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Fecondazione: causa Covid -19% procedure Pma nel 2020, 3mila nati in meno

18 Ottobre 2022

Roma, 18 ott. (Adnkronos Salute) – Dal 2019 al 2020, per effetto della pandemia, in Italia sono diminuite del 19% le procedure di procreazione medicalmente assistita (Pma) sia di I livello (inseminazione) sia di II e III livello (fecondazione in vitro); sia con gameti della coppia, sia con gameti donati. Le coppie trattate sono passate da 78.618 a 65.705, i cicli effettuati sono passati da 99.062 a 80.099 (-19,1%) e i bambini nati vivi sono passati da 14.162 a 11.305 (-20,2%), 2.857 in meno. E’ quanto emerge dalla relazione al Parlamento sulla Pma 2022 sull’attuazione della legge 40 del 2004, in materia di procreazione assistita, pubblicata dal ministero della Salute.

Per quanto riguarda l’applicazione delle tecniche con gameti donati si è osservata una riduzione delle coppie trattate (da 8.188 a 8.049), dei cicli (da 9.686 a 9.279) e dei nati (da 2.289 a 2.147). E ancora: dei 9.279 cicli con gameti donati, 492 sono cicli di I livello e 8.787 sono cicli di II-III livello. Degli 8.787 cicli di II-III livello, 1.536 cicli iniziati sono con donazione di seme (pari al 17,5%); 6.738 sono quelli con donazione di ovociti, freschi e congelati, (pari al 76,7%); 513 sono i cicli con donazione sia di seme che di ovociti (pari al 5,8%). I cicli che hanno utilizzato seme donato importato per un fattore di infertilità maschile sono stati 1.610, pari al 90,6% di tutti i cicli effettuati con donazione di seme, mentre i cicli eseguiti con donazione di ovociti per un fattore di infertilità femminile sono stati 6.224, pari al 98,3% del totale dei cicli con donazione di ovociti.

Quanto ai centri di Pma di II e III livello privati – riferisce il documento -sono in numero superiore rispetto all’insieme dei pubblici e dei privati convenzionati: 99 vs 69 (+17), ma nel complesso svolgono meno cicli di trattamento con tecniche di II-III livello che utilizzano gameti della coppia, anche se hanno mostrato una capacità di recupero di attività superiore ai centri pubblici, nel secondo semestre dell’anno della pandemia. In generale, il 67,6% dei cicli di trattamenti di II e III livello con gameti della coppia si effettua nell’ambito del Ssn (in centri pubblici + privati convenzionati). Il 74,8% dei cicli di II-III livello con gameti donati, viene effettuato in centri privati.

La relazione al Parlamento conferma inoltre la disparità di distribuzione dei centri pubblici e privati convenzionati sul territorio nazionale, più presenti nel Nord del Paese. L’indicatore del numero di cicli effettuati ogni milione di donne in età fertile è più alto nelle Regioni del Nord e del Centro, mentre in tutte quelle del Sud l’offerta di cicli è al di sotto della media nazionale.

Resta elevata l’età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia: 36,9 anni (valore più elevato rispetto alla media europea pari a 35 anni). Le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro con ovociti donati hanno in media un’età pari a 41,8 anni; le donne che si sottopongono alla stessa fecondazione in vitro, ma con seme donato, che hanno in media 34,7 anni. La principale indicazione per i cicli effettuati con ovociti donati si conferma essere l’età materna avanzata, indicando come questa tecnica sia utilizzata soprattutto per infertilità fisiologica e non per patologie specifiche.

In generale – si legge sul sito del ministero – l’efficacia dell’applicazione delle tecniche di II-III livello con gameti della coppia è migliorata, nonostante il costante incremento dell’età media delle donne trattate ed un aumento della scelta terapeutica nota come ‘freeze-all’ che interrompe il ciclo a fresco per il congelamento di tutti gli ovociti prelevati e/o embrioni prodotti. Le percentuali di gravidanza conseguenti a tecniche con crioconservazione, aumentano sia se calcolate per scongelamento che per trasferimento. Di conseguenza diminuiscono sia i parti gemellari che i trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri. Diminuisce leggermente la percentuale di esiti negativi sulle gravidanze monitorate per la fecondazione in vitro sia da tecniche a fresco sia da tecniche con scongelamento.

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