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Covid: neonatologi, ‘nuovo calo nascite, per la prima volta meno di 400mila bebè’

18 Febbraio 2022

Roma, 18 feb. (Adnkronos Salute) – Il Covid ha pesato sulla voglia di maternità e ha contribuito a gelare quello che papa Francesco ha già definito l’inverno demografico italiano. “Purtroppo stiamo assistendo a un ulteriore calo della natalità – dice all’Adnkronos Salute Luigi Orfeo, presidente della Società italiana di neonatologia (Sin) – A livello nazionale per la prima volta nella storia, nel 2021 siamo scesi al di sotto dei 400mila bambini nati in un anno. Il dato non è ancora definitivo – precisa Orfeo – quello più accurato dell’Istat lo avremo tra qualche mese ma di sicuro siamo tra i 380 e 390mila. Questo perché – sottolinea l’esperto – naturalmente il Covid ha aggiunto alle incertezze economiche degli ultimi anni anche un’incertezza sanitaria che sicuramente non ha contribuito a far sì che le coppie potessero programmare un futuro e quindi anche un bambino”.

Più blando invece l’impatto sanitario della pandemia sulle nascite. “Fortunatamente dal punto di vista delle infezioni neonatali da Covid – afferma Orfeo – le cose sono andate decisamente meglio. Noi come Società italiana di neonatologia abbiamo un registro in cui vengono inseriti i dati dei bambini Covid e pur avendo visto un aumento di positivi da madri con Covid in gravidanza soprattutto nei mesi di dicembre e di gennaio, quando abbiamo registrato un picco davvero molto elevato, in proporzione il numero di bambini che si sono infettati è sempre rimasto molto basso: 1,6% dei neonati con tampone positivo alla nascita e un altro 2,6% con tampone positivo dopo le 48 ore di vita. Una quota minima – sottolinea Orfeo – che è rimasta costante in tutte le ondate epidemiche”. Tra questi “tutti i neonati sostanzialmente asintomatici o pauci sintomatici e nessun neonato grave. Quindi non c’è stata un’incidenza importante sulla mortalità neonatale per il Covid, fortunatamente i neonati sono stati risparmiati”.

C’è stato però un problema legato alla positività al virus di molte mamme. “Sono aumentati nei figli delle madri Covid-positive il numero delle nascite premature. Se nella popolazione generale i prematuri sono tra il 6,5% e il 7%, tra i figli di madri Covid-positive hanno raggiunto il 12%, quindi sostanzialmente il doppio perché da un lato l’infezione in gravidanza aumenta tutti i rischi di quelle patologie che possono condurre a un parto prematuro e dall’altro perché nei casi più gravi di Covid è stato necessario indurre il parto prematuramente per poter curare la madre”.

E sono ancora tante le donne in gravidanza non vaccinate. “Purtroppo è un problema in questo momento – sottolinea Orfeo – Probabilmente c’è stato un difetto di comunicazione nelle prime fasi, però già da giugno e ancor di più da settembre tutte le società scientifiche di area ostetrica, di neonatologia insieme all’Istituto superiore di sanità hanno raccomandato la vaccinazione in gravidanza nel secondo e nel terzo trimestre. Ma noi vediamo ancora oggi donne che hanno cominciato la gravidanza prima dell’estate, quindi in un momento in cui – sottolinea il medico – non c’erano state ancora delle indicazioni precise. Di fronte a una comunicazione che è stata un po’ incerta, chiaramente hanno avuto timore e questo, anche a causa della contagiosità della variante Omicron, ha portato a un incremento di casi. Però fortunatamente – conclude – con conseguenze sui neonati veramente minime”.

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