Covid: studio, in Italia con remdesivir 5mila ricoveri e 1000 decessi in meno
Bologna, 9 nov. (Adnkronos Salute) – Lo scorso anno, in Italia, grazie all’impiego degli antivirali, in 20 settimane sono diminuiti gli accessi in ospedale, i ricoveri in terapie intensiva e i decessi. Lo conferma l’aggiornamento dello studio previsionale promosso da un team di economisti sanitari relativo all’impatto di una terapia antivirale (remdesivir) su costi sanitari e capacity delle terapie intensive, i cui dati sono stati illustrati durante il 43esimo congresso della Società italiana di farmacia ospedaliera (Sifo) a Bologna.
“Lo scorso anno – spiega Alessandro Signorini, direttore Health Economics Evaluation (Hee) Research Unit della Saint Camillus International University of Health and Medical Sciences, che ha coordinato lo studio – abbiamo condotto un’analisi di farmaco-economia sulla riduzione degli accessi in terapia intensiva e dei decessi legati all’impiego di remdesivir. Oggi presentiamo l’aggiornamento delle stime fino a settembre 2022. Questo secondo modello, inoltre, include anche i pazienti ad alto rischio di progressione a malattia severa, che ora possono essere trattati con il farmaco antivirale. I risultati indicano una riduzione di 5mila ospedalizzazioni, di 1.500 accessi in terapia intensiva e di 1.000 decessi, con un risparmio per il Ssn di 51 milioni di euro in un periodo di 20 settimane”.
Il messaggio principale, secondo Signorini, è che “al di là dei risparmi e dell’outcome clinico, bisogna considerare il rapporto costo-opportunità: ridurre le ospedalizzazioni per Covid-19 significa evitare che vengano realizzati percorsi specifici e far risparmiare ulteriori risorse legate alla gestione delle strutture, oltre che migliorare la sicurezza e la salute della popolazione”.
E le esperienze maturate in due anni di Covid in Emilia-Romagna sull’uso degli antivirali, in particolare di remdesivir, la prima terapia al mondo ad essere stata autorizzata per il trattamento di Covid-19, sono state al centro del simposio “Covid-19: il profilo del paziente a due anni dall’inizio della pandemia e il ruolo di remdesivir nel percorso di cura” svoltosi nell’ambito dell’ultimo congresso nazionale Sifo. “Essendo un farmaco che blocca la replicazione del virus – sottolinea Michele Bartoletti, Humanitas University Unità operativa di malattie infettive Humanitas Research Hospital di Milano – se somministrato molto precocemente riesce a dare il meglio di sé, riesce a ridurre il tasso di ospedalizzazione e morte per la malattia soprattutto nelle persone che hanno un rischio concreto di sviluppare delle complicanze e delle conseguenze per l’infezione”.
Un focus è stato dedicato alle popolazioni che non sviluppano una buona risposta anticorpale. “In questa popolazione – continua Bartoletti – bisogna essere molto più attenti, molto più aggressivi nel trattamento perché le conseguenze della malattia possono essere molto simili a quelle che vedevamo all’inizio della pandemia, con gravi casi di polmonite e quindi ospedalizzazione e a volte anche purtroppo il decesso”.
Il simposio è stata anche l’occasione per discutere della best practice in Emilia-Romagna, eccellenza clinica e modello per la gestione della pandemia: la Regione ha infatti garantito costantemente la somministrazione tempestiva dei farmaci anti-Covid, grazie alla Rete Hub&Spoke del Centro di riferimento regionale antidoti attivo dal 2011 e al lavoro degli infermieri. “Un modello che funziona è un modello che raggiunge gli obiettivi prefissati – rimarca Brunella Quarta, referente Centro di riferimento regionale antidoti Rer Uo Farmacia ospedaliera azienda ospedaliera UniFe –. Ovvero, garantire nel minor tempo possibile l’accesso ai farmaci contro il Covid. Inizialmente quelli disponibili erano davvero pochi, quindi garantire un accesso tempestivo significava ottimizzare il risultato terapeutico e per raggiungere questo obiettivo è stata fondamentale la collaborazione tra i referenti farmacisti della rete antidoti, che ha gestito appunto anche i farmaci antivirali: sono stati oltre 50 i farmacisti che hanno gestito le scorte dei farmaci nel periodo pandemico e tuttora continua a gestirli”.
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