i 55 e 75 anni è l’epatocarcinoma che si sviluppa in soggetti senza infezione, apparentemente sani, che non avvertono alcun sintomo, ma che a livello del fegato già presentano una condizione patologica di steatosi, ossia un accumulo di grasso che può portare a una successiva fibrosi.

L’epatocarcinoma – dettaglia ancora la nota – è considerato dalla European Association for the Study of Liver Disease un tumore ‘metabolico’. Nei soggetti dismetabolici, infatti, l’eccessivo accumulo di grasso nel fegato provoca un’infiammazione delle cellule, determinando una vera e propria epatite da grasso e conseguentemente una fibrosi epatica. Tale condizione costituisce un terreno molto fertile per lo sviluppo dell’epatocarcinoma. Nell’ambito degli studi sul metabolismo e il cancro del fegato, il gruppo di ricerca coordinato da Antonio Moschetta dell’ateneo barese ha dimostrato che nei pazienti con fibrosi epatica un basso livello di colesterolo Hdl è associato a una maggiore probabilità di sviluppare l’epatocarcinoma e sembra poter predire la malattia già 5 anni prima della diagnosi. Nello studio i ricercatori hanno analizzato i parametri clinici, ecografici ed ematochimici di oltre 1.000 sospetti pazienti con problemi metabolici, seguiti presso la Clinica medica universitaria ‘C. Frugoni’, diretta da Carlo Sabbà, dell’Azienda ospedaliero-universitaria Policlinico di Bari.

“Gli individui che hanno sviluppato epatocarcinoma nei successivi 5 anni, alla prima valutazione al tempo 0, mostravano livelli più bassi di colesterolo Hdl, a parità di fibrosi epatica”, afferma Moschetta. “Inoltre, selezionando i pazienti che hanno poi sviluppato il cancro tra coloro che 5 anni prima avevano basso colesterolo Hdl, abbiamo osservato che questi ultimi, a parità di colesterolo Hdl basso e fibrosi epatica, mostravano un significativo aumento del girovita, che è una misura dei depositi di grasso a livello del tessuto adiposo viscerale e un segno di infiammazione dell’organismo”.

Regolarizzando il metabolismo del paziente – sottolinea la nota – è possibile far regredire la fibrosi. Quindi, la scoperta che un singolo biomarcatore ematico possa predire con largo anticipo la diagnosi di epatocarcinoma potrebbe permettere di identificare i soggetti a rischio, prima ancora che sviluppino sintomi specifici. In altre parole, potrebbe essere possibile prevenire questo tipo di cancro tramite modifiche nutrizionali e/o farmacologiche.

Nell’articolo, la cui prima autrice è Lucilla Crudele, si confermano le precedenti scoperte del gruppo sul ruolo del metabolismo del colesterolo nei processi della cancerogenesi. Inoltre si dimostra ancora una volta l’importanza di una nutrizione e di comportamenti e abitudini salutari, quali modalità essenziali per aumentare i livelli di Hdl nel fermare lo sviluppo del cancro e nel sottrargli l’energia per crescere.

“Oggi sappiamo – conclude la ricercatrice – che un soggetto che ha fegato grasso e basso colesterolo Hdl associato a un aumentato girovita ha un rischio aumentato di sviluppare l’epatocarcinoma entro i successivi cinque anni. Queste informazioni ci permettono di seguire questi pazienti, anzi, ci obbligano a farlo con ecografie puntuali e ripetute, e a dare loro indicazioni per modificare il proprio stile di vita al fine di ritornare a una condizione ottimale per proteggersi e ridurre il rischio di sviluppare il cancro”.

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