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La fabbrica del sorriso, al Gemelli focus su nuove tecniche implantologiche

19 Febbraio 2025

Roma, 19 feb. (Adnkronos Salute) – Restituire il sorriso, ma anche la possibilità di mangiare e di parlare bene, in poche ore, grazie a speciali tecniche che utilizzano innovative griglie di ancoraggio in titanio e speciali impianti. In questo modo, chirurghi maxillo-facciali e odontoiatri riescono a riabilitare il sorriso anche nei casi ritenuti un tempo impossibili da trattare per carenza di supporto osseo (pazienti con gravi traumi facciali, tumori, infezioni o gravi atrofie senili). E al Gemelli, sabato 22 febbraio un convegno fa dialogare tra loro le aziende produttrici delle nuove tecnologie e dei nuovi impianti con i professionisti di settore, per creare sinergie sul campo e co-progettare le soluzioni del futuro.

Con il passare degli anni, in tutti noi si verifica un importante ‘riassorbimento’ delle ossa della mandibola e del mascellare superiore, quelle che albergano gli alveoli dei denti. Ma, anche tra i giovani, possono realizzarsi gravi atrofie del mascellare superiore (o della mandibola) in seguito a gravi infezioni, traumi o tumori. E qualunque ne sia la causa, non solo si arriva alla perdita dei denti, ma può diventare molto difficile posizionare impianti e protesi per mancanza di solidi punti di ancoraggio osseo.

“Finora- spiega Giulio Gasparini, professore associato di Chirurgia maxillo-facciale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Responsabile della Uos di Chirurgia periprotesica (afferente alla Uoc di Chirurgia maxillo-Facciale, diretta dal professor Alessandro Moro)- il problema della mancanza di sostegno osseo per gli impianti, si risolveva solo facendo dei complessi e delicati innesti ossei, prelevati dallo stesso paziente. Si tratta tuttavia di interventi abbastanza importanti e con un esito non sempre sicuro, che quindi possono non garantire il ripristino di un buon punto di ancoraggio osseo. Gli impianti infatti devono essere alloggiati in una struttura ossea tridimensionale solida, perché sono come una vite che noi andiamo ad avvitare all’interno di un punto di ancoraggio resistente”.

“Per i casi difficili- prosegue Gasparini- oggi abbiamo a disposizione tecniche implantologiche alternative, che consentono di evitare gli innesti ossei. Una consiste nell’ancorarli sui pilastri di resistenza del mascellare superiore (bozza canina, il pomello zigomatico, apofisi pterigodee, pareti laterali del naso), utilizzando impianti molto più lunghi (2-3 cm) di quelli tradizionali e dalla forma particolare (angolati), per poter raggiungere i punti di ancoraggio sui ‘pilastri’ di resistenza. L’intervento è del tutto indolore perché viene fatto con speciali tecniche di anestesia e la persona trattata esce dall’ambulatorio con il ‘sorriso’, cioè con una protesi provvisoria (che può durare anche molti mesi prima del confezionamento di quella definitiva)”.

“Nei casi in cui sia presente un’atrofia così grave da non rendere disponibili neppure i pilastri di resistenza, da 6-7 anni a questa parte- prosegue il professor Gasparini- andiamo ad ancorare gli impianti su speciali placche in titanio, modellate ‘su misura’ sull’anatomia del paziente e che vengono posizionare subito sopra l’osso”. Queste placche vengono progettate in maniera 3D con la tecnologia CAD/CAM (computer aided design/computer aided manufacturing) che permette di modellarle virtualmente su una ricostruzione tridimensionale del massiccio facciale (Tac 3D) e su modelli stereolitografici (in pratica un modello del cranio del paziente, ricostruito in dimensioni reali in 3D, in materiale plastico). Le riabilitazioni complete del mascellare con queste tecniche costano 12-16 mila euro.

A livello sperimentale, in alcune condizioni per realizzare l’impianto può essere utilizzata la navigazione guidata, una tecnica sperimentale che sta trovando sempre più piede. “Dopo una fase di ‘progettazione’ a tavolino, che precede l’intervento- spiega Gasparini- durante l’intervento noi riusciamo a vedere in real-time la posizione dello strumento, che viene sovrapposta alle immagini della Tac 3D del paziente; questo ci permette di posizionare l’impianto in zone particolari, in maniera molto precisa, mantenendo la giusta inclinazione per ottenere il miglior risultato possibile”.

Parlare, sorridere, masticare. Queste in breve le funzioni che ci consentono di svolgere i nostri denti, fondamentali dunque non solo nella masticazione, ma anche nella socializzazione e degli scambi verbali (fonazione). “È vero ammette – Massimo Cordaro, professore ordinario di Malattie Odontostomatologie e direttore del Dipartimento Testa Collo, Organi di Senso dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore della Uoc Clinica Odontoiatrica di Fondazione Policlinico Gemelli Irccs- queste cure possono essere impegnative. Ma non si deve mai sacrificare all’estetica, il ripristino degli aspetti funzionali. Se ci viene asportato un molare, non ha senso rinunciare a sostituirlo ‘perché tanto non si vede’; questo comporterà comunque degli squilibri (ad esempio una cattiva masticazione che può avere ricadute anche sulla digestione)”.

E andare fare il “restauro a distanza di anni diventa molto più complicato, e richiederà terapie complesse, dai tempi lunghi – fa notare Cordsaro -. Se vogliamo invecchiare in salute, dobbiamo fare sempre una buona prevenzione dell’invecchiamento dell’apparato masticatorio. Nei casi più complessi, la ‘riabilitazione del sorriso’ viene fatta a quattro mani dall’odontoiatra e dal chirurgo maxillo-facciale. I tempi possono essere lunghi perché ci sono dei fenomeni di guarigione, di ‘maturazione’ dei tessuti che sono decisi dalla natura e che vanno rispettati”.

Quello di sabato sarà un convegno interattivo – riporta una nota – organizzato per far interagire tra loro le aziende produttrici dei nuovi materiali (impianti angolati, griglie e nuove tecnologie, come BTK, Bicom, JDental Care, Mactron) con i professionisti che le utilizzeranno, per arrivare ad un costruttivo scambio di idee, dal quale potrebbero scaturire le soluzioni del futuro. Le sessioni introduttive saranno dedicate all’illustrazione delle varie metodiche per la riabilitazione protesica delle gravi atrofie mascellari, che escludono l’utilizzo di innesti ossei; i principali esperti italiani, che prenderanno parte al convengo, analizzeranno vantaggi e svantaggi di ognuna. Obiettivo: acquisire una conoscenza approfondita di tutte le metodiche oggi a disposizione, così da individuare la tecnica ricostruttiva più appropriata per il singolo paziente. Il convegno ha ricevuto il patrocino della Società italiana di chirurgia maxillo-facciale.

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