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Da salmonella a listeria a E.Coli, ipotesi in campo in tossinfezioni alimentari

14 Febbraio 2025

Roma, 14 feb. (Adnkronos Salute) – “Le tossinfezioni alimentari sono condizioni patologiche derivanti dall’ingestione di alimenti contaminati da agenti patogeni o da tossine di origine microbica. Gli agenti che le causano sono molteplici, per lo più si riscontrano batteri, virus e parassiti. La contaminazione degli alimenti può avvenire in molti modi: la carne, per esempio, può essere contaminata già all’origine, perché alcuni microrganismi colonizzano l’intestino dell’animale sano. Frutta e verdura possono essere lavate con acqua contaminata da feci di animale (o di uomo). Sono moltissimi i patogeni in grado di provocare questo genere di infezioni. Il batterio Campylobacter, la più comune causa di diarrea al mondo, si trova soprattutto nelle carni di volatili e pollame, che quindi dovrebbero sempre essere ben cotti”. A fare il punto per l’Adnkronos Salute è l’immunologo clinico Mauro Minelli, docente di nutrizione umana e nutraceutica dell’Università Lum-Giuseppe Degennaro. Nella provincia di Firenze in 4 Rsa 3 anziani sono morti e oltre 100 hanno avuto diarrea e vomito. Sotto accusa i pasti serviti, ma le indagini sono in corso.

“Anche la Salmonella è tra i più comuni batteri causa di tossinfezione. Si trova negli intestini di rettili, uccelli e mammiferi e la sua azione genera diarrea, vomito e crampi addominali, sebbene le sue conseguenze – chiarisce Minelli – possano essere molto più serie in persone già debilitate da patologie”.

Ancora: “I ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossina o Shiga-tossina (Vtec oppure Stec), specialmente O157 – continua lo specialista – sono in grado di aderire e colonizzare la mucosa intestinale generando forme varie di patologia, dalle gastroenteriti emorragiche fino alla Sindrome emolitico uremica (Seu), manifestazione più grave che interessa soprattutto i bambini. L’infezione all’uomo si trasmette attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati, o per contattato diretto con i ruminanti, specialmente i bovini. Tra gli alimenti contaminati più a rischio ci sono la carne cruda o poco cotta, il latte non pastorizzato e i suoi derivati. Anche i vegetali possono veicolare l’infezione. Le infezioni da Vtec possono trasmettersi anche per via oro-fecale da persona a persona”.

“Un altro patogeno particolarmente importante in questo contesto è il batterio Listeria monocytogenes, poiché in grado di generare quadri clinici severi e tassi di mortalità elevati, soprattutto in soggetti fragili quali anziani, donne in gravidanza, neonati e adulti immuno-compromessi. Qualche anno fa, nel 2020, la listeriosi è stata la quinta zoonosi maggiormente riferita nell’Unione europea e ha interessato principalmente persone ultra 64enni”, ricorda Minelli.

Listeria è un batterio ubiquitario, ampiamente diffuso nell’ambiente, può crescere e riprodursi anche ad alte temperature e per queste sue caratteristiche rappresenta un pericolo per i prodotti pronti al consumo ma anche per i prodotti surgelati. Per tali ragioni la listeriosi può derivare da molteplici alimenti, come prodotti a base di carne, latte non pastorizzato, formaggi poco stagionati, verdura preconfezionata.

“La listeriosi può assumere diverse forme cliniche, dalla gastroenterite acuta febbrile più tipica delle tossinfezioni alimentari, che si manifesta nel giro di poche ore dall’ingestione (è in genere autolimitante nei soggetti sani), a quella invasiva o sistemica, che nei casi più gravi può portare all’insorgenza di meningiti, encefaliti e gravi setticemie. Nelle forme sistemiche l’incubazione può protrarsi anche fino a 70 giorni. Per queste ragioni, la listeriosi può condurre a forme severe di malattia, associata a un elevato tasso di ospedalizzazione e decessi”, conclude l’immunologo.

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