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Covid, studio Sapienza: casi gravi causati da elevata produzione anticorpi

22 Luglio 2022

Roma, 22 lug. (Adnkronos Salute) – Perché alcuni sviluppano Covid-19 molto più grave rispetto ad altri? Sul banco degli imputati nello sviluppo delle forme più severe della malattia da Sars-Cov-2 sembrerebbe esserci l’elevata produzione di anticorpi in grado di neutralizzare alcuni modulatori del sistema immunitario, gli interferoni di tipo I (Ifn-I), compromettendone l’attività biologica/antivirale. A dimostrarlo sono due nuovi studi, condotti dal gruppo di ricerca di Guido Antonelli del dipartimento di Medicina molecolare della Sapienza, in collaborazione con i dipartimenti di Sanità pubblica e malattie infettive e Medicina sperimentale, l’Istituto superiore di sanità e la Johns Hopkins University, pubblicati recentemente sulle riviste ‘European Journal of Immunology’ e ‘Clinical Immunology’.

I due lavori hanno rivelato che la funzionalità della risposta degli Ifn-I, in particolare dei sottotipi di Ifn-α e Ifn-ω, è ridotta in maniera significativa nei pazienti che hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti.

Si tratta prevalentemente di pazienti ospedalizzati per forme severe di Covid-19, di sesso maschile, ricoverati in terapia intensiva e con esito dell’infezione infausto. I ricercatori hanno scoperto che anche i positivi all’Hiv-1 che sviluppano forme severe di Covid-19 presentano concentrazioni elevate di anticorpi neutralizzanti con un ampio spettro di specificità verso i sottotipi in questione. E’ stato osservato poi che gli autoanticorpi anti-Ifn-I sono associati a livelli più elevati di marcatori dell’infiammazione e di alcuni marcatori ematologici (come i neutrofili e le piastrine) e che possono essere rilevati non solo nei campioni di sangue, ma anche in quelli respiratori.

“Un punto di forza delle nostre ricerche – spiega Antonelli – è quello di aver svolto un’analisi della presenza di anticorpi neutralizzanti su un numero elevato di pazienti ospedalizzati per Covid-19. In tutti è stata eseguita una valutazione dettagliata della specificità anticorpale e dell’influenza di questi autoanticorpi sulla risposta mediata dagli interferoni e sui parametri biochimici ed ematologici associati ad un maggiore rischio di forme gravi di Covid-19”.

“Queste ricerche – commentano Carolina Scagnolari e Alessandra Pierangeli, coordinatrici della ricerca con la John Hopkins di Baltimora – aggiungono nuovi elementi alla comprensione dei meccanismi immunopatogenetici associati all’infezione causata dal nuovo coronavirus. Infatti, la rilevazione di questi anticorpi nei soggetti infetti da Sars-Cov-2 – concludono le ricercatrici – potrebbe consentire una migliore gestione terapeutica dei pazienti”.

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