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‘Disturbi alimentazione già a 8-9 anni’, le raccomandazioni dei neuropsichiatri

11 Marzo 2025

Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) – Mangiano di nascosto o nascondono il cibo; mostrano cambiamenti nelle abitudini alimentari, ad esempio tagliano il cibo in piccoli pezzi o spostano il cibo nel piatto; saltano i pasti; diventano maniacali nella preparazione del cibo ed evitano interi gruppi di alimenti; mostrano segni indiretti di condotte compensatorie, come chiudersi in bagno in particolare dopo i pasti; manifestano fluttuazioni del tono dell’umore e alterazioni del sonno, aumentano l’attività fisica. Sono solo alcuni dei segnali tipici di un disturbo della nutrizione e alimentazione, i cosiddetti Dna, che un genitore non dovrebbe mai sottovalutare.

“Un fenomeno sempre più in aumento in Italia e nel mondo, soprattutto negli ultimi anni: secondo i dati del ministero della Salute, si stima che oggi più di tre milioni di italiani soffrono di Dna, oltre il 5% della popolazione, e tra questi soffrono di anoressia o bulimia (Dati Osservatorio Aba e Istat) ben l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi e, a livello mondiale, decine di milioni di giovani e di adulti nel mondo si ammalano sempre di più, ogni anno. La pandemia ha peggiorato ulteriormente la situazione, con un incremento di casi stimato di almeno il 30-35% e un abbassamento dell’età di esordio soprattutto tra i giovanissimi, le ragazze in particolare tra gli 11-12 e i 15 anni, e in alcuni casi, anche prima verso gli 8-9 anni”. Lo ricorda la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia) che in occasione del Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla 2025, il 15 marzo, fa il punto.

“I disturbi della nutrizione e alimentazione – spiega Elisa Fazzi, presidente Sinpia, direttore della Uo Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza Asst Spedali Civili, professore Ordinario dell’Università di Brescia – rappresentano un gruppo eterogeneo e variegato di condizioni che includono quadri più tipici della prima infanzia, fino a quadri più chiaramente caratterizzanti l’adolescenza e giovane età adulta. Il tasso di co-occorrenza con altre condizioni psichiatriche appare alto e spesso risulta complesso distinguere una linea di confine tra le manifestazioni di differenti disturbi, soprattutto in riferimento ai quadri legati ad un neurosviluppo atipico. E’ fondamentale che le ragazze e i ragazzi possano essere seguiti da un’équipe multidisciplinare dedicata che includa diverse figure professionali con formazione specifica per l’età evolutiva. Ciò a cui auspichiamo è che l’intervento debba essere precoce, personalizzato e adeguato al livello di intensità necessario alla gravità della condizione e centrato sulla specificità unica dell’età evolutiva”.

Ma quali sono i disturbi della Nutrizione e Alimentazione? “Anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) ma anche disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, pica e disturbo da ruminazione, sono solo alcuni dei Dna, un gruppo di patologie del comportamento alimentare che trovano la loro descrizione e codifica nel Dsm 5, il manuale internazionale più riconosciuto per la classificazione dei disturbi mentali – precisano gli esperti Sinpia -Tra i disturbi della nutrizione e alimentazione è soprattutto l’anoressia nervosa (An), ad aver subito maggiori modifiche in termini di incidenza, prevalenza, abbassamento di età di esordio e complessità di presentazione clinica, sia medica che psichiatrica, a partire dall’ultimo decennio. Sempre di più l’Aa si presenta in concomitanza con altre condizioni psicopatologiche gravi e in associazione con problematiche inerenti la sfera della suicidalità”.

Come evidenziato nelle nuove raccomandazioni Sinpia sui Dna, l’anoressia nervosa, secondo dati statunitensi, “rappresenta circa il 60% delle forme di Dna in adolescenza”. Dati italiani riportano “che il 36.8% dei soggetti di età compresa tra 12 e 64 anni presenta una diagnosi di anoressia nervosa, il 21.9% di bulimia nervosa (Bn) e il 41.3% di un disturbo non specificato. La prevalenza dell’anoressia nervosa nelle giovani donne italiane è stimata tra lo 0,2% e lo 0,9%. Il disturbo – ricordano gli esperti – interessa prevalentemente il sesso femminile, l’incidenza è di 8 casi su 100.000 tra le donne; e tra i maschi, rispetto alle femmine, il tasso è di 1 su 9, con un’equa distribuzione tra femmine e maschi nei casi ad insorgenza prepubere”.

“L’anoressia nervosa – evidenziano Chiara Davico e Maria Pia Riccio, neuropsichiatre infantili a Torino e Napoli rispettivamente, curatrici delle nuove Raccomandazioni Sinpia sui Dna – tende ad avere nella maggior parte dei casi un esordio subdolo e ingravescente, anche se non sono infrequenti andamenti con rapida evoluzione. Il disturbo può avere inizio da una dieta che ha l’obiettivo del dimagrimento e della modificazione della forma corporea, in risposta ad un sentimento di insoddisfazione riguardo il proprio aspetto fisico e una bassa autostima; spesso emergono degli eventi traumatici che hanno preceduto la restrizione alimentare. Se non tempestivamente e adeguatamente trattata, l’anoressia nervosa può segnare in maniera indelebile il percorso evolutivo diventando una causa importante di disabilità e di interruzione del percorso di crescita, con conseguenze che possono essere significative anche a lungo termine, sia da un punto di vista psichico che fisico. Non da ultimo, è bene menzionare che si tratta del disturbo psichiatrico che è accompagnato dai più alti tassi di mortalità”.

“Nell’ambito dei Dna – conclude Elisa Colombi, direttore Sc di Neuropsichiatria Infantile Asl Cn2 ospedale di Verduno Alba e coordinatrice della Sezione Epidemiologia e Organizzazione dei servizi di Npia di Sinpia – l’incremento sempre maggiore di comorbidità psichiatriche e la conseguente complessità crescente dei casi a maggiore gravità, rende i servizi di neuropsichiatria infantile attori indispensabili per la formazione, cultura trasversale e competenza in ambito del neurosviluppo nella cura di tali patologie. Il modello di cura diffuso in Italia prevede la presa in carico delle patologie di interesse neuropsichiatrico attraverso strutture che operano a livello territoriale. Le Unità operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e Adolescenza (Uonpia) dovrebbero quindi essere le prime realtà sanitarie che intercettano, diagnosticano e trattano i pazienti e le famiglie con Dna seguendo il progetto di cura come case manager fino alla maggiore età”.

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