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Farmaci, nella Milano del ‘600 papavero da oppio sedativo, antidolore e antitosse

2 Maggio 2023

Milano, 2 mag. (Adnkronos Salute) – Sedativo, antidolore e antitosse. Con queste indicazioni il papavero da oppio veniva somministrato nella Milano del Seicento, quella della peste raccontata dal Manzoni e descritta nei suoi usi e costumi dalle ricerche condotte sui resti del Sepolcreto della Ca’ Granda. L’ultima verità svelata dall’area che si nasconde sotto il cortile dell’università Statale meneghina – dove per più di due secoli hanno trovato riposo, se non ‘reclamati’ da parenti, i malati che morivano nell’attuale Irccs Policlinico cittadino – riguarda le prescrizioni mediche dell’epoca ed è protagonista di uno studio di archeotossicologia pubblicato su ‘Scientific Reports’, rivista del gruppo Nature.

Il lavoro è stato coordinato da Gaia Giordano, dottoranda in Medicina traslazionale (supervisore Francesco Sardanelli) nel Laboratorio di analisi chimico-tossicologiche forensi del Dipartimento di Scienze biomediche della salute di UniMi, e da Mirko Mattia, curatore e conservatore della Cal (Collezione antropologica del Labanof-Laboratorio di antropologia e odontologia forense) e del Musa (Museo universitario delle scienze antropologiche, forensi e mediche per i diritti umani), sotto la guida di Cristina Cattaneo, direttrice del Labanof, del Musa e della Cal, e di Domenico Di Candia, tossicologo forense presso il Laboratorio di analisi chimico-tossicologiche forensi.

I reperti custoditi nel Sepolcreto della Ca’ Granda sono stati dunque esaminati con tecniche innovative di archeotossicologia, disciplina focalizzata sul rilevamento di evidenze chimico-analitiche nei resti ossei – spiegano dalla Statale – con l’obiettivo di far luce sulle pratiche terapeutiche di una determinata epoca. Il team ha analizzato in particolare 9 encefali ben conservati insieme ai rispettivi crani. I risultati degli esami tossicologici, eseguiti con cromatografia liquida accoppiata a spettrometria di massa triplo-quadrupolo, hanno rilevato molecole contenute nel papavero da oppio (Papaver somniferum), ovvero morfina, noscapina, papaverina e codeina, evidenziando la presenza dei principi attivi dell’oppio in 6 dei 9 soggetti sottoposti ad analisi.

“L’ospedale Maggiore di Milano del 1600, noto come la Ca’ Granda dei milanesi, è stato uno degli ospedali più importanti e innovativi di tutto il Rinascimento e dell’Età Moderna sul fronte sia italiano sia europeo – ricorda Giordano – Forniva infatti assistenza gratuita alla popolazione povera di Milano, aveva medici e chirurghi specializzati, strette norme igienico-sanitarie e un’ampia farmacopea ospedaliera: è proprio per questo che per noi è stato importante essere parte di un progetto di ricerca multidisciplinare per lo studio degli individui riportati alla luce grazie agli scavi”.

“I risultati ottenuti in questo lavoro – commentano Mattia e Lucie Biehler-Gomez, paleopatologa del Labanof e co-autrice della pubblicazione – costituiscono il primo rapporto sul rilevamento di oppio in reperti ossei archeologici. Questi dati hanno contribuito a fare maggiore chiarezza sulle terapie farmacologiche somministrate ai pazienti della Ca’ Granda e hanno arricchito la conoscenza della comunità scientifica riguardo alle pratiche mediche e farmacologiche della Milano del 1600”.

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