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Influenza: primi casi a Bologna, esperti ‘mai tanto presto, guardia alta’

12 Settembre 2022

Milano, 12 set. (Adnkronos Salute) – “I primi casi sporadici di influenza in Italia, segnalati nei giorni scorsi al Policlinico Sant’Orsola di Bologna in netto anticipo rispetto alle aspettative, confermano il timore che il virus influenzale quest’anno stia per rialzare la cresta, dopo 2 anni in cui praticamente non è esistito solo ed esclusivamente perché tutte le precauzioni anti-Covid ne hanno limitato la circolazione”. Gli esperti dell’Osservatorio influenza, in vista del prossimo autunno-inverno, tornano a raccomandare di tenere la guardia alta non solo contro Covid, ma anche contro i virus influenzali che nella stagione alle porte si annunciano più ‘cattivi’. “Di fatto – sottolineano – non era mai successo che l’influenza arrivasse nel nostro Paese così presto, quando l’estate è ancora in corso. Si tratta del virus di tipo A, ceppo H3N2, meglio noto come influenza australiana, i cui sintomi non sono molti diversi dalle influenze che si sono manifestate in passato, con un coinvolgimento delle vie respiratorie, anche quelle basse”.

“Per ora si tratta comunque solo di casi isolati – afferma Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico di Osservatorio influenza, professore associato di Igiene generale e applicata, Sezione di virologia, Dipartimento di Scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi del capoluogo lombardo – L’autunno nella parte iniziale solitamente fa prevalere le forme simil influenzali, mentre la vera ondata influenzale si scatenerà quando il freddo si farà più vigoroso e prolungato, quindi più avanti, tra fine novembre e inizio dicembre. Questi primi casi devono essere però un campanello dall’allarme, soprattutto per i soggetti a rischio, ai quali si raccomanda di vaccinarsi a partire da ottobre con il vaccino antinfluenzale aggiornato”, ammonisce lo specialista.

L’Osservatorio influenza aveva già lanciato l’allarme nei mesi scorsi, in base al trend rilevato in Australia dove “i virus influenzali hanno colpito una percentuale della popolazione più elevata del solito e in maniera spesso seria”. I dati raccolti nell’emisfero Sud fanno dunque pensare che anche nel nostro emisfero l’influenza sarà quest’anno “molto intensa”, con i virus che torneranno presumibilmente a circolare “come nel periodo pre-pandemia”, complici i consueti “fattori facilitanti e scatenanti: la riapertura delle scuole e la ripresa massiccia delle attività lavorative, il fatto di stare più al chiuso, gli sbalzi termici. Tutte condizioni che facilitano un aumento della diffusione dei virus e del rischio di contagio – rimarcano gli esperti – e che quest’anno si vanno a sommare al fatto che veniamo da un lungo periodo di isolamento che ha abbassato in qualche modo le nostre difese immunitarie, e solo da poco abbiamo ripreso ad avvicinare le altre persone senza utilizzare tante precauzioni”.

L’influenza è una malattia infettiva acuta, contagiosa, che generalmente ha un decorso di 5-7 giorni e tende a guarire spontaneamente. Ma l’Osservatorio ci tiene a precisare che “rappresenta anche una malattia gravata da complicazioni che determinano in Italia circa 8mila decessi l’anno. E ancora una volta sono soprattutto le persone a rischio, quindi gli anziani, i bambini e i soggetti con patologie croniche, a rischiare maggiormente”. Pregliasco ribadisce che “il modo migliore per prevenire l’influenza è aderire al più presto alla campagna di vaccinazione, secondo i criteri adottati dalle regioni e dal ministero. Come per il Covid”, inoltre, “è bene evitare gli assembramenti, indossare le mascherine nei luoghi affollati, stare distanti da persone con influenza, igienizzarsi spesso le mani”.

La vaccinazione gratuita anti-influenza è rivolta in particolare alle donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano in stato di gravidanza, ai pazienti dai 6 mesi ai 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze, alle persone di età pari o superiore a 65 anni, agli addetti ai servizi pubblici di primario interesse collettivo. Viene anche raccomandata ai donatori di sangue, ai bambini sani nella fascia d’età 6 mesi-6 anni e, vista la contemporanea presenza del Covid, anche ai soggetti di età compresa tre i 60 e 64 anni. “Vaccinarsi all’inizio dell’autunno aiuta a evitare, soprattutto nelle persone fragili, complicazioni anche gravi dovute all’influenza o a una sovrapposizione con il Covid che potrebbe rialzare la testa con nuove varianti”, puntualizza Pregliasco.

“Quest’inverno sarà probabilmente la nostra ultima battaglia con la pandemia – analizza il virologo – Ci troviamo in una fase di transizione, il virus si sta cioè progressivamente endemizzando. La malattia rimarrà, ma, a meno che non arrivi una variante particolarmente aggressiva, non dobbiamo più immaginare il Covid come una presenza costante e continua: ci dobbiamo aspettare ondate, si spera, via via sempre più brevi e di minore intensità. Questo però non significa affatto che si debba rinunciare alla cautela. Il virus continua a cambiare, schivando la capacità di risposta della memoria immunitaria acquisita dai soggetti vaccinati o che hanno contratto il Covid. Ecco perché è importante continuare a vaccinare in particolare i soggetti fragili, anche in combinazione con la vaccinazione antinfluenzale, oltre ad avere comportamenti responsabili. Solo così si farà la differenza perché il Covid non si è raffreddorizzato, come si vuol far pensare, ma circola ancora molto e purtroppo uccide ancora”.

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