L’esperto digitale, ‘Ai e dati per usare bene fascicolo elettronico’
Roma, 3 ago. (Adnkronos Salute) – Il via libera delle Regioni al fascicolo sanitario elettronico “è stato sostanzialmente un atto dovuto”. Per far funzionare questo importante strumento di digitalizzazione della sanità italiana però “ora servono algoritmi di intelligenza artificiale, in grado di tradurre in un linguaggio unico le informazioni che già ci sono e quelle che saranno inserite in questo ‘contenitore digitale'”. E soprattutto serve che “si immettano tutti i dati e che questi siano anche di qualità”. Così all’Adnkronos Salute Sergio Pillon, esperto di sanità digitale e vicepresidente dall’Associazione italiana sanità digitale e telemedicina (Aisdet), dopo l’approvazione dello schema di decreto sul fascicolo sanitario elettronico dei ministeri di Salute ed Economia da parte delle Regioni.
Pillon ricorda che il Pnrr “si muove su due temi per la sanità, la riorganizzazione dell’assistenza territoriale e il fascicolo come strumento. Gli ospedali, infatti, hanno la cartella clinica che contiene tutti i dati del paziente. Sul territorio, in generale, era il paziente a dover riempire la sua ‘busta’ di analisi e dati da portare al medico, con tutti i limiti e le difficoltà”. Il fascicolo elettronico, così come dovrebbe configurarsi nel prossimo futuro, permette invece di fare ricerche, valutazioni, confronti, mentre al momento dove è già utilizzato “è un mero contenitore”. Per metterlo in pratica in modo ottimale “vanno utilizzati strumenti di intelligenza artificiale perché i vari dati possano dialogare tra di loro”.
In primis, comunque, “i dati dovranno essere inseriti. Diventa un obbligo mettere le informazioni delle visite ambulatoriali, degli esami di laboratorio, della diagnostica per immagini”. Secondo l’esperto, “questi dati devono poi essere normalizzati, devono essere resi standard”. Terzo “deve essere possibile per il medico fare delle analisi intelligenti di questi dati”. In tutto questo “l’intelligenza artificiale aiuterà il medico a valutare, confrontare e cercare tra centinaia di dati, cosa che il camice bianco non potrebbe fare, a mano, per ogni paziente, per estrarre le informazioni importanti. È come avere un esercito di giovani assistenti che scorrono tutte le analisi del paziente e tirano fuori le cose importanti. La diagnosi resta al medico ma l’aiuto è rilevante”. Ora quindi “la vera scommessa è creare degli strumenti che permettano di trasformare i dati in qualcosa di vivo, con algoritmi intelligenti. Il fascicolo di per se – conclude – è solo un cassetto del comodino dove si tengono le analisi, inserire le informazioni e ottimizzarne l’uso è la meta”.
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