Covid: survey, in pandemia problemi liste attesa per 9 cittadini su 10
Roma, 23 mag. (Adnkronos Salute) – Durante la pandemia di Covid, quasi 9 cittadini su 10 hanno avuto problemi per l’allungamento delle liste d’attesa in sanità. Il 13% non ha ancora recuperato le prestazioni perse, mentre il 20% si è rivolto al privato per trovare una risposta. Sono alcuni dati della survey realizzata da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Swg su un campione di 2.300 cittadini, presentata al Senato in una conferenza stampa sul tema ‘Covid-19, 3 anni dopo: quali impatti sulla salute e sulle prestazioni e il ruolo delle vaccinazioni’, promossa dalla senatrice Tilde Minasi (Lega) in collaborazione con Ambrosetti e il Ceis – Centre for Economic and International Studies dell’Università di Roma Tor Vergata, e con il contributo non condizionante di Pfizer.
Secondo i dati illustrati, escludendo la prima fase dell’emergenza pandemica, durante la quale erano state sospese alcune attività e prestazioni sanitarie pubbliche o convenzionate, il 47% dei cittadini ha dichiarato di aver subito dei disservizi nella prenotazione e fruizione di prestazioni sanitarie in termini di esami e prestazioni diagnostiche, esami/visite previste nel piano di cura o interventi chirurgici non urgenti, con un 13% che non è ancora riuscito a recuperare tali prestazioni. L’89% dei cittadini che si è rivolto al sistema pubblico ha riscontrato un allungamento delle liste di attesa che ha portato il 20% a rivolgersi al privato. Quest’ultimo dato, spiega Rossana Bubbico, consulente dell’Area Healthcare di The European House – Ambrosetti, “dimostra purtroppo anche l’incapacità del sistema pubblico di farsi carico dei problemi di salute che si sono accumulati”.
Un intervistato su 5 ha riscontrato maggiori difficoltà di accesso anche alla somministrazione della terza e quarta dose di vaccinazione anti-Covid, riconducibile alla poca chiarezza da parte delle autorità sanitarie e alla distanza dei centri vaccinali dai domicili dei cittadini, verificatasi dopo la chiusura degli hub vaccinali. Dell’89% del campione che si è vaccinato contro Covid-19, il 67% ha dichiarato di aver effettuato anche la terza dose, mentre solo il 15% riferisce di aver effettuato anche la quarta. Pensando a eventuali dosi booster, solo il 42% si dice propenso a un ulteriore richiamo mentre il 9% si dice ancora indeciso, segno evidente di quella che può essere definita ‘vaccine fatigue’.
Dall’indagine emerge come il 47% dei cittadini che hanno contratto il virus ha seguito una terapia domiciliare, ma soltanto il 3% ha assunto i nuovi farmaci antivirali anti-Covid. Il 37% dei cittadini che ha contratto il virus ha avuto sintomi persistenti o segni e sintomi legati all’infezione a un mese di distanza della guarigione, ma di questi soltanto il 47% ha ricevuto una diagnosi conclamata di Long-Covid, con sintomi che hanno avuto impatti significativi sulla vita lavorativa a vario titolo e con solo il 12% che non ha riscontrato differenze nel portare avanti le proprie attività rispetto alla normalità.
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