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Farmaci, Rasi: “In Italia soluzione modello per incentivare nuovi antibiotici”

10 Aprile 2025

Milano, 10 apr. (Adnkronos Salute) – In un contesto internazionale in cui cresce l’antimicrobico-resistenza, con l’emergenza superbatteri che minaccia di diventare il primo killer nel prossimo futuro, per incentivare lo sviluppo di nuovi antibiotici “serve una serie di azioni incentivanti che ovviamente andrebbe messa in atto a livello mondiale”. Ma “non essendoci una governance globale, anche considerata l’attuale situazione americana, ben venga che l’Italia intanto, con grande tempismo, abbia trovato una soluzione nazionale secondo me molto valida” e che potrebbe indicare la via anche ad altri Paesi. Lo ha sottolineato Guido Rasi, già Dg dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa, ex direttore esecutivo dell’europea Ema, consulente del ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto oggi a Roma all’evento ‘Salute e sanità, il doppio binario’ al Palazzo dell’Informazione Adnkronos.

Di fronte alla sfida dell’antimicrobico-resistenza, riflette Rasi, si verifica una situazione in cui “noi, nello stesso momento, diciamo” a Big Pharma “dammi un nuovo farmaco, però non lo userò tanto perché voglio preservarlo anche per mio figlio o mio nipote quando gli servirà tra 20 anni, anziché renderlo inutilizzabile per la resistenza”. Ma “se io limito l’uso” di un prodotto, “devo comunque garantire all’azienda un ritorno rispetto all’investimento fatto”. E’ dunque necessario un sistema di incentivi ‘push and pull’: push per supportare la ricerca di base su nuovi antibiotici, pull per renderne sostenibile la permanenza sul mercato. Ed ecco che in Italia, con l’inserimento degli antibiotici ‘reserve’ e ‘listed’ nel Fondo dei farmaci innovativi, si riuscirà fare in modo che “i 2 o 3 che arriveranno nei prossimi 5 anni troveranno sicuramente nel nostro Paese un mercato ragionevole, adeguato all’uso che si fa di questi prodotti e con una remunerazione incentivante”. E “se all’Italia si uniscono altri 5, 6, 7 mercati importanti, allora si raggiungerà il minimo remunerativo per un antibiotico a livello mondiale”, ma in ogni caso “non si potrà dire che l’Italia non sia attrattiva”.

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