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L’indagine, diagnosi precoce Alzheimer fondamentale per 8 neurologi sui 10

23 Settembre 2025

Roma, 23 set. (Adnkronos Salute) – Diagnosticare precocemente la malattia di Alzheimer, nelle fasi di declino cognitivo lieve (Mci) o demenza lieve, è fondamentale per offrire opzioni di cura significativamente migliori ai pazienti secondo l’83% dei neurologi italiani, eppure oggi meno del 20% delle persone riceve una diagnosi accurata e tempestiva. Questo divario tra aspettative degli specialisti e la realtà della pratica clinica sembra essere legato a diversi fattori, tra cui lo stigma associato alla malattia di Alzheimer: per il 97% degli specialisti, i pazienti o le loro famiglie spesso cercano di nascondere o minimizzare i sintomi della demenza durante le visite iniziali. Sono i dati che emergono dall’indagine commissionata da Lilly che ha coinvolto 400 neurologi di Francia, Italia, Spagna e Germania, di cui 100 italiani, che mira a esplorare le opinioni degli specialisti sugli scenari di innovazione nel trattamento della malattia di Alzheimer e su ciò che è necessario per adottarli nella pratica clinica.

Attualmente – ricorda una nota – in Italia circa 600mila persone hanno la malattia di Alzheimer e, complessivamente, sono stimate in oltre 1 milione quelle con demenza; inoltre si stima che circa 3 milioni di italiani siano direttamente coinvolti nell’assistenza dei loro cari che ne soffrono. Nonostante la rilevanza di questi numeri, destinati a crescere anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, resta ancora molto da fare per migliorare l’assistenza ai pazienti. “Riconoscere la malattia di Alzheimer nelle sue fasi iniziali è decisivo – afferma Andrea Arighi, direttore Ssd Malattie neurodegenerative, Fondazione Irccs Ca’ Granda ospedale Maggiore Policlinico di Milano – significa poter offrire trattamenti più adeguati e, allo stesso tempo, costruire insieme al paziente e alla sua famiglia un percorso di cura più chiaro e sereno. Perché questo sia possibile è necessario superare lo stigma che ancora porta molte persone a minimizzare o nascondere i primi sintomi. Dare un nome alla malattia è il primo passo per non restare soli ad affrontarla”.

L’innovazione farmaceutica nella cura e trattamento della malattia di Alzheimer, secondo il 73% dei neurologi intervistati, avrà un impatto positivo sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, e per l’85% l’integrazione di innovazioni diagnostiche nella pratica clinica consentirà la diagnosi precoce della malattia, con il 41% che evidenzia l’importanza della disponibilità di biomarcatori plasmatici. Emerge però dal 75% degli specialisti la necessità di miglioramento dell’individuazione della malattia nell’assistenza primaria, con la richiesta di un approccio più proattivo da parte degli operatori sanitari nell’individuare i primi sintomi della malattia, tra cui i problemi legati alla memoria.

“Integrare le nuove tecnologie diagnostiche nella pratica, compresi i biomarcatori nel sangue, aiuta ad anticipare la diagnosi di Alzheimer e a rendere più ordinati ed efficaci i percorsi di cura – sottolinea Federico Massa, neurologo, Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova – La priorità è usarle e interpretarle con competenza: l’assistenza primaria come sentinella sul territorio, che intercetta i primi segnali e indirizza ai centri specialistici per un inquadramento clinico accurato, resta fondamentale. Dobbiamo anche parlarne con chiarezza”, con “educazione e formazione per superare lo stigma della malattia, e più cultura e responsabilità tra gli operatori. I risultati dell’indagine tra neurologi europei vanno in questa direzione: accesso equo e tempestivo a diagnosi e terapie sono la via per dare risposte giuste, al momento giusto”. Concorda Patrizia Spadin, presidente dell’Associazione italiana malattia di Alzheimer: “Equità di accesso e sicurezza sono i due punti cruciali sui quali, con i neurologi, lavoriamo da molto. Il diritto alla diagnosi, oggi, per i pazienti, presuppone tempestività di individuazione dei sintomi e quindi miglioramento in competenza e innovazione dei medici di medicina generale e dei centri esperti. Una presa in carico adeguata e precoce e un accesso equo ai trattamenti, per i pazienti di oggi e per quelli di domani, significherà un peso e un costo inferiore della malattia sia a livello sociale che sulla vita delle persone”.

Per accelerare l’innovazione nell’ambito dell’Alzheimer in Europa, dagli esperti emerge la necessità di colmare il divario tra normative e pratica clinica: la metà dei neurologi italiani intervistati afferma che l’attuale processo di approvazione crea disparità rispetto ai Paesi che hanno un accesso più rapido ai nuovi trattamenti, e sebbene riconoscano il valore di un contesto normativo prudente per garantire il benessere dei pazienti, molti considerano un accesso meno limitato ai nuovi trattamenti come un’opportunità chiave per migliorare l’assistenza.

“Questa indagine evidenzia l’urgente necessità di superare lo stigma e accelerare verso una diagnosi precoce, per trasformare l’assistenza nella malattia di Alzheimer – conclude Elias Khalil, presidente e amministratore delegato Lilly Italy Hub – In occasione del mese dedicato all’awareness sull’Alzheimer, dobbiamo riconoscere di trovarci a un punto di svolta. E’ il momento di trasformare l’assistenza per questa malattia progressiva, che colpisce milioni di europei e le loro famiglie. In Lilly siamo pionieri nella ricerca sull’Alzheimer da oltre 35 anni e continuiamo a ripensare ciò che è possibile, affinché chi ne è colpito possa immaginare nuove prospettive”.

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