Covid: disinformazione e complottismo social su vaccino ostacolo a campagna
Roma, 20 mag. (Adnkronos Salute) – I social media hanno avuto “un ruolo determinante nel diffondere disinformazione e notizie complottistiche che hanno indebolito le campagne vaccinali anti-Covid e quindi in qualche modo favorito nei fatti la pandemia. Le opinioni contro la vaccinazione sono prevalenti sui social media rispetto alle opinioni a favore dei vaccini”. Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni di uno studio internazionale su relazione tra social media e vaccini, condotto dalla professoressa Fidelia Cascini, ricercatrice del Dipartimento di scienze della vita e sanità pubblica, Sezione di igiene dell’Università Cattolica, campus di Roma, in collaborazione con New York Medical College e Università di Belgrado.
Lo studio, pubblicato oggi sulla rivista eClinicalMedicine (edita da The Lancet), è una revisione sistematica di tutti i lavori pubblicati sul tema a livello internazionale fino al 13 marzo 2022. Sono stati inclusi tutti gli studi che riportavano i risultati su vaccini contro Covid-19 e atteggiamenti e opinioni raccolti dai social media rispetto ai vaccini, oltre che studi che hanno analizzato la relazione tra l’uso dei social media e l’esitanza e l’accettazione dei vaccini anti-Covid-19.
In tutto sono stati presi in esame e analizzati ben 2.539 articoli. Twitter è stato il social media più utilizzato per l’analisi dei contenuti riguardanti gli atteggiamenti degli individui nei confronti della vaccinazione Covid-19.
Dalla revisione è emerso che molti degli studi esaminati svelano la predominanza sui social, Twitter in particolare, di atteggiamenti prevalentemente esitanti rispetto alla vaccinazione, citando come motivazioni preoccupazioni sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino, e sul rapido ritmo della loro approvazione da parte delle agenzie regolatorie dei vari Stati (Fda, Ema, Aifa), le implicazioni a lungo termine per la salute. In particolare, sui social dilagano sentimenti negativi di sfiducia nell’efficacia dei vaccini contro le nuove varianti, la sfiducia nella produzione e nel trasporto dei vaccini, e la controversia sugli ingredienti dei vaccini (tossine, mercurio).
Secondo l’analisi dei ricercatori dell’Università Cattolica, i social sono anche il serbatoio di disinformazione e complottismi come la fake sui vaccini usati per il controllo della popolazione tramite microchip pianificato da Bill Gates, gli effetti negativi della vaccinazione come il cancro e la sterilità, e molti altri.
Inoltre, mentre i tweet a sostegno dei vaccini hanno mostrato una frequenza non costante nel tempo, quelli contrari hanno viaggiato per lo più costanti nel tempo. “Dalla revisione è emerso anche che il movimento anti-vax è stato guidato principalmente da utenti di Twitter politici e non medici, con meno del 10% di questi utenti provenienti dalla comunità medica”, sottolinea Cascini. Questo indica anche il problema dell’inattività o scarsa attività degli operatori sanitari nell’affrontare la disinformazione su Covid-19 e nella diffusione di prove scientifiche per combattere questo problema.
“Twitter è stato riconosciuto come principale piattaforma di social media per raccogliere informazioni sugli atteggiamenti e le opinioni sul vaccino Covid-19 e che permette la cattura di dati in tempo reale”, aggiunge l’esperta. La letteratura riporta anche una somiglianza tra i dati dei sondaggi sull’esitazione vaccinale del 2018 e i dati ottenuti da Twitter.
“Il ruolo chiave di Twitter emerso dal nostro studio – commenta – lo identifica come possibile ‘mezzo sentinella’ che può essere usato per esplorare l’opinione pubblica sulla vaccinazione in modo specifico, il che spiega ulteriormente il suo frequente uso negli studi inclusi nella revisione sistematica. In generale, gli studi che hanno indagato le associazioni tra l’utilizzo dei social media e le intenzioni di vaccinazione hanno osservato principalmente una relazione negativa. Anche la comunità anti-vax è stata guidata principalmente da utenti di Twitter politici e non medici”, rimarca Cascini.
“Le politiche di salute pubblica che mirano a campagne vaccinali efficaci – conclude – dovrebbero essere adattate alle specificità del contesto di riferimento, e i social media hanno il potenziale di fare emergere le criticità da affrontare nei diversi Paesi con diversi contesti. Dirigere le misure di intervento per ridurre al minimo la disinformazione e utilizzare i social media come strumenti per comprendere i comportamenti e le percezioni della popolazione rispetto a temi sanitari importanti e cogenti è dunque diventato un obiettivo fondamentale e irrinunciabile della sanità pubblica”.
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