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Covid: rischio malattia più fragili, -83% con combinazione anticorpi

23 Maggio 2022

Roma, 23 mag. (Adnkronos Salute) – Protegge dalla malattia grave da Sars-Cov-2 i più fragili, soprattutto se con un sistema immunitario compromesso che potrebbero non rispondere adeguatamente ai vaccini anti-Covid. In Italia dallo scorso febbraio, è disponibile una combinazione di anticorpi monoclonali a lunga emivita che “ha dimostrato di ridurre dell’83% il rischio di sviluppare la malattia in forma sintomatica, con una protezione che continua per almeno sei mesi dopo una sola dose. Si riscontrano però differenze regionali nell’accesso dei pazienti a questo trattamento di profilassi pre-esposizione al virus”. Lo hanno ribadito gli esperti intervenuti oggi a Roma al Senato alla presentazione del progetto ‘Covid-19, preveniamolo nei più fragili’, che prevede un tour in dieci regioni, in cui interverranno tutti gli attori coinvolti nella gestione delle persone fragili, inclusi gli assessori regionali. Il progetto è promosso da Senior Italia FederAnziani in collaborazione con AstraZeneca.

I due anticorpi monoclonali umani, tixagevimab e cilgavimab, sono derivati da cellule B donate da pazienti convalescenti che hanno contratto il Sars-CoV-2 e poi sottoposti a modiche biotecnologiche. La loro combinazione “ha dimostrato di essere efficace e di neutralizzare anche il sottolignaggio Ba.2 della variante Omicron”, ha evidenziato Francesco Cognetti, presidente Foce, la Federazione degli oncologi, cardiologica e ematologi.

“I nuovi casi di infezione sono in calo, ma nel nostro Paese i decessi causati dal virus continuano a essere fra i più numerosi al mondo. Inoltre – ha aggiunto Cognetti – la revoca di diverse misure di contenimento di Covid-19 rende oggi più che mai importante tutelare le popolazioni vulnerabili, come gli immunocompromessi. Tutti gli studi pubblicati sulla pandemia mostrano che i pazienti con patologie oncologiche ed ematologiche rappresentano una popolazione particolarmente esposta all’infezione. Vi è una confluenza di fattori di rischio per entrambe le patologie, cioè tumori e Covid-19. E i trattamenti chemioterapici aumentano la probabilità di contrarre il virus e ne incrementano la letalità, attraverso una diminuzione della risposta immune”. (Segue)

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