Diabetologo Brandoni: “Malattia in aumento, sport la principale terapia”
Roma, 18 mag. (Adnkronos Salute) – “La popolazione con diabete è in costante aumento: sono oltre 450 milioni i diabetici nel mondo” e “in Italia ogni giorno registriamo 22mila nuovi casi di sindrome metabolica caratterizzata da iperglicemia, l’equivalente degli abitanti di una città di medie dimensioni. Non solo: nel nostro Paese la patologia segna un +5% rispetto al 2021. Un dato in parte fisiologico, ma anche dovuto al fatto che le persone durante la pandemia hanno assunto più calorie e praticato meno sport. Tuttavia, l’attività fisica per le malattie metaboliche è una terapia a tutti gli effetti, la principale. Per questo ‘farmaco’ il dosaggio consigliato è 30 minuti di esercizio al giorno, tutti i giorni della settimana, per ridurre il rischio delle complicanze nel diabete, purché sotto controllo dello specialista diabetologo e del medico di medicina dello sport”. Così Gabriele Brandoni, direttore Diabetologia dell’Ospedale di Macerata e consigliere federale della Federazione medico sportiva italiana (Fmsi).
In Italia, afferma Brandoni, i diabetici “sono l’8% della popolazione generale; di questi, il 10% sono pazienti con diabete di tipo 1, il 90% invece fa i conti con il diabete di tipo 2. Tutti i diabetici possono praticare uno sport, ma non tutti gli sport sono adatti a ciascun diabetico”, tiene a precisare l’esperto. Le persone con diabete di tipo 1 – la forma caratterizzata dall’assenza totale di secrezione insulinica che si può curare solo con l’insulina e che colpisce soprattutto i giovani – secondo Brandoni “possono praticare nuoto, calcio, ciclismo e danza, ma devono evitare alpinismo, motociclismo e automobilismo. Il motivo? Trattandosi di pazienti insulino-dipendenti, dobbiamo essere sicuri che non vadano incontro a episodi di ipoglicemia. Anche in soggetti con ottimo controllo del diabete è un rischio che non possiamo correre, quindi è meglio evitare questi sport. Le immersioni subacquee, invece, sono consentite, ma solo se i pazienti sono ben compensati e accompagnati da un istruttore”.
Anche le persone con diabete di tipo 2 – la forma più frequente, non a caso interessa il 90% dei pazienti con diabete, soprattutto dopo i 40 anni, in sovrappeso e obesi – per l’esperto possono svolgere qualsiasi attività sportiva, “purché ben compensati e valutati dal punto di vista cardiaco, oculare e nefropatico”.
L’esercizio fisico è indicato in “tutti i pazienti diabetici, qualsiasi età essi abbiano – aggiunge Brandoni – Dobbiamo però essere bravi a ‘prescrivere’ l’esercizio più idoneo per il paziente giovane, adulto o anziano. Nel diabetico di tipo 1 dobbiamo controllare la glicemia prima dell’attività fisica. Se tale attività è di lunga durata, dobbiamo controllare i valori della glicemia anche durante e dopo l’esercizio, perché va ridotto il carico di insulina. Se per esempio il diabetico pratica un’attività motoria di 30-40 minuti, dobbiamo ridurre l’insulina del 25% all’inizio e poi, successivamente, di un ulteriore 25%. Se invece l’esercizio fisico dura 60-90 minuti, allora dobbiamo diminuire del 50% il dosaggio insulinico”. In buona sostanza, “tutti i pazienti diabetici traggono giovamento dall’attività motoria. Noi specialisti consigliamo di farlo con moderazione e sempre sotto controllo del medico diabetologo e del medico di medicina dello sport”, raccomanda lo specialista.
Prima di intraprendere qualsiasi attività sportiva, il paziente diabetico deve fare gli “esami ematochimici completi – avverte Brandoni – oltre a sottoporsi all’elettrocardiogramma, alla visita oculistica, eseguire un doppler degli arti inferiori e dei vasi del collo”. Devono invece “assolutamente evitare di fare sport i pazienti che non sono ben compensati, se hanno una glicemia troppo alta o troppo bassa prima dell’inizio dell’attività motoria. Quindi, il controllo della glicemia prima durante e dopo l’esercizio fisico è fondamentale. Nel caso di glicemia troppo bassa il paziente-atleta deve mangiare qualcosa, soprattutto zuccheri semplici, e portare i valori della glicemia tra gli 80 e i 120 mg/dL, solo a quel punto può iniziare l’attività motoria. Se la durata dell’esercizio fisico supera i 30 minuti, la persona diabetica deve assumere anche dei carboidrati complessi o semplici a lento rilascio per evitare una riduzione della glicemia”.
Secondo l’esperto, l’esercizio fisico per le malattie metaboliche “è una terapia a tutti gli effetti. Ne gioverebbero anche quei giovani, soprattutto adolescenti e bambini, in sovrappeso e obesi che sono in costante e preoccupante aumento in Italia, dove il tasso dell’obesità infantile è al 40%”. Con “l’attività motoria ridurremmo il rischio delle complicanze nel diabete e miglioreremmo la qualità di vita di questi ragazzi”, conclude Brandoni.
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