Life Sciences strategy italiana, Sanofi capofila con istituzioni, esperti e imprese
Roma, 13 nov. (Adnkronos Salute) – Definire la priorità di una Life Sciences strategy tricolore, per cui non mancano esempi di altri Paesi in Europa e nel mondo, e gettare le basi per una sua concreta realizzazione. Fare leva su un ruolo chiave che la farmaceutica del nostro Paese ha già dimostrato di avere in Europa concretamente e guardare al futuro con un potenziale di ulteriore crescita e sviluppo. Nasce con questo obiettivo l’incontro, promosso da Sanofi Italia oggi a Roma, presso il Centro Studi Americani, dal titolo ‘Il valore del settore farmaceutico nel sistema Paese. Una Life Sciences strategy italiana’. Istituzioni nazionali e regionali, esperti e imprese a confronto per costruire insieme la nuova “strategia di sviluppo delle Scienze della vita”, comparto strategico per l’economia, l’occupazione, lo sviluppo di innovazione e la crescita per il nostro Paese.
L’Italia – ricorda una nota – rappresenta un unicum in Europa, da un lato con una produzione che nel 2023 ha superato per la prima volta i 50 miliardi di euro, dall’altro con 3,6 miliardi di investimenti in innovazione, di cui ben 2 destinati alla Ricerca e Sviluppo, e un numero di richieste brevettuali in crescita, che registra un ritmo superiore alla media europea – come sottolineato dal ministro Urso nell’ambito dell’ultima Assemblea di Farmindustria – stimolando un circolo virtuoso di crescita che va al di là del solo settore farmaceutico. Perché, proprio grazie alle attività di ricerca, produzione e sviluppo del’innovazione, l’eccellenza farmaceutica può fungere da catalizzatore in termini di attrazione di investimenti, così come da stimolo per la competitività italiana in Europa, ed europea nel mondo.
Secondo l’ultima analisi del Technology Forum Life Sciences, promosso da The European House Ambrosetti, nel TEHA Life Sciences Innosystem Index, l’indice proprietario che misura le performance degli ecosistemi dell’innovazione nelle Scienze della vita di 23 Paesi dell’Unione europea, con un punteggio di 3,59 l’Italia si colloca nella fascia dei Paesi a medio-alta innovazione, posizionandosi al nono posto della classifica generale, ma restando distante dai top performer. Le prime 3 posizioni sono infatti occupate da Danimarca (6,02), Germania (5,73) e Belgio (5,63). Tra i principali freni all’innovazione nel settore Life Sciences italiano vi è la carenza di capitale umano qualificato e un basso numero di laureati Stem con competenze in materie scientifiche, ingegneristiche e tecnologiche.
Anche sul fronte del peso dell’Italia sul Pil a livello mondiale si registra una diminuzione negli ultimi 30 anni, passando dal 5,1% del 1992 al 2,2% del 2023. “Anche in Europa si è avuto un crollo dal 28,7% al 17,5%. Gli investimenti diretti esteri sono al di sotto di altri nostri competitor europei, in Italia gli Ide in ingresso sono solo il 44% degli Ide della Germania e il 55% della Spagna – spiega Daniela Bianco, partner e responsabile Practice Healthcare, The European House-Ambrosetti – Ciò nonostante, le aziende farmaceutiche a capitale estero analizzate nel nostro Libro bianco sull’attrattività degli investimenti esteri hanno generato nel 2022 un valore pari a quasi 20 miliardi di euro, oltre l’1% del Pil. Il farmaceutico, infatti, rappresenta un settore di priorità strategica non solo perché presenta elevati moltiplicatori dell’attività economica e alta intensità di R&S, ma anche perché produce beni e servizi che hanno ricadute positive sulla qualità di vita dei cittadini”. A dare slancio all’Italia e migliorarne il posizionamento nell’ecosistema dell’innovazione è la produttività scientifica – emerge dal dibattito – dove il nostro Paese si distingue con quasi 80mila pubblicazioni nel settore delle Scienze della vita, rappresentando così il secondo numero più alto in Europa.
Come emerge dai dati elaborati dal WifOR Institute, l’impatto di Sanofi a livello europeo supera i 29 miliardi di euro per contributo al Pil dell’Europa (attraverso effetti diretti, indiretti e indotti) e posiziona l’azienda come uno dei principali contributori all’economia europea, con un’intensità di R&S pari a quasi 4 volte l’obiettivo di investimento in R&S dell’Ue. “Se si considera invece il contributo di Sanofi rispetto al Pil italiano, questo è ammontato a quasi 1,4 miliardi di euro nel 2023, attraverso effetti diretti, indiretti e indotti, e i suoi investimenti in Ricerca e Sviluppo in Italia rappresentano il 3% del suo contributo diretto al Pil – sottolinea Malina Müller, Head of Health Economics, WifOR Institute – Per ogni posto di lavoro dipendente di Sanofi si stimano più di 5 posti di lavoro aggiuntivi creati come valore per il Paese. In senso più ampio Sanofi Italia contribuisce concretamente al raggiungimento degli SDGs delle Nazioni Unite in termini di crescita piena e produttiva, inclusiva e sostenibile e di lotta alla povertà, oltre che alla creazione di infrastrutture, innovazione, industrializzazione sostenibile e riduzione delle emissioni”.
“Sanofi rappresenta la più grande realtà industriale delle scienze della vita in Europa. In Italia vantiamo una presenza consolidata con 3 stabilimenti, tutti con un ruolo strategico per il Gruppo a livello mondiale. Siamo orgogliosi del valore condiviso che generiamo per pazienti, cittadini, imprese e Stato – conclude Marcello Cattani, presidente e Ad di Sanofi Italia e Malta – La nostra pipeline oggi include un numero senza precedenti di terapie potenzialmente trasformative in fase avanzata. Ampia è l’attività di ricerca clinica che svolgiamo in Italia con centri di eccellenza a livello globale. Mai come ora, è per noi cruciale che l’Italia investa finalmente in una Life Sciences strategy ambiziosa che faccia leva sul nostro settore per valorizzare la ricerca, batta le ultime preclusioni ideologiche a partnership pubblico-privato, sviluppo industriale e accesso, per aumentare la competitività e spinta all’innovazione del nostro Paese e del nostro Continente, riguadagnando terreno in ambito globale”.
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