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Farmindustria, ‘Manovra riconosca valore strategico settore farmaceutico’

11 Ottobre 2023

Anagni, 11 ott. (Adnkronos Salute) – “Dalla Manovra ci aspettiamo che il Governo continui a riconoscere il valore strategico del settore. Sono già state fatte alcune cose molto importanti, ad esempio: l’avvio di una riforma dell’Aifa che ora deve essere completata per avere tempi rapidi di approvazione e accesso ai farmaci; una giusta valorizzazione dell’innovazione frutto della R&S farmaceutica, con uno sviluppo ulteriore delle regole e una semplificazione per attrarre ricerca clinica nel nostro Paese: siamo quarti in Europa dopo Germania, Francia e Spagna. Ora bisogna iniziare un percorso per superare i problemi della governance farmaceutica. Oggi la spesa è divisa in silos e le risorse allocate a quella farmaceutica sono inadeguate rispetto al bisogno di salute dei cittadini, che nel corso degli ultimi 10-15 anni è cambiato”. Così all’Adnkronos Salute Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, a margine delle celebrazioni per il 50esimo anniversario dello stabilimento Sanofi di Anagni (Frosinone).

“Il tetto della spesa ospedaliera – sottolinea Cattani – è inadeguato e genera uno sfondamento rispetto al fabbisogno reale. Ci aspettiamo che il governo in maniera concreta inizi questo percorso di mantenimento delle risorse già presenti nella farmaceutica. Ci aspettiamo anche una riduzione del payback, per arrivare poi a eliminarlo completamente, e quindi un segnale forte di cambiamento rispetto al passato, di modernità per rendere questo paese più attrattivo per gli investimenti con nuovi strumenti competitivi, insieme a ciò che già si sta facendo di buono con il ministero delle Imprese e del Made in Italy e il ministero della Salute. In sostanza chiediamo che ci sia una visione strategica del nostro settore fondamentale in Italia e in Europa”.

E proprio sul fronte Ue “il governo si è già mosso positivamente – conclude Cattani – prendendo una posizione fortissima contro la revisione della legislazione farmaceutica che vorrebbe ridurre la proprietà intellettuale. Altrimenti il rischio è quello di rimanere indietro nella competizione internazionale, quando invece Stati Uniti, Cina e altri Paesi vanno veloci, rafforzano gli investimenti e soprattutto la proprietà intellettuale”.

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