Roma, 13 apr. (Adnkronos Salute) – La sanità pubblica nel Regno Unito vive giorni di caos, nei reparti ospedalieri e nei pronto soccorso, per lo sciopero di 4 giorni (da martedì scorso a domani) dei giovani medici (‘junior doctors’) del servizio sanitario pubblico (Nhs). A guidare le proteste, anche molto colorate e sonore, degli specializzandi o tirocinanti fuori dalle strutture sanitarie è la British Medical Association (Bma), il sindacato dei medici del Regno Unito, che denuncia un calo del 25% dello stipendio dal 2010. I 4 giorni di sciopero seguono altri mesi di agitazioni della sanità pubblica che hanno coinvolto anche gli infermieri a inizio anno.
Sono oltre 61mila i medici in formazione o tirocinanti che per 96 ore hanno incrociato le braccia per chiedere un aumento dello stipendio, la protesta è contro le 14 sterline l’ora pagate ai dottori ritenute assolutamente insufficienti. La battaglia si combatte anche sui social, la Bma ha lanciato l’hastag #PayRestoration su Twitter. “Il governo ha costantemente rifiutato le offerte di incontro e ha posto ulteriori ostacoli per impedire colloqui significativi”, ricorda il sindacato in un tweet.
“Lo sciopero di quattro giorni dei giovani medici nel Regno è giusto. Ma la sanità inglese sta messa male, peggio della nostra”. Così all’Adnkronos Salute il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli. E da noi invece? “In Italia mancano i medici specialisti e per i prossimi 3-4 anni avremo ancora delle difficoltà, ma soprattutto dobbiamo far tornare attrattivo il lavoro nella sanità pubblica – risponde Anelli -. Mentre oggi abbiamo una burocrazia oppressiva e una mentalità aziendalista che vede spesso solo il pareggio di bilancio”.
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