Istat, negli ultimi 20 anni calo fecondità con riduzione costante del numero di figli

Roma, 21 mag. (Adnkronos Salute) – Uno dei tratti distintivi della seconda transizione demografica è “la fecondità bassa e tardiva. L’analisi per generazione permette di cogliere i cambiamenti nei comportamenti riproduttivi, al di là delle fluttuazioni di breve periodo: dal baby boom degli anni Cinquanta e Sessanta, al crollo successivo fino alla metà degli anni Novanta, seguito da una modesta ripresa tra il 1996 e il 2008, sostenuta in gran parte dalle nascite da genitori stranieri. Dagli anni seguenti, tuttavia, si registra un nuovo calo della fecondità, tuttora in corso. Osservando le generazioni di donne che hanno concluso la loro storia riproduttiva, si nota una riduzione costante del numero medio di figli. Nel Nord, le donne nate nel 1933 avevano già in media meno di 2 figli, una soglia raggiunta nel Centro con la generazione del 1939 e nel Mezzogiorno solo con quella del 1961. Per le donne oggi quarantenni, si stima una discendenza finale ancora più bassa: in media 1,44 figli per donna”. Lo evidenzia l’Istat nel Rapporto annuale 2025-La situazione del Paese, pubblicato oggi.
“Nel passaggio dalla generazione delle madri (1958) alle attuali quarantenni (figlie nate nel 1983) – si legge – raddoppia la quota di donne senza figli (dal 13% al valore stimato del 26%), con un picco di circa 3 donne su 10 nel Mezzogiorno. Parallelamente, si riscontra un’accentuata posticipazione dell’età alla nascita del primo figlio, che aumenta il rischio di avere un numero di figli inferiore alle attese o di non averne affatto. L’età media alla nascita del primo figlio è salita da 25,9 anni per le nate del 1960 a 29,1 anni per quelle del 1970, con un rinvio ancora maggiore nelle generazioni più recenti”.
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